LORDS OF SICKNESS
INTERVISTA A MIKEY EVIL

di Chiara Sabbadini

…dunque, partiamo dalle origini. Chi sta alle vostre origini sono i Misfits. Come vi ha appassionato l’horror punk e come vi sentite nei confronti dei loro padri?
Credo di aver ben pochi debiti nei confronti dei Misfits! Ho cominciato ad ascoltarli dopo aver fondato i Mugshots e non hanno influenzato più di tanto la nostra musica. I Mugshots nascono nel 2001 come progetto atto a fondere le esperienze di Stranglers e Alice Cooper. (Segue un lungo elenco, tra cui spicca Mike Patton, “Ma purtroppo so di non essere all’altezza”).

…come è stata tormentata la storia del noto gruppo statunitense, così lo è stata la vostra. Vi sono molti cambiamenti nella vostra formazione, dagli esordi a oggi. A cos’è dovuta questa frequente alterazione? Dipende più da scelte o da divergenze che sopraggiungono col passare del tempo?
Fondamentalmente i Mugshots sono un progetto che nasce dalla mente del sottoscritto e solo recentemente – a mio avviso – stiamo guadagnando un’identità di gruppo. La questione è semplice: chi ha creduto al 100% nel progetto suona ancora nella band.

Cosa comporta acquisire un nuovo membro per una band, molto creativa, come la vostra?
È necessario entrare nell’ottica di un gruppo che fa del look una questione di principio – non certo, però, per saziare gli appetiti sessuali di ragazzine interessate a spazzatura Indie-Emo ecc.! Il look è legato al concept profondo che è immanente alla band: essere completamente diversi, sul palco, dalla vita di tutti i giorni! Come per gli attori cinematografici. Non ha senso, secondo me, presentarsi sul palco vestiti e acconciati come nella vita quotidiana. Peggio ancora vestirsi e acconciarsi per apparire ‘più belli’! Morte lenta e dolorosa all’Emo e all’Indie…

Passiamo alle vostre canzoni, lingua in primis. Come mai avete deciso di scrivere i vostri testi in inglese?
Scrivo testi in inglese perché non voglio avere l’impiccio delle vocali alla fine di ogni singolo termine, come accade con la lingua italiana…haI presentE quantE vocalI pronunciamO allA finE dI ognI parolA? Questo, nel Rock, appesantisce e – secondo me – rende provinciale il risultato finale. Ma ti immagini un pezzo degli Stooges o dei Ramones cantato in italiano?

Le vostre canzoni parlano di vampiri, morte, bugie, cripte, sangue, situazioni che si possono descrivere solo e unicamente come “sick”… Spesso questo tipo di testo viene etichettato, insieme alla musica metal, come filo-satanista. Cosa pensate di questo, a mio parere assurdo, paragone?
Non sempre parliamo di cose macabre! Diciamo che lo stile-Mugshots, come dice spesso il nostro fotografo-performer Klod, è uno stile ‘fumettistico’ sulla scia dei ‘comics’ horror americani degli anni Cinquanta…siamo una ‘comic band’! Qualcosa di satanico in certo metal c’è, ma non sarò io di certo a condannarlo! Condanno chi prevarica la libertà altrui (compresa quella animale) in nome di una qualsiasi forma di religione! Ma da fanatico di King Diamond e amante del Black Metal, come faccio a condannare i riferimenti satanici in certa musica? E poi il Diavolo e la musica sono sempre andati a braccetto…la musica è la forma d’arte considerata più ‘pericolosa’ e seduttiva fin dalla notte dei tempi…l’importante è raggiungere una maturità intellettuale che consenta di non scadere nell’immondizia – e nell’immondizia ci può finire tanto un ‘satanista’ quanto un cristiano…

Tornando ai testi. Una canzone che mi piace particolarmente è “The Mirror” perché riesce a trasmettere sensazioni diverse e molto forti. Paura, aggressività, timidezza…Me la spiegate? Mi dite come nasce una canzone così?
Nasce a Manhattan, dopo un furioso litigio con la persona con cui mi trovavo là in quel momento. È stato allora che mi sono goduto New York al meglio, imbottito di Lords Of The New Church e tanta voglia di stare ‘on my own’! Grazie ad un piccolo synth che ho comprato là è nata “The Mirror”…sono innamorato del mio MiniKorg e tuttora lo uso quando suoniamo!

Quindi i vostri testi, più in generale, nascono da stati d’animo, da situazioni che vivete e trasportate nel “vostro” mondo, oppure sono frutto di fantasia?
Non do sempre una grande importanza ai testi che scrivo. Alla fine credo che le parole siano solo un compendio fonetico per completare – in taluni casi – l’interezza dell’opera d’arte musicale. Comunque sia, alcuni testi riflettono situazioni reali che mi hanno colpito in modo particolare, altri sono ispirati da personaggi che mi influenzano quotidianamente, altri ancora sono speculazioni filosofiche spicciole e, dulcis in fundo, qualcosa di ‘fantastico’ c’è! Ma sempre venato di ironia…

Essendo le vostre esibizioni molto particolari, sicuramente c’è un lavoro che le precede non indifferente… Come vivete la preparazione, la fase di “trucco e parrucco”?
Di solito sono necessari una quarantina di minuti per la fase make-up. L’importante è avere sempre a disposizione pennelli, spugnette e i colori necessari, che raramente si trovano in commercio quando non è Halloween o Carnevale! Personalmente ho bisogno di molta concentrazione e – se possibile – solitudine per truccarmi al meglio…anche perché il resto del tempo lo devo impiegare truccando Erik Stayn, il nostro tastierista che per ora ha dimostrato una discreta dose di eunuchismo nell’ambito make-up!

Ci sono stati un po’ di intoppi nell’uscita del vostro nuovo album… Ora quali sono i vostri programmi? Quando e come vedremo i Mugshots nei prossimi mesi?
C’è stato qualche problema con l’etichetta americana (Tetragram Records) che aveva promesso di produrre il nostro primo full-lenght. Lo stesso per l’etichetta italiana (Andromeda Relix). Abbiamo così deciso di iniziare a promuovere il nostro secondo full-lenght, “Weird Theater”…vedremo che succede! Il problema: abbiamo due LP e un Mini registrati e completi di artwork che attendono l’opera pia di qualche buon samaritano intenzionato a stamparli e a diffonderli!


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