MUSICA CIVETTA
Dead Boys
Young Loud and Snotty
1977
C’erano una volta i Rocket From The Tombs, una band di Cleveland (Ohio) che nessuno si filò manco di striscio nel mentre era viva e attiva; viceversa oggi, pur se da decenni non esiste più, è a dir poco venerata da una schiera sempre maggiore di pubblico che arriva a spendere cifre quasi folli per mettersi in casa vecchie registrazioni dal vivo a malapena udibili. Perché tutto questo amore postumo? I motivi sono due: il primo è che i Rocket From The Tombs erano in realtà ottimi, il secondo e più decisivo che dalle loro ceneri sono nati due gruppi straordinari. Come altro definire i Pere Ubu e i Dead Boys? I primi sono fra i padri fondatori e principali interpreti di quel genere-non-genere comunemente chiamato new wave, i secondi invece sono giustamente ricordati come uno dei più rappresentativi gruppi punk di sempre. Siccome dei Pere Ubu talvolta si sente parlare ho deciso di dedicarmi a questo giro alla narrazione delle gesta dei sempre troppo poco menzionati Ragazzi Morti. Finita la breve stagione dei già due volte citati Rocket, i cinque futuri eroi della nostra storia – ve li presento: Stiv Bators alla voce, Cheetah Chrome e Jimmy Zero rispettivamente alla chitarra solista e a quella ritmica, mentre il basso e la batteria sono affidati alle cure di Jeff Magnum e Johnny Blitz – capiscono che la fortuna non li andrà certo a scovare in quel buco della provincia statunitense che è Cleveland e decidono così di provare ad abbordare la dama cieca nella centralissima New York. Ottenuto in men che non si dica un prestigioso contratto con la Sire, nel 1977 spediscono nei negozi il loro primo LP, l’epocale già dal titolo Young Loud And Snotty. Scrivere di questo album non è impresa facile come potrebbe sembrare, infatti varrebbe sul serio la pena spendere tutte le battute a disposizione solamente per descrivere il primo degli undici brani che lo compongono: Sonic Reducer è un inno assoluto del punk a stelle e strisce, in grado da solo di rendere imperdibile un disco, grande una carriera e degna un’intera vita. Eredità dell’esperienza coi Rocket, Sonic Reducer è un incipit dal formidabile impatto che potrebbe però far seriamente sfigurare il resto del programma. Per fortuna i ragazzi sono in forma smagliante e con l’innodica All This And More, la liricissima Not Anymore, le furibonde Ain’t Nothin’ To Do e Caught With The Meat In Your Mouth, la stentorea I Need Lunch e la martellante e magmatica Down In Flames confezionano un altro pugno di canzoni pazzesche. Il disco suona come un rabbioso e tossico incrocio fra gli Stooges e i New York Dolls marchiato a fuoco dalla voce blasfema di Bators e dalle monumentali – ed in seguito imitatissime – traiettorie disegnate dalla chitarra di Chrome. Il resto della loro breve carriera consterà del più che buono We Have Come For Your Children (1978) e del live postumo Night Of The Living Dead Boys (1981). Diverse le occasionali reunion, tutte comunque inutili e definitivamente interrotte nel 1990 dalla tragica ed assurda morte del cantante.
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