LIBRI CIVETTA

di Luca Cremonesi / cremonesiluca@yahoo.it


Chi è il mio prossimo
Adriano Sofri
Sellerio
euro 12,00

Dopo 5 lunghi e meritati anni di gestazione Adriano Sofri torna alla saggistica con un testo interessante, Chi è il mio prossimo (Sellerio, 12 euro), ben scritto, ricco di riflessioni, povero di citazioni (e questo è un bene) e attentamente meditato. L’incipit è una rilettura laica, come accade in alcuni scritti dell’ultimo Sofri, della parabola del buon samaritano. Gioco il jolly per non nascondermi dietro un dito e offuscare così la luna. L’attualità mi aiuta (la “menata” del Papa alla Sapienza) e quindi ho gioco facile. Gli italiani, nel corso della storia, sono stati sempre e solo da una parte e su questo fatto serve riflettere perché lontani dal famigerato “Franza o Spagna purchè se magna” o, in termini dialettali, “stà da la parte del furmentù”, qui è “Chiesa caput mundi” senza alcuna vergogna. Son convinto che affermare un’etica materialista (senza alcun retaggio religioso, ben oltre, dunque, l’altra grande “menata” dei ‘laici-cristiani’ o dei ‘laici-laici’) voglia dire pensare alla responsabilità come unico concetto possibile in questo orizzonte di pensiero. Ne ha parlato in un’intervista a Simonetta Fiori anche Vittorio Foa (98 anni suonati) su La Reppublica e poi nel suo ultimo testo (Le parole della politica, Einaudi). Anche lo scritto di Sofri sviscera questo concetto che - se guardiamo alla sua vicenda e al suo personale percorso intellettuale liberi da gabbie ideologiche che studiosi post post-moderni non dovrebbero avere nel loro DNA - ha segnato la sua vita in tutte le sue fasi.
Cosa sostiene Sofri? Che si interviene ad aiutare il prossimo non per compassione o amore (già nobili, quanto divini, valori), ma perché ci si vede al posto dell’altro: una sorta di transfer per gli amici psicologi, un amore ispirato da Dio per gli uomini di buona volontà, una presa di coscienza per qualche bel moralista destrorso o democratico (poca differenza ormai) oppure, ed ecco il punto di vista materialista, un’assunzione totale di responsabilità che parte, prima di tutto, dal constatare che anche noi potremmo essere - oppure saremo - nella stessa condizione di chi chiede aiuto. Il testo è portatore di due interessanti lezioni. La prima, che ritroviamo anche in James Hillman, è legata allo spazio perché la responsabilità non riguarda solo chi è lontano e vive in paesi poveri, ma anche il prossimo che è qui nelle nostre strade, nelle nostre case popolari, in coda per un aiuto alimentare. Per Sofri, inoltre, è anche una questione di tempo: il “nostro prossimo” sono anche le generazioni future e, per Sofri, la questione del clima è un buon esempio di assunzione temporale di responsabilità. La seconda lezione, che attualizza quanto leggiamo in Spinoza, in Nietzsche e negli amati francesi, ci serve per comprendere come viviamo una condizione comune che non è solo economica, politica, sociale, culturale e civile ma strutturale: un comunismo ontologico che ci rende davvero prossimi all’altro, e cioè al nostro vicino in carne e ossa, e non all’Altro invisibile Uno e Trino. Buona lettura.


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