COSTRUIRSI DA SOLI I PANNELLI SOLARI
AUTOCOSTRUZIONE SOLARE/2

di Miirko Cavalletto

Il mese scorso abbiamo parlato dei pannelli solari autocostruiti, ma in realtà questi sono solo una delle componenti che costituiscono un impianto solare per la produzione di acqua calda. Questa volta faremo un po’ di didattica impiantistica, spero in modo comprensibile ai più. In primo luogo è bene sapere che un impianto solare necessita almeno di un serbatoio di acqua che funga da accumulo di calore e questo accumulo è normalmente molto più grande di quelli eventualmente presenti negli impianti tradizionali per la produzione di acqua calda. Gli impianti solari per la produzione di acqua calda si distinguono in varie tipologie, in relazione alle caratteristiche impiantistiche.

Si possono identificare impianti ad un circuito e impianti a due circuiti. In quelli ad un circuito l’acqua che noi utilizziamo per lavarci passa direttamente all’interno del pannello solare, riscaldandosi. Ciò implica un continuo ricambio dell’acqua all’interno dei pannelli, incrementando i fenomeni di corrosione e, in particolare, di deposito di calcare. Tale impianto, inoltre, può funzionare solo in località dove non avvengono mai fenomeni di gelo (basta anche una gelata ogni 20 anni per mettere fuori uso l’impianto). Per questi motivi tale tecnologia non è molto diffusa, specie nelle nostre zone. Negli impianti a due circuiti, invece, l’acqua che circola all’interno dei pannelli è sempre la stessa poiché transita in un circuito chiuso, detto primario; questa cede poi il suo calore alla massa d’acqua contenuta nel serbatoio di accumulo attraverso una superficie di scambio termico. Per capirci, è come il circuito degli impianti di riscaldamento, che appunto è chiuso, nel quale l’acqua viene riscaldata dalla fiamma della caldaia e quindi cede il suo calore all’ambiente attraverso i caloriferi, che costituiscono l’interfaccia di scambio termico. A differenza degli impianti di riscaldamento nel circuito primario dei pannelli solari è necessario introdurre come fluido termovettore una miscela di acqua e glicole, in modo da evitare il possibile gelo notturno nel periodo invernale (pur troppo il sole di notte non c’è…).

Si distinguono poi impianti a circolazione naturale ed impianti a circolazione forzata. Negli impianti a circolazione naturale si sfrutta il principio fisico per cui quando in seno ad una massa d’acqua si crea una differenza termica, la conseguente variazione di densità genera un moto della massa a temperatura superiore, quindi più leggera, verso l’alto. L’impianto solare a circolazione naturale, per poter sfruttare questo principio, deve necessariamente prevedere la collocazione del serbatoio di accumulo termico in posizione sopraelevata rispetto ai pannelli solari. Negli impianti a circolazione forzata non si ha il vincolo del posizionamento del serbatoio di accumulo, tuttavia l’acqua del circuito primario deve essere fatta circolare all’interno del pannello mediante l’impiego di una pompa di circolazione, proprio come avviene nel circuito dell’impianto di riscaldamento. Come si può capire le varie soluzioni comportano complessità impiantistica crescente e quindi costi crescenti. Non vorrei, con la esposizione di questa panoramica impiantistica, smorzare gli iniziali entusiasmi che può suscitare l’idea dell’autocostruzione. In definitiva il costo del pannello solare, rispetto alle altre componenti dell’impianto, non arriva nemmeno al 50% e la percentuale diminuisce ulteriormente se si considerano i costi di installazione e di allacciamento idraulico.

Ma allora perché autocostruirsi i pannelli? La filosofia di fondo della rete per l’autocostruzione del solare termico non è solo quella di abbattere i costi per avere un impianto. Certo una riduzione complessiva del costo c’è, più o meno consistente in relazione al grado di autonomia nella installazione, ma oltre a questo c’è la acquisizione di una consapevolezza diretta del funzionamento del proprio impianto solare, e, soprattutto, c’è la disponibilità ad un mutuo aiuto all’interno della rete. L’obiettivo della rete è quello di diffondere il più possibile la cultura del solare termico, attraverso la conoscenza pratica dell’impianto. Questo comporta di conseguenza la diffusione degli impianti solari termici e quindi la diminuzione dei costi di acquisto dei materiali e dei costi di installazione. In definitiva si contribuisce alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica non perché si hanno molti soldi da spendere, ma perché si condividono degli ideali e per questi ci si rimbocca tutti le maniche affinché più persone possano contribuire all’obiettivo comune, a costi sostenibili. È con questo spirito che, nel mio piccolo, dopo l’esperienza dell’autocostruzione, vorrei costituire a Castiglione delle Stiviere un nodo della rete (www.autocostruzionesolare.it)… Alla prossima puntata. I pannelli sono sempre in via Soratini, per chi volesse vederli e avere informazioni (333 7987749).


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