APPUNTI…PER QUALCOSA DI NUOVO?

di Luca Cremonesi

Ho letto l’intervento dell’amica Camilla Pasetto sul numero scorso (Appunti per un nuovo partito, p. 7) e lo vorrei commentare. Mi lega a Camilla amicizia, stima e passione per molti aspetti della vita culturale che ci caratterizza. Spero, dunque, che le mie parole siano lette per quello che sono: un commento, libero (come tutto ciò che appare su questo giornale) e appassionato di alcune idee liberamente espresse. Lontana da me è l’idea di far venir meno rispetto, civiltà e amicizia.

Il pezzo della Pasetto mi ha spinto a ri-leggere il volume di Valter Veltroni edito dalla Rizzoli (La nuova stagione) che ripubblica, con un’ampia prefazione, il discorso di Torino del 27 giugno scorso. Bazzicando per librerie dell’usato ho ritrovato, inoltre, un “vecchio” testo di Valter Veltroni intitolato Progetto per la sinistra del Duemila, Donzelli Editore (oltre al libro di cui si diceva all’inizio del giornale… strane coincidenze) dove è riportato il discorso di Veltroni al congresso DS del 2000 con i commenti di Bobbio, Derrida, Diamanti, Trentin. Prima considerazione: per anni sono stato accusato – in buona compagnia con l’amico Luca Morselli – di far politica con i libri e di essere troppo saputello per i gusti di qualcuno. Non sono io che scrivo i libri, ma i segretari nazionali, e tali testi andrebbero letti (almeno questi) prima di avventurarsi per selve oscure dove, come ben si dovrebbe sapere, è facile smarrire la via (e non solo quella della ragione). Inoltre si scoprono bizzare coincidenze. Scrive la Pasetto, “mi auguro che queste primarie siano occasione di vero dibattito fra persone che vogliono esprimere le proprie idee sui principi fondativi del partito e non un modo per misurare il peso delle diverse correnti che vi confluiscono”. Già nel testo del 2000 Veltroni scriveva queste cose, che nel testo del 2007 appaiono come novità coinvolgenti degne di tanta attenzione. Io entrai nel partito nel 2001 – con altri giovani – sulla scia di quel testo (perché io l’ho letto nel 2000). Oggi basta guardare l’attuale direttivo DS per ben comprendere come e quanto i giovani abbiano trovato posto e ascolto!

A ciò si aggiunga che nel 2000, e così nel 2007, Veltroni parlava dell’importanza dei valori - da intendersi come modello di società che si vuole declinare ed esprimere - tanto da metterli, solo nel testo del 2000, in apertura del suo discorso per ben 11 pagine. Scrive Veltroni: “A tener sempre a mente che non c’è buona politica senza una continua riflessione sui valori e sugli orizzonti della nostra azione”. Ora, ed è giusto che finalmente si sappia, qualcuno alle riunioni elettorali difronte alle mie resistenze sul tema dei valori politici da esprimere mi rispose: “Ma chi se ne importa (testuale) dei valori, ma va là… dobbiamo vincere”. Giustamente la Pasetto mette il tema dei valori al primo punto: “Cosa significa oggi fare politica? Che tipo di organizzazioni sono diventati i partiti in Italia? Cosa li tiene uniti, quali valori, quali interessi?”. Nel 2007 Veltroni scrive: “Una politica sincera, pragmatica, ancorata ai suoi valori, non ideologica. E che contribuisca a voltare pagina in Italia”. Bene, ottimo, ma mi pare che la lista dei filo veltroniani (apparsa su La Voce di Mantova e su La Cronaca di Mantova) sia composta da nomi di navigati politici ex DC che son già scesi a minacciare chi non voterà il bel Valter. Forse è a questi che si deve chiedere come mai in un nuovo partito ci si sono buttati a pesce, oppure c’è da chiedergli come mai hanno bisogno di giovani a cui far ripetere le loro tiritere che da anni vanno predicando. A mio avviso la domanda corretta è come mai trovano sempre giovani disposti ad amplificare la loro voce. Credo che Salò di Pasolini dia la risposta: perché fino a quando ci saranno giovani collaborazionisti ci saranno sempre giovani con idee cacciati a calci in culo e messi da parte.

