IL BUCO NERO DELLA SPESA PUBBLICA
DI LUPIN III


Continuiamo il nostro viaggio nel buco nero della spesa pubblica e, come rovescio della medaglia, delle tasse raccolte per finanziarla. Partendo dall’assunto che nessuno è felice di pagare le tasse, è però doveroso capire come questi soldi, faticosamente guadagnati, vengano poi brillantemente investiti e gestiti. Il ministero dell’Economia ha calcolato incassi, per il 2006, per oltre 680 miliardi di euro, quasi interamente ascrivibili a tasse, imposte, contributi sociali e previdenziali. A fronte di queste entrate la spesa pubblica è stata calcolata in 740 miliardi di euro: il 2006 si è chiuso con un deficit pari all’8%. Il deficit è da imputare alla spesa degli interessi (71 miliardi di euro) generata dal nostro gigantesco debito pubblico. Si osserva quindi che se si vogliono ridurre e/o eliminare gli sprechi dobbiamo spulciare sul 90,5% della spesa pubblica totale. Vediamo come è strutturato questo 90,5% (669 miliardi).

• 245 miliardi sono pensioni: certo non si possono diminuire, meglio sarebbe aumentarle; ma, vista la dinamica demografica, un po’ di coerenza e senso pratico: va innalzata l’età pensionabile oppure avremo una guerra generazionale, come nei fatti è già, con buona pace dei sindacati.
• 101 miliardi sono per la spesa sanitaria, di cui la metà stipendi. La sanità in Italia è in media decisamente buona, ma ancorare gli stipendi alla meritocrazia è la normalità in qualsiasi paese, non da noi, si sa. Inoltre, una migliore efficienza, eviterebbe il proliferare di strutture private (spesso usate per riciclare denaro di dubbia provenienza) che succhiano al nostro paese ben 20 miliardi.
• 55 miliardi sono la spesa per l’istruzione, di cui ben i 3/4 sono stipendi: anche qui vale la logica della meritocrazia che evidentemente è un optional vista la quantità di ricercatori italiani che fanno la fortuna di università e paesi stranieri (nostri concorrenti).
• 50 miliardi per ordine pubblico.
• 218 sono i costi diretti della pubblica amministrazione; non voglio fare commenti ne dare giudizi. Un dato eclatante: in Italia ci sono ben 574.215 auto blu (con relativo autista) pagate dalla collettività. In America ce ne sono poco più di 73.000 (gli Usa sono leggermente più grandi dell’Italia).

Morale: sicuramente comprimere la spesa non è facile, socialmente parlando, ma, scavando tra le voci, si trovano comprati in cui si può fare economia. Inoltre va modificato radicalmente l’atteggiamento: il principio meritocratico deve essere il perno centrale dell’attività politica. Questo, oltre a far risparmiare soldi, evita a tutti noi inutili e ipocrite lezioni moralizzatrici del politico di turno (a proposito: per loro il maestro di tennis è gratis!).


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