È NATALE: LIBERI TUTTI

di Fabio Alessandria

1. 15 anni fa, in una serata uggiosa, di ritorno da una delle famose cene del “club del giovedì” moriva Gianni Brera, l’unico vero maestro di tutti noi, scrittori da cameretta e appassionati di sport. Ha scritto qualsiasi opera critica fondamentale di almeno tre discipline (ci sarebbe da scrivere, a nostra volta, almeno alcuni libri su di lui e il suo stile inimitabile riguardo a calcio, ciclismo e atletica…) e prodotto una serie starnazzante di epigoni, convinti che bastasse mescolare storia, letteratura, mitologia, epos, etimologia, culinaria e arte venatoria per produrre pezzi di bravura riecheggianti il suo stile. Non è così. A quindici anni dalla morte nessuno, nemmeno il suo figlio prediletto Gianni Mura, gli ha regalato una riga o un pensiero. Così volevamo farlo noi, che col Giuan saremo sempre in debito. Invece di dilungarci in un inutile quanto stucchevole coccodrillo vi invitiamo a leggere uno qualunque dei suoi libri: capirete perché, oggi, ci sentiamo un po’ più tristi. Ciao Papà Lumbardei.

2. Trovato sul maggior sito di cultura sportiva italiana (www.lasettimanasportiva.it) e integralmente ripubblicato, questo piccolo pezzo redazionale “a domanda e risposta” chiarisce il mio pensiero sul caso di questo Natale, ovvero lo scandalo Moggiopoli bis.

Domando: qual è l’unità di misura della colpevolezza degli indagati di Calciopoli? Se è un processo agli ultimi anni di calcio vale tutto e il contrario di tutto. Chiunque, persino la Juventus, può passare dal ruolo di vittima a quello di carnefice o viceversa. Se invece il metro sono le partite truccate – perché partì come indagine su illeciti sportivi – allora non mi torna. Quali e quante partite sono state aggiustate, e da chi? Ho visto tanti elenchi differenti, ma mai nulla di definitivo. Il “sistema Moggi” ha avuto modalità particolari (nessuna valigetta di soldi all’interessato, per capirsi) e per questo può essere difficile da giudicare. Certo la sfilza di illeciti, articoli 1, di dirigenti con poteri di firma avrebbe relegato i bianconeri in C e non in B. Per quanto riguarda gli altri non mi tornano di nuovo i conti: chi ha avuto dirigenti importanti responsabili di più illeciti ha avuto penalizzazione minore di chi lamenta un dirigente minore responsabile per un solo incontro.

La risposta è in realtà difficilissima, proprio perché in un sistema chiuso le valigette con i soldi possono anche non esserci. Basta qualche allusione. Le intercettazioni hanno dimostrato che ci si può far capire anche quando si sa perfettamente di essere intercettati. Per quanto riguarda le pene sportive l’asticella è stata alzata proprio dalla Juventus: con il metro di una decina di anni fa, senza andare nella preistoria, sarebbe dovuta retrocedere mezza serie A, con i bianconeri a ripartire molto più in basso. Stando al regolamento Figc questo solo per i rapporti gerarchici instaurati con i designatori arbitrali ed il vicepresidente federale, senza bisogno di partite truccate. La cui adulterazione diretta sarebbe in ogni caso impossibile da provare: non a caso i processi sportivi sono quasi sempre processi indiziari, non fosse altro che perché il Palazzi di turno non può disporre della libertà delle persone ed è strutturalmente costretto ad andare a ruota della magistratura ordinaria. Punire tutti i crimini del mondo in contemporanea è impossibile, la giustizia sportiva è quindi sempre, ma proprio sempre, più parziale della sua sorella più nobile. L’Inter si è iscritta ad un campionato senza avere i requisiti di bilancio necessari? Va punita, senza pensare che anche altri hanno taroccato i conti. Il Milan pagava giocatori in nero? Stesso discorso, anche se la pratica è comune anche in serie D. La Lazio era tecnicamente fallita e non pagava gli stipendi da mesi? Doveva fallire, senza tirare in ballo i salvataggi del passato. E così via, senza fare graduatorie di onestà ma punendo i singoli reati con pene commisurate al reato stesso più che al censo del colpevole (o di quanti sfaccendati può portare in piazza). Nessuno scippatore al mondo ha come linea difensiva ‘Perché solo io?’. Poi secondo noi si possono in teoria mettere in discussione anche i giudici, che possono essere corrotti, incapaci, faziosi come ogni altra categoria professionale, ma di certo non il metodo.


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