CRISTIANI E KRISTIANI

di Claudio Chesini / claudiochesini@tele2.it

Devo confessare ai lettori della Civetta di aver passato la serata della scorsa vigilia ascoltando l’intervento di un normale prete di provincia, tal Don Antonio se la memoria non mi tradisce, su “Radio Maria”. Spero di non rischiare una laica inquisizione, ma a volte commetto il peccato di ascoltare Radio Maria con la stessa naturalezza con la quale ascolto Radio Capital. Gli interventi sull’emittente mariana sono spesso conformi al Ratzinger pensiero, cioè a un’ideologia conservatrice, tipica dei Kristiani con la kappa o, come ho letto recentemente su Repubblica, a un “Cristianesimo senza la parola di Gesù Cristo”. Per fortuna rimangono ancora dei cristiani dal cuore puro, come suppongo sia questo Don Antonio, che mi ha colpito con la sua personale interpretazione del Natale con la N maiuscola; egli lo descrive come l’evento in cui l’Amore si fa bambino, ossia l’esaltazione dell’amore disinteressato che non chiede nulla in cambio ma dona per la gioia di donare. Vorrei che in Italia e in particolar modo nel Nordest del nostro Paese ci fossero più sacerdoti come Don Antonio, dato che proprio nel Triveneto la frequentazione delle chiese è ancora molto, ma molto assidua non solo da parte di anziani e bambini, ma anche da parte della stragrande maggioranza dei giovani. La mia non vuole essere una critica gratuita ai veneti, come spesso accade con romeni o albanesi; io stesso ho origini serenissime, perciò mi sento in grado di descrivere, se non altro, il comportamento tipico di quella che in parte è la mia gente, avendo avuto un padre veronese. Gente volenterosa e operosa dedita al risparmio, alla famiglia e ai suoi sacri valori, i veneti. Ogni famiglia è considerata quasi come fosse una tribù; questo l’ho notato di recente a un “megaincontro” tenuto dalla mia tribù, pardon, dalla mia famiglia estesa a parenti entro non so nemmeno io quale grado. Le mie anziane zie sapevano tutto di tutti, anche dei più giovani e dei parenti sparsi in Argentina o in California. Tra i veneti è molto forte il senso di appartenenza, molto più che nei lombardi. Ne è esempio il dialetto largamente parlato dalla popolazione di tutte le età e di tutte le sfere sociali; probabilmente l’idioma locale si è conservato meglio rispetto al resto del Nord Italia per l’industrializzazione tardiva, relativamente recente e il conseguente prolungarsi dell’istituzione della famiglia patriarcale rurale. Sono ancora diffusi e ben saldi i rigidi schemi mentali della civiltà contadina, si è conservata, perciò, una certa diffidenza nei confronti di chi è estraneo, si tende al pregiudizio e a riconoscere come nemico lo straniero, perché si ignora la sua origine, la sua storia, i motivi della “relativa” diversità, ed è ben rara la volontà di comprendere tali motivi; la gente ha ben altro a cui pensare, ossia la famiglia, il lavoro e gli “schei”. Gli stranieri di altra religione, poi, vengono considerati una minaccia alle radici cristiane, o meglio, kristiane e a tutte le tradizioni e schemi mentali che queste radici hanno sviluppato. E’ emblematico il caso di quel parroco di Treviso che si è visto redarguito dal vescovo e fortemente criticato dai suoi stessi parrocchiani per aver concesso ad una comunità islamica locale di celebrare il venerdì (giorno di festa per i musulmani) nella chiesa del paese; si è difeso chiamando giustamente in causa valori cristiani quali la carità e la fratellanza. Peccato, sarebbe stato un ottimo esempio di integrazione e di dialogo interculturale. Evidentemente certi cattolici fanatici, la fratellanza la riconoscono solo nei confronti di loro simili… basta che non chiedano soldi… Oltre a questa ventata di insana xenofobia, i kristiani veneti di estrazione padana di alcuni comuni come Cittadella (PD), hanno praticamente tenuto a battesimo un “neocalvinismo” con una legge locale che impedisce ai poveri di risiedere nel territorio comunale. Di questo passo credo che manchi poco a considerare “predestinati” alla beatitudine eterna i proprietari di fuoristrada o seconde case in rinomati luoghi di villeggiatura, considerando tali “decori” dei preludi divini. Ma non ci chiamavano i “terroni del settentrione”, noi veneti? Non voglio essere retorico ricordando che nel Nord e nel Sud America c’è una discreta fetta di popolazione di origine triveneta; vorrei altresì ricordare, a tal proposito, un aneddoto probabilmente autoironico (e autocelebrativo) veronese; Cristoforo Colombo appena sbarcato sulla spiaggia del Nuovo continente si vede accolto da alcuni indios dall’aspetto assai occidentale che gli dicono sorpresi : “seto chì anca ti Colombo?!”. Non aiutano la preoccupante situazione sociale le esternazioni del Papa; proprio domenica 23 dicembre, a poche ore dal Natale, ha sollevato una critica ambigua nei confronti di quei cristiani troppo dediti ai problemi sociali e lontani dalla contemplazione del mistero dell’incarnazione divina di Gesù, blà blà blà, e di altri cavalli di battaglia mistici sventolati da sempre dalla multinazionale vaticana. In poche parole, il vecchio Josef ha elencato le caratteristiche di kristiani e cristiani: i kristiani con la kappa sono soprattutto impegnati a contemplare i misteri mistici, in vista del raggiungimento di un’egoistica vita eterna, i cristiani con la “ci” invece seguono il loro cuore e pongono attenzione alle piaghe sociali e alle sofferenze altrui. Ma perché prendersela con quest’ultimi!? Si, lo so, è un discorso un po’ troppo alla Celentano o alla “volemose bbene”, come dicono a Vipiteno. Ho a volte il dubbio che i cattolici temano a interpretarein modo ragionevole il Vangelo, trovando alcuni ideali di questo giovane falegname della Palestina vissuto due millenni fa un po’ troppo marxisti. Un personaggio che spesso lasciava la sua falegnameria e relative consegne di tavoli o porte (o croci) – a proposito, credo che a un certo punto Giuseppe non venne più menzionato nel Vangelo, perché troppo indaffarato con il lavoro arretrato del figlio scapestrato che tante sofferenze recava alla sacra famiglia ­– per andare a scontrarsi con i sacerdoti di allora e che poi decisero senza pensarci molto, ma solo con qualche ritardo burocratico imposto dall’impero romano, di ucciderlo con l’accusa di avere un comportamento un po’ troppo anticonformista; bestemmiava, impediva alle prostitute di essere giustamente punite secondo le leggi, donava la sua casa ai poveri e tante altre infamie che sembrano ancora attuali, rivisitandole in chiave moderna.
Auguro a tutti, come a me stesso, di trovare la propria e individuale fede.


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