EX LIDO DI CASTIGLIONE
UNA BRUTTA STORIA

di Claudio Morselli

Il 23 maggio scorso il Consiglio Comunale di Castiglione delle Stiviere ha approvato, definitivamente, il piano attuativo denominato Residence Lido Parco e impropriamente chiamato casa albergo, respingendo le osservazioni presentate dai consiglieri comunali di opposizione e da alcuni cittadini castiglionesi. Cerchiamo di capire meglio di cosa parliamo, provando a riassumere i tre ordini di problemi in cui si articolano le osservazioni dell’opposizione: l’impatto ambientale e paesaggistico, il fatto che ciò che si vuole costruire non è una casa albergo, i problemi di viabilità.

L’IMPATTO AMBIENTALE
Che questo edificio sia bello nessuno si è arrischiato a dirlo, ma basta vedere la documentazione fotografica allegata al progetto per capire che il problema è molto più grave e che l’impatto con l’ambiente circostante è impressionante. Un blocco di cemento di ventimila metri cubi, alto quindici metri e lungo più di cento metri, un casermone del peggiore stile case popolari anni ’50 che coprirà tutta la visuale delle colline e dell’ambiente circostante: sarà questo il biglietto da visita della Castiglione del futuro in quest’area strategica della città. Di fronte a tutto ciò il Sindaco Paganella si è limitato ad affermare che tanto “da lì le colline non si possono vedere” (!!!) e che il problema paesaggistico non esiste perché “c’è il parere favorevole degli esperti ambientali”. Mi permetto di ricordare che l’impatto ambientale è lì, tutto da vedere, e ciò non cambia certamente di fronte al fatto che l’intervento sia stato avallato da un assurdo parere favorevole degli esperti ambientali nnnn
Non è il loro parere positivo che può rendere più gradevole una costruzione mostruosa ma, al contrario, è l’evidenza del danno paesaggistico – che avremo per sempre! – a delegittimare l’assenso degli esperti ambientali.

NON E’ UNA CASA ALBERGO
Che non si tratti di casa albergo ma di bilocali che verranno dati in affitto, ai prezzi del mercato immobiliare e senza alcuna agevolazione per i pensionati più poveri, è molto evidente; è scritto a chiare lettere nella convenzione, quando prevede la locazione dei minialloggi e non il pagamento di una retta degenza. Del resto questo piano attuativo non è denominato “Casa Albergo” ma, molto chiaramente, “Residence Lido Parco”. Non ci vuol molto a capire quanta distanza ci sia, in termini legislativi e contrattuali, oltre che in termini pratici, tra il pagamento di una pura e semplice retta di degenza e la stipula di un contratto d’affitto. In questo caso abbiamo tutta una serie di obblighi, per il contraente, che non c’entrano nulla con i servizi delle case albergo: dalla durata pluriennale del contratto al pagamento di una caparra, alla stipula di contratti per la fornitura dell’energia elettrica, del gas e della telefonia fissa. Con il contratto d’affitto, inoltre, ogni unità immobiliare è indipendente – i bilocali sono infatti, tra l’altro, provvisti di cucina – e viene meno, quindi, la gestione unitaria del “servizio di tipo alberghiero” prevista dalla Regione. Ma, risponde il sindaco, nella convenzione è stata inserita una clausola che prevede il rispetto degli standard regionali, per cui siamo a posto. E invece non siamo a posto perché, per quanto è stato detto, questa è una clausola che non è rispettata in partenza, sia per la tipologia costruttiva del fabbricato che per i contenuti della convenzione.

LA VIABILITA’
La realizzazione di un complesso così rilevante, dove si prevedono anche attività commerciali (ristorante-bar, palestra, uffici, ecc.), proprio a ridosso di un incrocio semaforico la cui posizione strategica è indiscutibile, pone chiaramente dei vincoli e dei limiti ad una soluzione razionale della viabilità di tutta la zona. Le stesse limitazioni di accesso e di uscita da via Gnutti – si prevede l’ingresso solo per chi proviene da sud, dall’ex statale, mentre in uscita non si potrà girare a sinistra – non potranno che rendere più pesante e caotica la viabilità di tutta l’area circostante. La maggioranza ha scelto di non entrare neanche nel merito di questi problemi, che pertanto ce li ritroveremo ancora tutti davanti quando, probabilmente, sarà troppo tardi per dare ad essi una soluzione ottimale.

UN’OTTUSITÀ POLITICA SENZA PRECEDENTI
Che si tratti di una brutta storia ce lo dice anche il regalo fatto al privato con la cessione gratuita di un’area comunale, che ha spinto l’opposizione ad annunciare un ricorso alla Corte dei Conti per danno erariale, ma soprattutto il fatto che questo progetto, così rilevante per dimensione e così importante per l’assetto urbanistico di una delle aree più belle del nostro centro abitato, sia stato approvato senza un vero dibattito tra maggioranza e opposizione. Non c’è stato alcun confronto sui contenuti delle osservazioni presentate, anche se la discussione si è protratta a lungo, perché la maggioranza ha scelto di non entrare nel merito delle contestazioni, precise e documentate, che sono state presentate, preferendo difendere la scelta fatta con affermazioni propagandistiche circa la presunta legittimità dell’intervento e assicurando, ma in modo generico e senza riscontri oggettivi, il rispetto della normativa regionale. La maggioranza – o meglio, quella parte di maggioranza che era presente in consiglio – non ha dato quindi una sola risposta ai problemi posti, negando persino, spesso in modo arrogante e con sarcasmo, l’evidenza dei fatti. Addirittura, le uniche preoccupazioni espresse dalla maggioranza riguardano il privato, che deve essere tutelato perché “ha investito in quell’area” e “deve avere un tornaconto economico”! E’ stato poi abbastanza penoso aver dovuto ascoltare che i 939 cittadini che hanno firmato le osservazioni sarebbero stati ingannati e strumentalizzati da chi ha raccolto le firme. Sono stati forse strumentalizzati anche quei rappresentanti della maggioranza che hanno manifestato il loro dissenso firmando anch’essi, con l’opposizione, le osservazioni al piano attuativo o disertando il Consiglio Comunale? Perché questo è successo. Una parte della maggioranza non ha aderito a quel progetto, non lo condivide e non lo ha votato, esprimendo gli stessi dubbi, le stesse critiche e le stesse obiezioni dei consiglieri di opposizione e di quei 939 cittadini che, in otto giorni, hanno sottoscritto le osservazioni. Qualche ragione dovrà pur esserci, ma la giunta, anziché discutere, ha usato il bulldozer, dimostrando un’ottusità politica senza precedenti. E’ proprio una brutta storia, ma non deve finire qui.


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