PRECARIETA’
MARGHERITE IN VIA D’ESTINZIONE
MA NON E’ COLPA DEGLI INNAMORATI

di Enrico Marini

Il dubbio di tanti lavoratori precari che ogni anno, ogni sei mesi o addirittura ogni mese sfogliano, come una volta facevano solo gli innamorati, i petali delle margherite chiedendosi: “Lavorerò o non lavorerò?” ha messo a rischio di sopravvivenza la “pratolina”, la margherita appunto. Del resto negli ultimi anni il numero di lavoratori a termine è aumentato sensibilmente e con loro le domande su quale futuro li aspetti alla scadenza del contratto. Nel 2004 oltre il 70% delle assunzioni sono state costituite da “lavori precari e discontinui” come afferma la relazione della NIdiL-Cgil sul lavoro atipico. Il 2006 ha visto ancora prevalere la stipulazione di contratti a tempo determinato rispetto a quelli a tempo indeterminato. Infischiandosene della Direttiva comunitaria 99/70/CE, che definisce un’eccezione il lavoro a termine, il mercato del lavoro ha fortemente optato per questa tipologia di rapporto committente-lavoratore. Saggiamente la Legge n. 230/1962 considerava invece con sfavore i contratti a termine colpevoli di non consentire una programmazione della vita al lavoratore, mentre il Decreto Legislativo n. 368/2001, che l’ha sostituita, consente le assunzioni a termine per ragioni astratte e molto generali a cui l’imprenditore può facilmente rifarsi. Cade, quindi, l’atteggiamento di avversione legislativa nei confronti dei rapporti lavorativi a tempo determinato. Il legislatore inoltre sembra aver scordato il criterio costituzionale (art. 36) della sufficienza retributiva per il collaboratore a progetto che, con poco più di 800 euro lordi mensili, non può certo “assicurare a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. Nemmeno la Legge Biagi (D.Lgs. n. 276/2003) è riuscita ad arginare il fiume in piena delle assunzioni “a progetto”. Infatti se è vero che questa legge limita i suddetti contratti al principio di “riconducibilità” ad attività temporanee e secondarie dell’impresa legate alla realizzazione di un risultato finale, sono ancora numerosissime le imprese che ricorrono selvaggiamente a questo tipo di contratto che nel 2004 ha raggiunto il 54,87% dell’occupazione precaria. La parasubordinazione in fondo altro non è che una “moderna forma di sfruttamento, fra le più insidiose per il mix di riduzione dei diritti e di scarsa remunerazione anche nelle fasce più professionalizzate” ( il 31,5% dei parasubordinati ha formazione universitaria e quasi il 50% diploma superiore) come sostiene Filomena Trizio, segretaria generale NIdiL-Cgil. La precarietà non è più un’eccezione ma la regola, questo emerge dai dati relativi alla provincia di Mantova secondo i quali, ad esempio, il numero di lavoratori interinali è più che raddoppiato dal 2003 (3.780) al 2005 (7.872). Proprio in seguito al dilagare di questo preoccupante fenomeno di precarizzazione da alcuni mesi è attivo a Castiglione delle Stiviere un soggetto a-politico: il “Comitato lavoratori contro le precarietà” (precaricastiglionesi@libero.it). Obiettivo sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della precarietà attraverso: volantinaggio informativo, visione filmati e incontri con esperti del tema. Interessante, infine, la proposta “Alleva” di riforma della legislazione del lavoro che mira al superamento della distinzione tra lavoratori subordinati e parasubordinati. Tipologie di rapporti uniti da una comune dipendenza economico-sociale dal datore/committente, più che divisi dall’ormai superata eterodirezione (“alle dipendenze e sotto la direzione del datore di lavoro”). Infatti sempre più spesso anche i lavoratori subordinati godono di una maggiore autonomia dal potere direttivo del datore di lavoro, anche per l’estrema specializzazione delle mansioni. Alleva progetta quindi il “riconoscimento di un tipo unitario di rapporto di lavoro alle dipendenze altrui” che permetta la parificazione di tutele per i precari, oggi considerati lavoratori di serie B. Se finora la sopravvivenza dignitosa delle famiglie di lavoratori a termine non ha incentivato chi di dovere ad attuare riforme adeguate al problema dei contratti a tempo determinato, si spera che il rischio estinzione delle margherite sfogliate dai dubbi dei lavoratori a termine possa farlo. Unico rischio che i nostri politici aggiungano la “pratolina” alle specie protette, dimenticandosi dei precari.

GLOSSARIO:
Parasubordinato:
figura intermedia tra lavoratore subordinato e lavoratore autonomo. È un lavoratore a tempo determinato.

Subordinato: lavoratore a tempo indeterminato, soggetto al potere direttivo del datore di lavoro, ma tutelato da più diritti.


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