CARPENEDOLO
INTERVISTA A SERGIO PERINI
PRESIDENTE DI CAMBIAROTTA

di Enrico Marini

Lo sviluppo dell’aeroporto di Montichiari come scalo merci e hub postale del nord Italia ha tenuto conto dell’impatto ambientale e dei disagi ai paesi delle aree interessate da decolli e atterraggi?
In Italia 1.800.000 tonnellate di merci attendono lo sviluppo di una struttura aeroportuale adeguata per essere trasportate in tutto il mondo. Ora questa situazione è supplita dagli aeroporti del nord Europa, ma in un futuro ormai prossimo sarà compito dell’aeroporto “D’Annunzio”. In questa direzione vanno visti i progetti della Bre-Be-Mi, del raccordo tra A4 ed A21 e della TAV, uniti ai tre “step” della VAS (valutazione ambientale strategica): nel 2010 l’allungamento della pista di 500 metri che nel 2015 sarà affiancata da una pista parallela e nel 2025, ipotizza, l’acquisizione dello smilitarizzato aeroporto di Ghedi. Tutto questo sorge e sorgerà in una zona, al contrario di quanto dicono i documenti ufficiali, molto antropomorfizzata. Chi ha progettato il “D’Annunzio” sapeva della forte densità demografica della zona e ora deve armonizzare l’attività aeroportuale con i paesi limitrofi.

Dopo sei settimane di voli cargo notturni sopra il centro abitato, l’assemblea pubblica del 16 maggio promossa da “Cambiarotta” ha visto aumentare la partecipazione della cittadinanza?
La sala dell’assemblea era completamente piena. La popolazione ha risposto ottimamente al nostro invito, anche “grazie” al disagio collettivo creato dai 12 voli postali notturni che per cinque notti a settimana sorvolano Carpenedolo.

Le centraline dell’ARPA per la rilevazione dell’inquinamento acustico sono attive di notte, quando Carpenedolo è sorvolato a bassa quota dai rumorosi “postini volanti”? La “traiettoria spezzata” emersa dallo studio di “Aerohabitat” ed applicabile solo di giorno è l’unica soluzione possibile?
L’aeroporto di Montichiari, aperto dal ’99, fino a pochi mesi fa non aveva installato alcuna centralina per la rilevazione del rumore, nonostante la legge preveda, per la società che gestisce l’aeroporto, l’obbligo di collocarle. Da un paio di mesi sono state installate le centraline, sia dall’aeroporto sia dall’ARPA, ma sussiste il problema di registrare il rumore in correlazione con le tracce radar degli aerei. Infatti, in assenza di un radar a terra, il rumore registrato potrebbe essere causato anche da uno scooter o da un’ambulanza. Precondizione necessaria per poter chiedere ed ottenere il cambiamento delle rotte, obiettivo dichiarato di “Cambiarotta”, è che il “D’Annunzio” si munisca di un radar a terra. Per questo serve la volontà politica e l’intervento dell’Enac e dell’Enav di condizionare le scelte dello scalo monteclarense. Solo così i piloti, guidati da terra, potranno spostare la rotta di 15° gradi a sud-ovest sorvolando l’alveo del Chiese e non più il centro abitato di Carpenedolo. Soluzione, questa, applicabile anche di notte, al contrario di quella proposta da Aerohabitat, proprio perché prevede l’utilizzo di un radar a terra.

Auspicare che lo sviluppo dell’aeroporto “D’Annunzio” di Montichiari si muova nella direzione della sostenibilità ambientale senza ledere la qualità della vita dei cittadini, compreso il sacrosanto diritto al sonno, è utopia?
Nessuno contesta l’importanza commerciale dell’aeroporto, ma non ci si deve dimenticare dei diritti di chi vive nei paesi limitrofi al “D’Annunzio”. La politica deve essere il punto di accordo tra queste due esigenze a volte in contrapposizione. Infatti se lo sviluppo dello scalo monteclarense, situato nel cuore di un’area fortemente industrializzata com’è la pianura padana, seguirà i piani del VAS, diventerà un aeroporto superiore a Malpensa. “Abbiamo una perla”, queste le parole dell’ing. Boccardo direttore del “D’Annunzio”, sì ma con tante ombre.


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