FORZA ITALIA

di Luca Cremonesi

L’attualità frenetica della politica italiana mi impedisce di portare a termine il pezzo che stavo scrivendo dal titolo Bulli & Pupe (commento ai fatti accaduti in zona, ma anche nella nostra BabySexyItaly) e mi obbliga a gettarmi a capofitto nel commento di quanto è accaduto: la fine di Forza Italia e – mi sia concesso – del suo storico “Piano di rinascita democratica” dell’Italia. Sapevo di aver ben investito quell’euro che vagava nelle mie tasche quando, in uno dei mercatini di scambio, che frequento in cerca di libri usati, acquistai il volume di Silvio Berlusconi Discorsi per la Democrazia (Mondadori, 13,43 euro, prezzo originale). Oggi lo sfoglio come un oggetto del passato (come quei testi, solitamente lerci, di Editori Riuniti che ripropongono le trascrizioni dei discorsi dei vari dittatori della Storia) e scopro con piacere che nel 1994 Berlusconi affermava: “So quel che non voglio e, insieme con i molti italiani che mi hanno dato la loro fiducia in tutti questi anni, so anche quel che voglio. E ho anche la ragionevole speranza di riuscire a realizzarlo, in sincera e leale alleanza con tutte le forze liberali e democratiche che sentono il dovere civile di offrire al Paese un’alternativa credibile al governo delle sinistre e dei comunisti”.

Prima considerazione: lo stesso Berlusconi ha decretato il fallimento del suo sogno/regno, e di quanto scrive, il 18 Novembre 2007. Ergo: la sua “ragionevole speranza di riuscire a realizzarlo” si è trasformata in una “concreta, reale e documentata incapacità a farlo”. Qualche forzista è anche intelligente da capire che ho scelto con attenzione le parole, proprio come è solito fare il suo padrone, e quindi si soffermi un attimo su quelle che ho deciso di utilizzare fra virgolette. Gli altri proseguano senza trattenersi troppo, son cose che sappiamo e che da tempo diciamo.

Seconda considerazione: nel 1994, al momento della sua scesa in campo, c’erano già italiani che gli avevano dato fiducia. Un po’ come le migliaia di firme (lievitavano ogni ora) ottenute già il giorno prima dello scioglimento del Movimento che si proponeva di raccoglierle. Ogni persona dotata di senno si sarà, dunque, chiesta per chi ha firmato. Per Forza Italia, mi si risponde! Ma le firme, ed è stato sbandierato più volte, sono state utilizzate per legittimare le idee di un’altra forza politica. Non era Berlusconi quello che racconta(va) la favola che non si può gabbare il popolo e che se qualcosa cambia si deve tornare a chiedere il parere del popolo? Onor del vero, è stata annunciata una nuova raccolta firme, ma è anche vero che Berlusconi ne ha annunciate di cose in questi anni. Un po’ come l’amico Bossi che – lo ricordo per gli sbadati – da una grinta incontenibile sostenuta da idee di secessione e/o autonomia celto-padana, legittimate da un buon 12% dei consensi, è passato ad avere un misero 6%, una bocca storta che emette una voce cadaverica e un cospicuo conto in banca incrementato mensilmente dallo stipendio di Roma Ladrona e Italia Terrona. Paga lo stipendio ai tuoi Leader e taci somaro Padano! Ci vuol pazienza, e serve resistere al presente, ma che presente abbiamo sotto i nostri occhi.

