ABBIAMO REGALATO TUTTO IL POTERE AGLI INDUSTRIALI!!!


Ditemi quello che volete, ma a tirare da un solo lato la corda prima o poi si rompe, e a pagare il prezzo più alto sono gli operai o la forza lavoro presente sul mercato globale. Uno degli scopi essenziali della riorganizzazione produttiva etichettata GLOBALIZZAZIONE è stato, e continua ad essere, quello di liberarsi delle conquiste sociali ottenute dai lavoratori nei paesi industrialmente avanzati: salari dignitosi, contratti di lavoro a tempo indeterminato, vincoli contrattuali e legislativi per i licenziamenti e forti tutele sindacali. La domanda di flessibilità dell’occupazione da parte delle imprese sta a significare che se non si accettano salari più bassi e contratti che facilitano il licenziamento, il lavoro – non importa se in forma materiale o digitale – viene trasferito in altri paesi, dove una smisurata quantità di forza lavoro è disponibile a condizioni di lavoro molto peggiori. Ora, in un contesto culturale politico populista, non sto qui a dire che il capitalismo va combattuto nella sua GLOBALITÀ perché non sarei capito dai più. Parliamone, a livello locale o nazionale. Se i lavoratori precari non possono ribellarsi più di tanto per rivendicare qualche diritto (conquiste della classe operaia), allora la lotta dovrebbe essere fatta, per solidarietà, da chi non può essere ricattato più di tanto, e cioè dagli operai con contratto a tempo indeterminato, e dalla loro ribellione si dovrebbe cominciare a far capire che la classe operaia è stufa di subire licenziamenti ingiustificati o contratti non rinnovati. Ma, a quanto pare, tutto questo non avviene, perché in un paese di stampo conservatore ognuno guarda il proprio orticello, incurante del futuro delle generazioni a venire. La mia critica viene da lontano. Sono ormai anni ed anni che governi di centrodestra e di centrosinista hanno dato il potere alle industrie. Non si parla più degli operai, delle loro difficoltà economiche e sociali, o lo si fa soltanto per demagogia, al momento delle elezioni. Tutto è mercificato, a tutto gli stanno dando un prezzo. Penso, senza retorica, che solo la classe operaia può liberarsi da questo giogo, rimettendo tutto in discussione, dai partiti politici ai sindacati. Oggi la quasi totalità delle imprese teorizza che non tocca a loro preoccuparsi del destino di chi perde il lavoro o subisce lunghi periodi di disoccupazione. La loro prima preoccupazione è la competitività e, secondo loro, a porre rimedio deve essere lo stato, con meccanismi di ammortizzatori sociali, che però non ci sono, grazie alla demagogia politica populista odierna sull’abbattimento della tasse. Chiedo di non parlare più di RIFORME, se le stesse fatte negli ultimi anni sono state fatte solo ed esclusivamente per dare più potere alle imprese e ai suoi accoliti. E poi mi vengono a dire che non c’è più la LOTTA DI CLASSE!!
Dino Rodriguez


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