LETTERA SULLA PIROSSINA
NON DIVIDERE IL FRONTE CONTRO LA DISCARICA
Carissimo Prof. Luca Cremonesi, ho letto in uno degli ultimi numeri de la Civetta un suo articolo relativo alla querelle della discarica “Pirossina”. Devo dare atto a molti di essersi impegnati per scongiurare l’impianto di smaltimento di rifiuti inertizzati. Tra questi, negli ultimi mesi, sicuramente alcuni hanno avuto una ribalta mediatica maggiore, altri, da sempre, preferiscono agire nelle sedi istituzionali deputate. Alcuni sono vicini alle mie convinzioni in tema di amministrazione della cosa pubblica, altri sono agli antipodi. Io non gradisco però fare di questi, come lei ha fatto in quell’articolo, una graduatoria di valore in base alla simpatia personale o politica, ritengo, che ognuno possa svolgere un proprio ruolo che può risultare vincente. Credo che una comunità ambisca a vedere realizzati i propri obiettivi di sviluppo e prosperità più che assegnare la casacca a qualcuno del difensore delle cause (magari perse) civiche. È da almeno dieci anni che molti combattono e si espongono per scongiurare una discarica che significherebbe la fine del polo agroalimentare castiglionese con migliaia di posti di lavoro messi a repentaglio, assieme ad un sistema produttivo vario e diffuso che ha sempre permesso alla nostra comunità di galleggiare nelle peggiori crisi economiche degli ultimi decenni. Tra questi vi sono persone della società civile, altri come me impegnati politicamente, artigiani, industriali, professionisti e uomini di cultura, con impegno diverso nell’efficacia e nella costanza ma tutti con un unico fine, vincere questa battaglia considerata strategica. Metterci a fare classifiche sulla base della sola affinità politica è il miglior modo per dividere il fronte di azione contro la discarica e mettere le basi per perdere la guerra, per poter forse dire poi “io l’avevo detto?” La cosa non mi interessa. Le affermazioni sulla stampa provinciale di alcuni esponenti in favore dell’impianto fanno riaffiorare i medesimi interessi, trasversali agli schieramenti, che avevano portato dieci anni fa alla delibera Regionale di S. Silvestro. Così come l’uscita pubblica di un consigliere provinciale del centro-destra ha permesso di far emergere il nuovo bubbone e portarlo nei giusti termini all’evidenza pubblica. Quindi il problema non è, ora come allora, tra fazioni politiche o tra i “poli”, ma tra chi ha interessi leciti o illeciti a che la discarica si faccia e chi, non volendo il declino economico della nostra città, a vantaggio di alcuni che si arricchirebbero, combatte per scongiurarla e sono sicuro che sia io che lei saremo, con altri, da quest’ultima parte.
Sergio Beschi
Carissimo Dott. Sergio Beschi,
Grazie per la bella lettera dai toni pacati. Speriamo possa essere fonte di un dibattito vero e produttivo… sapesse quanto davvero mi rincuora leggere i suoi toni. Come lei giustamente scrive alla fine della sua lettera il fatto che ci troveremo dalla stessa parte è, senza ombra di dubbio, certo. Quanto lei afferma è vero per quanto riguarda la tipologia, mi conceda il termine, della resistenza alla Discarica. Tuttavia il mio articolo contestava una certa metodologia – e lei sa bene, ovviamente, che non mi riferivo di certo alla sua e alla parte che lei rappresenta – di una certa parte politica. Ho ritenuto giusto e corretto, in nome dell’onestà intellettuale (suvvia, mi sia concessa anche questa licenza) e, soprattutto, in tempi dove la questione etica dovrebbe essere al centro del nostro (di chi scrive, agisce, parla, discute) agire, ho ritenuto giusto, dicevo, sottolineare come le responsabilità (e non le colpe) siano equamente distribuite fra Maggioranza e Opposizione. Se si sbandiera il vessillo democratico s’ha da assumersi sino in fondo il peso di questa scelta definita, non a torto, storica. Ma, come lei ha ben intuito, non è affar mio assumermi il peso di questo fardello; ma invece è mio compito e dovere a chi ha liberamente deciso di portare sulle proprie spalle tale fardello – con colpi di spugna culturali, storici, sociali e quant’altro (la lista è lunga) – ricordare che certe scelte non son solo di facciata perché le parole, ailoro!, non sono come il pesce (dopo tre giorni puzza e s’ha da buttare). Il mio pezzo parla di sapersi assumere le responsabilità contro un atteggiamento che predilige la scelta di scaricare il barile o, in altri termini, di cercare sempre e solo altrove il colpevole. Credo che questo sia un buon atteggiamento democratico per impostare una politica che dica davvero qualcosa di nuovo partendo anche da una riflessione disincantata, e meno egoista, di quanto fatto (o non fatto) in passato. La ringrazio nuovamente per i toni usati e per l’attenzione che mi ha dedicato… e per il titolo, immeritato, con il quale inizia la sua missiva.
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