E SE IL PAPA AVESSE RAGIONE?

di Luca Cremonesi

Sarò franco: non ne volevo parlare perché questa “menata” del Papa alla Sapienza mi ha stufato sin da subito! Insomma, non serve ricordare che dopo quattro giorni hanno indagato i Mastella e dopo tre i medesimi hanno fatto cadere il governo di Romano Prodi. Ora, credere ai complotti no, ma neppure passar per fessi! Eppure mi ritrovo a scriverne e il perché è semplice: di questo fatto ne ho discusso con amici, compagni, famigliari e con chiunque incontrassi in quei giorni. Inoltre i quotidiani non parlavano d’altro fino all’irrompere dei Ceppalloni boys. Così, mio malgrado, mi son ritrovato a leggere tutti i commenti del caso: da Flores d’Arcais (l’unico pezzo davvero interessante), a Magris, Mauro, Scalfari, Galli della Loggia, Rusconi, Spinelli e altri che sicuramente dimentico (ma li ho passati tutti in rassegna). Poi ho letto le parole del Papa che, guarda caso, ha pensato di dare alle stampe “dopo” la vicenda (loro sì che non son fessi) e ne ho ascoltato le dichiarazioni per bocca dei suoi cortigiani. Eseguito il compito alla perfezione mi son dimenticato della “menata” ma, come insegna Proust, il tempo del ricordo non ci appartiene e all’improvviso qualcosa è emerso dalle mie letture e mi son detto: E se il Papa avesse ragione? Vediamo il perché.

Il Papa, per dogma, è infallibile su questioni di fede dal 1870 in poi. Il Papa, dunque, per definizione è teologo, esperto cioè della scienza di Dio, della quale è infallibile. Il Papa, stando terra a terra, è pur sempre un uomo, a differenza di Dio che è Uno e Trino (per dogma di fede) – e cioè tre persone in una – e l’uomo, come è risaputo è una sola persona. Se l’uomo, infatti, fosse due persone sarebbe uno schizofrenico e per questo verrebbe rinchiuso (per conto delle nostre sciagurate leggi) in un manicomio per esser curato come malato di mente. Sin qui, credo, nulla da obiettare (lo spero). Pertanto, dato che il prof. Joseph Ratzinger è anche Papa Benedetto XVI°, io direi che o accettiamo che si tratta di due persone diverse e distinte (con le conseguenze sopra esposte) oppure si ponga fine all’ipocrisia che chiamare il prof. Ratzinger non equivale a invitare Benedetto XVI°. La persona è la stessa, e cioè una e inscindibile, e nessun dogma di fede afferma il contrario.

Benedetto XVI° ne ha fatto una questione di verità. Chi, per definizione, è infallibile e parla di verità merita, al di là delle nostre credenze, un attento ascolto. La scienza, come è noto, si fonda invece sulla falsificabilità, sul fatto cioè che una legge è scientifica solo quando si trova il caso che la contraddice. Uno striscione in piazza san Pietro mi ha incuriosito: “La sapienza è del Papa e non dell’Università”. È vero e credo che nessuno sia contrario: l’Università è la sede del sapere, non della sapienza, perché questa è oggetto, appunto, di chi è certo – o infallibile – di ciò che conosce. Prima del Papa un altro storico personaggio non infallibile chiese a chi possedeva tale caratteristica che cosa fosse la verità (Quid est veritas?). Ponzio Pilato rivolse, infatti, la fatidica questione a Gesù Cristo che però non risponde (forse non la sapeva?). Si veda a tal proposito l’agile libello Ponzio Pilato. Che cos’è la verità? (Bompiani 2007) a cura del cattolico democratico Massimo Cacciari. Se, dunque, son vere le nostre premesse, allora le naturali conseguenze sono che se il Papa parla di verità è perché ne sa, ne ha conoscenza al punto che è infallibile sulla questione e, dunque, ne può parlare a pieno titolo. Pertanto, deve essere ascoltato e ci si deve fidare di lui perché non capita tutti giorni di trovare chi sa la verità e la conosce, per di più, in modo infallibile (non è cosa da poco, mi sia concesso).

Se l’Università è il luogo del sapere e non della verità e neppure della sapienza allora il Papa, come persona che detiene in modo infallibile la verità, ci deve parlare perché nessun professore (Nobel o non Nobel che sia) possiede la verità e, soprattutto, non sa neppure che cosa sia dato che un professore si occupa solitamente di ciò che, per definizione, è ricerca: la conoscenza. Sentir parlare chi sa la verità deve essere interessante e decisamente stimolante dato che, in 24 anni di scuola, mi è sempre stato insegnato che nessuno detiene la verità (e me lo dicono tutt’ora). Tanta sicurezza merita, insomma, d’esser ascoltata.
A questo fatto, che di per se già basterebbe, si aggiunga che la verità di cui parla il Papa ha anche un valore morale, altrimenti che verità sarebbe? Se di verità si tratta riguarda tutto, diversamente sarebbe una verità monca e, dunque, una non-verità. Questa verità di cui è a conoscenza il Papa viene declinata (questo si può fare ovviamente) in vari modi e si parla, dunque, di onestà, passione, amore per il prossimo, passione per la città e la politica, per le battaglie civili, per i diritti degli uomini (tutti, anche quelli ancora in formato gelatinoso). Insomma, una verità che si declina in autenticità e responsabilità proprio verso questa verità di cui è a conoscenza in modo infallibile il Papa.

In conclusione, dato che il Papa (a differenza di Gesù Cristo) sa che cos’è la verità a noi non resta che chiedergli, a differenza di Pilato, chi rispetta questa verità? Credo sia una buona domanda da rivolgere a chi sa che cos’è la verità anche perché, a questo punto, se il Papa sa davvero che cos’è la verità (e lo sa per dogma di fede, dunque la risposta è scontata) sarebbe obbligato a elencarci chi non rispetta questa verità e son convinto che molti dei suoi fedeli e devoti uomini di buona volontà, che tanto si riempiono la bocca di verità, sarebbero i primi a cadere dato che, per definizione, loro la verità non la conoscono (solo il Papa è infallibile). Di conseguenza sono proprio loro (i Mastella, Ruini, Ferrara di turno) che hanno tutto l’interesse che il Papa non tratti di verità e di questione etica, ma che si parli del Papa e del fatto che non può parlare all’Università del sapere. In questo modo i credenti non sono obbligati all’osservanza della verità del Papa, ma possono discutere delle storie e delle parole di uomini (e donne) che si possono contestare e controbattere dato che le persone, queste si, non sono infallibili, ma fallaci come tutti gli uomini e le donne di questo mondo terreno.


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