MONTICHIARI
AL PEGGIO NON C’E’ MAI FINE


Da aprile l’aeroporto di Montichiari è stato aperto a voli notturni postali e ha assunto il ruolo di centro smistamento delle poste italiane per il nord Italia, con conseguenze pesantissime per i comuni interessati, a causa del peggioramento dell’inquinamento acustico e atmosferico. In seguito a questa situazione i residenti dell’area interessata hanno subito un calo del valore delle loro proprietà e un netto peggioramento della qualità della vita. Tutto ciò per tenere in vita una struttura con un passivo annuo di milioni di euro (circa 4 secondo il Corriere della Sera), finanziati dalla camera di commercio (in altre parole dagli imprenditori) e dalla Provincia (cioè dai contribuenti tutti). Ci si può chiedere chi dei dirigenti e degli amministratori, fautori delle magnifiche sorti e progressive, vorrebbe abitare nelle vicinanze di un impianto del genere.
Chi si lamenta potrebbero essere accusato della sindrome NIMBY (not in my back yard, non nel mio cortile), una comoda formuletta inglese per liquidare tutte le vittime degli aspetti deteriori della modernità. Per rimanere allo stesso infimo livello lessicale si può contrapporre la sigla NIAMBY (not all in my back yard, non tutto nel mio cortile). Il territorio di Montichiari, e in particolare la zona della “brughiera”, sede dell’aeroporto, può apparire in alcune parti “nuclearizzata”, vediamo infatti un’infinita serie di voragini senza un albero, come dopo un bombardamento. Le decine di escavazioni per le cave avevano un senso per la configurazione sedimentaria ghiaiosa, ma follia è stata riutilizzarle come discariche (badate bene, non per i rifiuti comunali, ma per rifiuti tossico nocivi e solidi urbani da tutta la Lombardia) che, per chiunque con un filo di buon senso, andrebbero fatte dove c’è argilla e non ghiaia. Si è aperta inoltre una nuova concreta ipotesi di discarica di 3.000.000 di m3 per l’inceneritore dell’ASM, definita “cava verde 2”, che potrebbe portare in futuro all’insediamento di una centrale a turbogas. La società che si occuperà della gestione sarà quasi sicuramente dell’ASM e della Montichiariambiente (sic), quest’ultima per il 20% del comune di Montichiari. Il progetto ha avuto parere sostanzialmente contrario dall’architetto Cicognetti e dall’ingegner Cerani, incaricati uno dal comune di Montichiari l’altro da Legambiente di effettuare uno studio sull’impatto ambientale e sulla sostenibilità economica dell’opera. A questo proposito sempre Legambiente di Montichiari ha chiesto all’A.S.L. di Brescia di eseguire un’indagine epidemiologica nel territorio, senza, per ora, ottenere risposta. Ricordiamo che il territorio comunale è inoltre attraversato da una tangenziale che funge da BRE-BE-MI ante letteram e, nelle vicinanze, c’è pure un aeroporto militare con annesse bombe atomiche. Siamo scampati a un autodromo, non è una barzelletta, qualcuno ci aveva pensato davvero, e a un inceneritore. Quindi non tutto nel cortile di Montichiari, non tutto qui nel nostro territorio. Brescia è una delle province in Italia, e forse in Europa, più importanti per il trattamento dei rifiuti, e Montichiari è una delle aree di maggiore concentrazione di siti di stoccaggio (si potrebbe anche definire tristemente un comune discarica), senza prospettive (o volontà?) di cambiamento. Le entrate per le discariche coprono più del 60% del bilancio comunale, un dato assolutamente abnorme per una città molto industrializzata e in grande espansione edilizia, e insostenibile per il futuro. Una politica che l’amministrazione attuale aveva detto di voler cambiare, ma che ha, di fatto, perpetuato, probabilmente allettata dal controllo delle facili entrate. Hanno appena concesso il raddoppio alla discarica per rifiuti speciali Valsechi, del gruppo Sistema. Non dobbiamo infine dimenticare le opere future, la TAV, lo stadio, ulteriori centri commerciali e una bretella che collegherà la A31 e la A4. Tutto ciò porterà sicuramente nuovo lavoro e soldi, per le amministrazioni locali, nonché tanti affari per la cricca del cemento, ma la zona manca soprattutto di qualità ambientale, più che di occupazione.

Luigi Chesini


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