I CONSIGLIATI DI PEGASO
Mal di pietre
Milena Agus
Nottetempo
euro 13
Milena Agus è una delle rivelazioni della narrativa italiana, tra le migliori penne degli ultimi due anni. L’accoglienza più calda e trionfale è stata tributata al suo secondo romanzo e prima in Francia che in patria: Mal di pietre è stato un successo che è valso alla scrittrice, sarda ma nata a Genova, il premio Forte Village 2007, un posto in finale ai premi Campiello e Strega, parecchia visibilità su riviste e quotidiani e l’invito al Festivaletteratura di Mantova. Non c’è dubbio che la vicenda della nonna e del suo Mal di pietre, molto più che dolorosi calcoli renali, sia stata, con pieno merito, protagonista sulla scena letteraria recente; anche per questo, però, mi è sembrato più interessante fare un passo indietro e raccontare dell’opera d’esordio dell’insegnante di italiano e storia di Cagliari. Mentre dorme il pescecane racconta della famiglia Sevilla Mendoza, sarda “sin dal Paleolitico superiore” e composta di individui tratteggiati alla Garcìa Màrquez. Le loro esperienze si intrecciano, nel racconto della figlia femmina, intorno alla madre, bellissima nella sua riservatezza che può essere scambiata per estraneità dalla realtà, ma altro non è che delicatezza e sensibilità fuori del comune, al padre, sempre in cerca di un altro mondo da salvare, non senza le immancabili sigarette, anche a costo di star lontano dalla moglie e dai figli, alla zia, una Venere mediterranea con uno stuolo di amanti che, però, non intendono affatto sposarla, al fratellino, appassionato pianista che non pensa ad altro che a Chopin e colleghi e alla nonna, che non ha altra preoccupazione che vedere le figlie felicemente sistemate. Così, trasportati da un linguaggio incantevole nella sua semplicità mai banale, ci troviamo a voltare le pagine con leggerezza e a sorbire volentieri i brevi episodi che sembrano narrare di una costante immobilità perfino quando gli eventi sono i più sconvolgenti: la madre, schiacciata dall’insopportabile cattiveria dell’universo, si lascia cadere dalla terrazza del condominio, lasciando credere a tutti che si sia trattato di un capogiro (ma perché il vestito buono e i capelli puliti e freschi di balsamo?), il padre torna in sud-america a lottare per i diritti umani, la zia cade in depressione dopo l’ennesimo rifiuto e abbandono. Sullo sfondo ma, magicamente, in primo piano, gli incontri con Lui, incontri estremi, violenti e perversi, in cui lei impara ad obbedirgli e a compiacerlo ed essere crudele a sua volta. Si avverte che a legarla al “Sardo Maso” è il desiderio di essere desiderata, trasuda la consapevolezza che non è quello l’Amore, ma serpeggia anche un vago disincanto sulla ricerca di esso. Scetticismo che sfila elegantemente anche lungo le righe che si interrogano su Dio, su quello individuale di ciascun personaggio, sul Dio “vuole o non vuole” come responsabile della felicità o disperazione di ognuno. La cornice domestica e naturale, infine, racconta dell’amore per la terra sarda, per le radicate contraddizioni dei suoi abitanti, per il mare e le spiagge che accompagna non solo la protagonista o il lettore ma, viene da azzardare, l’autrice stessa a trovare il modo di uscire dalla bocca del pescecane, quando si sarà finalmente addormentato.
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