ONESTÀ E PREGIUDIZIO

di Leonardo Tonini

Come sempre con i lavori di Paola Giacometti bisogna essere il più onesti possibile. Non che l’onestà faccia male anche in altri ambiti, ma con lavori della Giacometti l’onestà è richiesta per smontare un pregiudizio che si è formato in certi ambienti. Già Luca Cremonesi si era scagliato contro questo pregiudizio proprio sulle pagine della Civetta nel suo articolo sulla trasposizione teatrale dell’Odissea, fatta proprio dalla nostra regista. Il pregiudizio, più sussurrato che dichiarato, nasce secondo me dal fatto che molte volte si va a vedere uno spettacolo di Paola con l’occhio di un critico professionista che vada alla prima alla scala, dove si pretende, e giustamente, di trovare la perfezione. La colpa però va divisa in parti uguali anche con Paola e col ricordo di certi spettacoli canori di anni addietro non proprio riusciti, che forse divertivano più lei che il pubblico. Non me ne voglia Paola, ma farebbe bene a non dare troppo peso alla parola del fante e dell’amico di piazza, specie se ammaliato dalla sua bellezza. Orbene, venendo al dunque, Paola ha messo in scena a Cavriana e poi a Castiglione Sogno di una notte di mezza estate, e a me lo spettacolo è piaciuto. Detto questo vado a fare qualche osservazione onesta (ci provo, ben sapendo che essere onesti vuol dire al massimo esprimere il proprio punto di vista il più direttamente possibile).

Punto primo. I lavori della Giacometti sono migliorati molto negli anni e dopo l’Odissea, che è stato un Kolossal bollywoodiano, barocco e sterminato, gli attori e la regista hanno fatto un salto di qualità sensibile, confermato da quest’ultimo lavoro su Shakespeare.

Gli attori non sono professionisti, a parte Paola. Non hanno fatto scuole di recitazione e dividono il loro tempo tra il loro vero lavoro, la loro vita privata e le prove. Detto questo, sono riusciti molto spesso a raggiungere un livello tecnico più elevato di tanti attori impostati che escono dall’accademia. Vi sono i big nel teatro contemporaneo che lo sono per le loro indubbie qualità, ma vi sono pure tante comparse o poco più che vivacchiano e con risultati talvolta pessimi e in ogni caso viziati da quella recitazione che pare che stiano leggendo il copione per la prima volta (mentre la vera lettura, diceva Carmelo Bene, è prima di tutto oblio del testo). Qui, nel Sogno, molti attori hanno raggiunto una naturalezza invidiabile, si muovono bene, possiedono una buona espressività sia nella mimica che nella voce. Mi aspettavo qualcosa di più da Paola, se vogliamo essere pignoli, mi è sembrata non al suo massimo nei panni di Titania/Ippolita: vero che il personaggio in sé non è il massimo del liberalismo, ma in altre opere ha brillato di più. Forse qualche anno fa lei spiccava di più in mezzo alla sua compagnia, ma ora devo proprio dirle che gli allievi, se vanno avanti così, minacceranno la maestra. Fra tutti vorrei citare Michele Colombo (Chiappa) e Alberto Malpetti (Puk).

Il Sogno di una notte di mezza estate è un’opera complessa e non certo alla portata di tutti. Infinite sono le sovrapposizioni di piani, il teatro nel teatro, le entrate e le uscite degli attori i quali, se non trovano un ritmo interno proprio, cadrebbero rovinosamente. Invece, a Cavriana (lo spettacolo che ho visto), in un’ora e mezza non ci sono stati cedimenti e il ritmo era davvero sostenuto dall’inizio alla fine. Questo significa che la regia funziona e che gli attori fanno ormai corpo tra loro, una cosa rara.

A Castiglione si assiste ad un certo aumento degli eventi culturali, anche se inferiore al resto della provincia, ma talvolta il numero non è sorretto dalla qualità. Per un paese come il nostro credo sia importante sostenere una compagnia di prosa locale che porta in scena Shakespeare con decoro. Tuttavia, non c’è solo la Giacometti, che soldi dall’amministrazione ne piglia per i suoi spettacoli (se no, non riuscirebbe a metterli in scena). C’è l’insana e italica abitudine di distinguere politicamente la gestione dei fondi, come se Shakespeare fosse di destra e una mostra di fotografie o una lettura di poesie di sinistra. Un’amministrazione cittadina fa bella figura a promuovere la cultura senza distinzioni parlamentari.

Opere di questo spessore rappresentano anche la giusta mediazione tra un teatro alto, anche senza essere di ricerca, e la solita recita di fine anno che tanto spesso invade i palcoscenici della provincia. Non della nostra provincia, ma provincia in senso culturale, di quella zona, cioè, dove gli abitanti si accontentano di loro stessi e cercano solo e unicamente lo svago e il disimpegno da ogni evento culturale. A Santarcangelo di Romanga, per esempio, (e in molti altri posti più o meno sperduti della penisola), esiste un festival di livello internazionale con compagnie che vengono davvero da tutto il mondo per presentare in anteprima assoluta le loro opere. Nel villaggio globale quel piccolo paese della Romagna si trasforma nel centro del mondo per i giorni del festival, questo né un esempio riuscito di come uscire dalla provincia. Il Sogno di una notte di mezza estate è fruibile da ogni spettatore, anche dal più televisivo in senso deteriore, ma resta un’opera del Bardo, con tutto quello che ne consegue.

Ecco, per questi motivi, (ma ce ne sarebbero a ben vedere altri), la messa in scena di Paola Giacometti, o meglio della compagnia teatrale La Cornucopia, è riuscita sia dal punto di vista teatrale che da quello culturale, come evento in sé.


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