Terza considerazione: Berlusconi voleva realizzare un’alternativa credibile al governo delle sinistre e dei comunisti. Gli va dato atto che già nel 1994 intuì la spaccatura delle sinistre (Sinistra Radicale e Centro Sinistra, ora Partito Democratico), ma tutto qua. Umberto Eco il 3 Aprile 2001 su Repubblica pubblicò un articolo dal titolo Vi spiego perché nel Cavaliere si nasconde un Comunista che, a mio avviso, resta l’analisi migliore per comprendere quanto il modo di far politica di Berlusconi non sia per nulla un’alternativa credibile alle sinistre. Permettetemi di rilevarlo anche nei fatti: gazzebi in piazza, raccolta firme, manifestazioni di piazza, amore smodato per le masse e per il popolo (la scena sulla macchina che saluta la folla muove troppi ricordi per elencarli tutti). Che ridere – scusatemi! sono umano, troppo umano – gustarsi i benvestiti forzisti, che da sempre scherniscono le code dei malvestiti di sinistra (ricordo che qualche forzista può nuovamente benvestire solo grazie ai soldi di Forza Italia) in coda ai gazzebi con il vento che smuoveva le loro delicate pashmine, il montone e, nel caso di qualche ardito, la giacca tirata a lustro per la festa comandata. Ben inteso: code democratiche di malvestiti di sinistra perché – e questo è innegabile – la sinistra italiana fa code senza che qualcuno dica di andarci per assecondare le voglie, le paturnie, i capricci e le idee già ideate e decise del capo. Vergognoso, come sempre, l’atteggiamento di Emilio Fede che, a tal proposito, confondeva, volutamente, “firmare” con “votare”. La sinistra italiana è andata davvero a votare nei gazzebi e non a firmare quello che ha deciso il capo. Insomma, la sinistra italiana (attenzione alle parole) non era in coda per legittimare il pane che il padrone decide di concedere (un po’ come accadeva nei paesi Comunisti), ma per decidere i capi e fargli sapere cosa ne pensa la gente di alcune proposte fatte e discusse.

Quarta considerazione: la cosa è seria, molto più di quanto possa sembrare all’apparenza. La mossa è studiata a tavolino, non piove dal cielo, come già accadde nel 1994. Sarebbe l’ennesimo errore della sinistra italiana pensare che questo sia un passo falso di Berlusconi: son convinto che le destre si siano divise perché, in questa fase, è maggiore la possibilità di ri-compattare gli elettorati rompendo l’alleanza. L’Italia, innegabilmente, sta andando a destra, verso l’estrema destra (un destino insomma) oltre a desiderare quotidianamente un razzismo che non ha nulla di simile a quello biologico del nostrano ventennio e del teutonico decennio. Quello attuale è un razzismo socio-culturale che serpeggia concretamente e non s’aggira per l’Italia astrattamente come uno spettro, che si mostra, dunque, con anima e corpo negli atteggiamenti quotidiani, nelle battute, nel linguaggio, nel nostro modo di guardare, ragionare e parlare. L’articolo di Mario Pirani Quei veleni che possono soffocare la Democrazia apparso su Repubblica il sabato 17 Novembre è chiaro e rimando alla lettura di questo pezzo. Sono altrettanto convinto che si debbano compattare i ranghi, serrare le file e concentrare il fuoco. Serve un’azione congiunta per mostrare chiaramente come queste destre (attenzione alle parole) considerino la gente stupida, la vedano come carne da cannone, mani da catena di montaggio, teste da acquistare e da muovere come gli pare e piace. Avevo – lo confesso – una certa fiducia in Gianfranco Fini al momento del patatrac, ma ci ho ripensato e ho ascoltato le sue parole (eccole di nuovo) e ho notato che è quasi peggio di Berlusconi (lo salva una scuola partitico/politica che Fini ha fatto) nel cercare di fottere i suoi elettori. Qui serve un’azione da buon Samaritano (figura sulla quale riflette l’ultimo denso e intenso saggio di Adriano Sofri, Chi è il mio prossimo, Sellerio) e, ancora una volta, come accadde già qualche decennio fa, salvare le genti di destra dai loro politicanti e dalle loro idee, magari ricordandogli qualche vera idea di destra e qualche vero personaggio che abbia qualcosa di destra da dire e che davvero rappresenti un’alternativa che non sia il volto, rifatto, della Santanchè e di Storace. In quest’ultimo caso, rifatto è da intendersi nei due sensi della parola. Ancora una volta, per cortesia, facciamo attenzione alle parole utilizzate.

P. S. Rimando - chi legge solo una volontà distruttiva in questo mio pezzo - all’Amaca di Michele Serra su Repubblica del 27 Novembre scorso. Per la parte costruttiva del mio intervento, invece, rimando ai prossimi numeri.


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