EPPUR SI MUOVE?

di Fabio Alessandria

1) C’è ancora qualcosa di incredibile nello sport, una specie di magìa che, tolto il senso di identificazione tipico del calcio e delle manifestazioni di squadra nazionali, ancora ci colpisce, senza che, lo diciamo senza boria, riusciamo a coglierne del tutto il motivo. Così, i due titoli motoristici vinti da case italiane, Ducati e Ferrari, non possono essere derubricati a metafore quasi banali, il doppio titolo mondiale (femminile e maschile) del ciclismo non può sembrarci un’ovvietà, così come lo è la Restaurazione nel calcio e l’imbecillità di certo tifo ultras.

2) Cominciamo da vicino - non siamo in vena da poeti tromboni una volta ogni tanto - dal titolo mondiale di Bettini. Vigilia pessima, con Di Luca squalificato due giorni prima della gara e già aggregato alla squadra (perfetto stile Tafazi della nostra procura antidoping, visto che Valverde ha potuto correre avendo a carico accuse ben più gravi…) e polemiche infinite sulle convocazioni di Ballarini. Invece, come sempre in situazioni estreme, la squadra si è compattata, cavando il sangue dalle rape. Meraviglioso, ai limiti del commovente, Cunego in versione gregario, incurante del suo recente passato da Piccolo Principe (si è sfogato la settimana scorsa nei tre allunghi consecutivi su Riccò che gli hanno poi fatto vincere la classica di fine anno, il Giro di Lombardia), strepitoso Bettini nei suoi incessanti scatti su e giù per il circuito di Stoccarda, che alla fine gli sono valsi il bis mondiale. Una prestazione di squadra ai limiti della perfezione. Intanto si prepara un futuro ciclistico assurdo: confusione assoluta sul futuro del Pro Tour, un Giro di Francia con una sola crono e quasi senza salite e sempre più corridori concentrati sulle classiche di un giorno, con conseguente decadimento dei vincitori dei grandi giri.

3) Splendente momento motoristico italico che serve, tra l’altro, a far vendere un bel po’ di giornali. Il finale thrilling del Mondiale di Formula Uno sembra (forse lo è stato?) scritto da un bravo narratore di fiction. Alla fine vincitore Raikkonen e Maranello in trionfo, con tanto di campane a festa. Nella MotoGp, invece, ha trionfato una scuderia di Borgo Panigale, una specie di avveniristica bottega artigianale capace di spezzare le reni (la moto sembrava proprio di un’altra categoria, così come le gomme e il pilota, il coraggioso Stoner) ai colossi motoristici giapponesi. Aggiungere a queste informazioni che il progettista del bolide rosso su due ruote è un paraplegico, urrà per Filippo Preziosi e il suo genio anche se il fatto che fosse trattato come uno scherzo della natura ci ha di molto infastidito, serve solo a completare un senso di romanzesco che, talvolta, riusciamo ancora a cogliere nel mondo dello sport: chiedere ai milioni di telespettatori che hanno visto l’abbraccio tra Wilkinson e Habana dopo la finale del Mondiale di rugby per credere.

4) Ultima notizia in stile Ansa. Senza nessuna vergogna il presidente del TAR del Lazio De Lise, grande amico di Carraro, ha reintegrato lo sputtanatissimo Generale Italo Pappa (quello che, a capo dell’Ufficio Indagini della FIGC stava per riuscire nell’impresa, proprio assieme a Carraro, di insabbiare Calciopoli). Così la restaurazione degli amici di Moggi prosegue impunemente mentre le nuove norme antiviolenza non fanno diminuire la violenza ma riescono a svuotare, con puntualità, gli stadi. Bravo.


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