ANEDDOTI DA OSTERIA (1)


Vorrei raccontare di quel cliente che, con un bicchiere, riusciva a stare all’osteria tutto il giorno, un po’ per bravura di giocatore di carte, un po’ raccogliendo mezzi bicchieri di altri clienti distratti, fino a non ricordare più la strada di casa, tanto da doverlo accompagnare.

Di quello che arrivava a ordinare “dam un campari en du per me e per el me amic che adess el ria”, e dopo un po’ dire “el me amic el ria pè, el bee me”.

Di quello che veniva sempre accompagnato da un cane, che si accucciava fuori vicino a una pianta e, finché il padrone restava in osteria, lui lo aspettava fedelmente, fino all’uscita dell’osteria del proprio amato padrone.

Di quello che, per fare uno scherzo innocente a un amico, urinava nel piccolo serbatoio del suo Mosquito e, pensando che l’amico non riuscisse a muoversi, restava di stucco vedendolo partire come un razzo, con il motore acceso. E poi nel mondo di oggi parlano di non inquinare.

Di quello che, parlando di donne, dice “me a casa mia cumande me e la me fonna la fa sito” e dall’altro tavolo sentire “Se, la fa sito perché la ghe mia a casa”, e tutti i presenti nell’osteria ridere a crepapelle.

Di quelli che entrano di corsa sembrando molto indaffarati e ordinano “un caffè a la svelta”, e poi restano per più di un’ora a chiacchierare. E poi dicono delle donne…


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