SOLFERINO
La seconda guerra d’indipendenza
attraverso le testimonianze
Nei libri di scuola viene ricordato come il “grande tessitore” per le indiscusse capacità che Camillo Benso Conte di Cavour aveva nel tessere i rapporti tra il piccolo Piemonte e le grandi potenze europee come Inghilterra e Francia, per tacere della nemica Austria.
Così, quando in quella tragica sera del 14 gennaio 1858 alcuni sconsiderati cospiratori attentarono senza successo alla vita all’Imperatore francese Napoleone III, Cavour, temendo un peggioramento delle relazioni tra i due stati, sbottò: “Purchè non siano Italiani!” Comincia così l’ultimo libro del prof. Massimo Marocchi, storico (ma forse questo termine è riduttivo, trattandosi di opera scritta con accattivante prosa), solferinese di nascita, castiglionese d’adozione, ma sempre con solide radici ben piantate nel paese che è stato al centro della battaglia per l’indipendenza italiana. Erano proprio italiani gli attentatori, con a capo quel Felice Orsini che, prima di salire sul patibolo quale ineluttabile conseguenza del suo oltraggioso gesto, scrisse una lettera accorata a colui che aveva cercato di uccidere, Napoleone III, perché aiutasse l’Italia nella lotta per liberarsi dal giogo dell’oppressione austriaca. Sappiamo che Cavour riuscì con abilità diplomatica a convincere gli alleati che l’unico modo per evitare in futuro altri gesti sconsiderati od attentati, da parte di fanatici idealisti, era quello di risolvere in via definitiva la questione italiana. Massimo Marocchi, (già autore di una monumentale “Storia di Solferino” e di un ancor più ponderoso volume su “I Gonzaga di Castiglione”), con questo suo libro dal titolo “Il racconto della seconda guerra d’indipendenza attraverso le memorie e la corrispondenza”, continua e, se si vuole porta alle estreme conseguenze quella che è stata fin dall’origine la caratteristica del suo modo di fare storia, cioè la ricerca puntigliosa e puntuale dei documenti, la presentazione di fatti, comunque sempre necessaria per inquadrare il periodo, e la scelta consapevole e voluta di dare la parola ai protagonisti, a chi è intervenuto in prima persona, siano essi soldati, giornalisti al seguito, medici, semplici accompagnatori o spettatori casuali, come Henri Dunant. L’autore vuole ripercorrere, quasi come in un romanzo o come la trama di un soggetto cinematografico, i diversi momenti di questo periodo cruciale per il risorgimento italiano, dai preparativi della guerra del 1859, fino alla battaglia di Solferino e San Martino e al contestato armistizio di Villafranca, per chiudere con un accenno alle conseguenze, ed ai successivi avvenimenti fino al completamento dell’unità d’Italia. E lo fa (qui è la grande novità del libro) fondendo insieme, in maniera omogenea gli articoli, i resoconti, le lettere di coloro che erano sul campo, i soldati, i giornalisti, il personale al seguito. Il libro, stampato grazie all’iniziativa della Società Solferino e San Martino, è stato presentato nei giorni scorsi a Solferino dal Circolo culturale Monte Alto. La folta partecipazione di pubblico ha confermato il grande interesse dei solferinesi per un tema che ha reso Solferino celebre in Italia e in Europa. Il successo dell’iniziativa non ha potuto far passare sotto silenzio, come ha rilevato uno dei relatori, il dott. Fausto Fondrieschi e lo stesso Marocchi, la miopia e il livore dell’amministrazione comunale di Solferino, unica tra amministrazioni provinciali e comunali della zona a non aver dato il proprio patrocinio all’evento, attuando un vero e proprio boicottaggio verso un’opera di grande valore ma soprattutto verso un solferinese che ha reso illustre con le sue opere, la cittadina collinare.
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