di Luca Morselli

LA CASA DEL SONNO
Jonathan Coe,
Feltrinelli, 7 euro

Il sonno è il protagonista di questo libro, la sottile trama che fra mille pieghe unisce momenti diversi delle vicende dei protagonisti, ritratti dall’autore con tagliente satira narrativa, come a farne delle macchiette sarcastiche di tempi storici diversi; una linea del romanzo segue gli studenti della severa e fredda Ashsdown negli anni ‘84-‘85, colti alla fine dell’età dell’innocenza, quando i sogni cominciano a spezzarsi. Dodici anni dopo ritroviamo gli studenti ormai adulti, persi caoticamente nei sogni spezzati e negli obbiettivi mancati. La stessa Ashdown ora non ospita più studenti ed è diventata una clinica dove si curano disturbi del sonno. Una Casa del sonno, luogo di spiegamenti narrativi e nuovi intrecci fra i personaggi, congiunzione temporale fra passato e presente, metafora politica della società Inglese: gli studenti di Ashdown vivono in piena era thatcheriana, in un clima severo ed autoritario. Anni dopo l’Inghilterra si risveglia lentamente da un incubo non ancora del tutto cancellato, alle prese con fragili tentativi di ricostruzione, e nuove incertezze. L’intreccio del libro procura un effetto di spaesamento, di assenza e di richiami continui alla memoria e all’immaginazione: l’autore è bravissimo nel disseminare indizi e tracce del quadro narrativo generale che si compie solo alla fine del libro, nel richiamare episodi del passato o spiegare episodi presenti con ricordi passati. Un oggetto rimane sospeso nel romanzo, in bilico fra realtà e immaginazione, acquistando sfumature diverse ad ogni piega narrativa o perdendo il suo significato nel com-plicarsi dei periodi diversi. Ogni protagonista si lancia in una “ricerca del tempo perduto”, fra il 1985 e il 1996, scontrandosi con gravi ricordi e nuovi incontri. Gli oggetti diventano passaggi fra passato e presente: la vista di una vecchia lettera dimenticata riporta alla memoria non solo il momento in cui è stata scritta o il perché del suo contenuto, ma anche la sensazione, l’emozione provata in passato. Ashdown diventa un “castello dei destini incrociati”, fra chi dorme troppo e chi troppo poco, fra chi ha grandi disturbi a causa del sonno e chi vorrebbe eliminarlo. Attraverso il susseguirsi dei capitoli emergono, in un ordine strettamente narrativo e per nulla temporale, sfaccettature diverse dei protagonisti, che completano le precedenti o le smentiscono, le arricchiscono di significato o gliene danno un altro. Il tutto mescolato inoltre ad una feroce critica all’Inghilterra di ieri e di oggi, arricchita da spassionate ricerche, addossate ai vari protagonisti, sulla poesia inglese, sul neorealismo italiano, autori teatrali e musicali, e parecchia, competente e mai pesante, psicoanalisi, specie nella sua specializzazione sui disturbi del sonno. Il sonno è la sostanza unica che unisce le parti della trama e le vite dei personaggi. Il sonno come simbolo dell’umana condizione esistenziale, un grande livellatore di tutte le differenze di ogni essere umano. La casa del sonno diventa il mondo, terreno comune ospitante l’intera umanità, richiamata alla sua tragica condizione. Buona lettura.
(dedicato a I.C.)


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