REALE INSTABILE

di Eliseo Barbàra

Le signorili sale di Villa Ippoliti di Gazoldo, sede del MAM – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, ospitano fino al 10 giugno “Reale Instabile” ovvero la III edizione della Biennale d’Arte Fotografica. La curatrice, nonché artista presente nella mostra, Antonella Gandini insieme al comitato scientifico composto da Angela Madesani, Renzo Margonari e Roberto Peccolo, ha scelto un tema spinoso e spigoloso per quanto riguarda le vicende fotografiche dal suo nascere fino all’attuale digitale: la relazione realtà-rappresentazione. Nel catalogo la stessa Gandini scrive che con questa mostra si è voluto porre particolare attenzione alla creazione estetica che attualizza il rapporto realtà-rappresentazione ricercando un equilibrio perennemente sottoposto ai mutamenti e alle incerte condizioni della visione. Poco oltre la curatrice spiega il motivo per cui il reale risulta “instabile” nel complesso delle opere presenti, il concetto di realtà come rappresentazione è sottoposto ad interpretazioni diverse a seconda delle modalità d’approccio, dei tempi e modi della sua fruizione. La fotografia, in questo caso l’arte fotografica, ha un’infinita lista di nomi che esprimono questo tipo di spiazzante instabilità e codificazione del proprio operare. Il comitato organizzativo ha scelto sedici artisti che, oltre a differenze generazionali, adottano la propria arte in modalità e filosofie diverse, si va dal concettuale al realismo più introspettivo, dalla 3D computer animation all’arte analitica, e ancora dal Nouveaux Réalisme fino ad alcune sfaccettature di astrattismo. E così ecco offerti al pubblico, in rigoroso ordine alfabetico, Vincenzo Agnetti, Renzo Bertasi, Eelco Brand, Paul Caponigro, Vincenzo Cecchini, Antonella Gandini, Mario Giacomelli, Elga Heinzen, Sergio Lovati, Giorgia Madiai, Davide Mosconi, Yehuda Neiman, Arrigo Orsi, Lucio Pozzi, Guido Sartorelli, Maria Teresa Sartori. Sicuramente e logicamente una mostra parziale e non esaustiva che però non lascia per niente insoddisfatto il visitatore. Diverse modalità dell’impiego del mezzo fotografico, dell’ontologico concetto della fotografia e del vedere il reale che in certi casi sorprendono. Le particolari immagini di un Caponigro o di un Giacomelli, ad esempio, lasciano sempre segni di magia e sospensione. Il concettualismo di Agnetti, Cecchini e l’analiticità di Sartorelli pongono quesiti sul linguaggio fotografico e sui meccanismi visivi. Le straordinarie immagini di Pozzi indagano invece sulla pittura e nascono opere che non sono né fotografia né pittura, sono altro. Lo sguardo sui particolari della natura di Bertasi e Gandini permette di entrare in delicate visioni soggettive che vanno oltre la fisicità. Le sperimentazioni tecniche, oltre all’interessante modalità espositiva, di Lovati non sono traccia ma, d’accordo con la Madesani, evocazione di stati d’animo, di sensazioni.


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