Basterebbe quanto detto per dire all’amica Pasetto che il suo (e speriamo lo sia davvero) entusiasmo per questo PD – curioso: si è passati dal PDS ai DS e ora al PD… era la S che pesava allora, non la P… quella è tornata – non è legato al fatto che “un partito nuovo per nascere ha bisogno di tutti” perché questo non è vero, e so che lo sa bene anche la Pasetto. Tuttavia, c’è dell’altro e qui son dolori però, perché dalla Pasetto non mi aspettavo tale uscita (e mi fa storcer il naso sull’autenticità del suo discorso): “C’é un forte disagio giovanile legato allo svuotamento di valori esistenziali ma la risposta a questo non può essere un discorso moralizzante e angosciante, fondato su un’idea di crisi”. Troppe parole vecchie, bolse, tipiche di alcuni 50enni (e da lì in su) e di un pensiero (la Pasetto, come me, sa di filosofia quindi mi permetto questo commento) nichilista che ormai solo Ratzinger segue e persegue, d’altronde tedesco lui, tedesco Heidegger e tedesco pure Habermas. Tolto il fatto che questa minestra riscaldata dei giovani disagiati era già stata dibattuta e ben sviscerata in una interessante iniziativa del circolo Don Bertasi di qualche anno fa dove partecipai, fra gli altri, con gli amici Giuseppe Centomani, Lillo Marciano e altri operatori del mondo giovanile e considerato che ormai parlare dei giovani come di una realtà disagiata è come dire “Non ci sono più le mezze stagioni, la Juve ha rubato e Venezia è bella ma io non ci vivrei”; credo che voler partire da questi presupposti sia il modo migliore per mostrare la faccia vecchia e vetusta di questo PD che lo è non solo per i testi di riferimento e cioè sia i volumi citati, ma anche il famoso opuscolo de L’Unità, I care – chissà se qualcuno di voi lo ha ancora, io sì– , con tanto di VHS, sempre del buon Valter, ma anche per la lista delle autorità, in quanto sono solo due gli autori della generazione post anni ’70 citati da Veltroni. A questo si aggiungano gli organici messi sul campo a tutt’oggi (Repubblica del 03/09/07: Veltroni ha avuto il via libera dal “giovane” Ciriaco De Mita, un novello della politica insomma…).

Platone cercò due volte di portar consiglio al tiranno di Siracusa, e per due volte rischiò la pelle, questo fatto dovrebbe insegnare una cosa (lo dice bene Derrida ne La tentazione di Siracusa): il modello greco-cattolico dell’autorità morale che è in grado di dar giusti consigli, di ben analizzare i problemi e aver le risposte per tutti (una sorta di jukebox intellettuale) non funziona, ha clamorosamente fallito e la degenerazione è la tanto citata Casta di oggi (i migliori, stando alla definizione di Giovanni Sartori, coloro che devono guidare la macchina democratica) abbinata all’impunità, altro imbastardimento che chi pensava la democrazia come forma di governo degenerata (Aristotele) non aveva previsto.

Che ancora, dunque, si creda alla favola del disagio giovanile e all’altra fantasia che ha già prodotto vittime illustri (Platone, Machiavelli per citarne alcuni) e quindi che ci si possa ergere ad autorità in grado di saper ben guidare e consigliare chi non è in grado, credo sia la cosa più lontana da un vero nuovo partito e da un’idea di felicità. Anzi, forse sono solo quello, ma ciò di cui abbiamo bisogno è una nuova politica (già lo scrissi i mesi scorsi) e di una nuova idea di società perché in quella c’è la possibilità di essere felici.
Essere felici è una condizione, una situazione, e non un’idea. Spero, inoltre, che Camilla abbia letto con attenzione i miei scritti apparsi i mesi scorsi proprio come io ho fatto con i suoi…


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