IL PUNTO
La linea politica di urbanizzazione della giunta segue pedissequamente la precedente: lavori, lavori, lavori.
La convinzione che la qualità della vita di un paese dipenda unicamente dai parcheggi, dalle rotonde e da abbondanti colate di asfalto pare assai difficile da estirpare dalle teste dei nostri governanti. Abbiamo avuto modo di apprezzare l’ultimo exploit in occasione dei due nuovi parcheggi in fase di costruzione: il parcheggio coperto che sorgerà nello spiazzo antistante il comune e il “parcheggino” sotto il Castello, in via Racchetta, ideato per assumere gli oneri di dove piazzare le macchine in vista della chiusura del centro storico e della trasformazione di piazza Dallò e via Pretorio in zona ad accesso pedonale. Se il parcheggio coperto appare subito per quello che è, una lussuria tanto costosa quanto inutile, una spesa che il comune non poteva permettersi, e, per realizzarla, è dovuto ricorrere alla detrazione degli oneri di urbanizzazione, oltre al fatto che si vuole chiudere piazza S.Luigi al traffico da un lato e dall’altro se ne aumenta l’afflusso di macchine, il parcheggio in via Racchetta è stato senz’altro un’idea eccezionale, perché ha permesso di portare alla luce reperti archeologici risalenti a due epoche diverse. Si è ottenuto, senza volerlo, quello che il sindaco predicava in campagna elettorale: avviare, nel tempo e con le giuste cautele e misure, il passaggio di Castiglione da polo industriale e commerciale a (anche) meta turistica di interesse storico ed artistico. Quale miglior richiamo per i forestieri potrebbero essere resti di una casa e di un accampamento, forse risalenti addirittura al tardo periodo romano, da preservare con mille attenzioni e da tutelare nel modo più affezionato ed orgoglioso? E poi, la tutela del proprio paese nasce dalla difesa del patrimonio artistico o dalla costruzione di parcheggi? Altro che attesa del responso della Sovrintendenza, si blocchino i lavori immediatamente in ogni caso, e dove ora ci sono operai, ruspe e nastri rossi dovranno arrivare archeologi e storici con libri e piccozza. Trasportare i reperti lontano dal punto del loro ritrovamento significa condannarli alla rottura e rovina, e la cosa dà ancora più fastidio se il motivo è di permettere a grasse signore di parcheggiare vicino al teatro i loro Suv, per non fare troppa strada a piedi con costose e fastidiose scarpe a tacco alto.
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