UNA STAGIONE DI
FEDE ASSOLUTA
Ho passato una settimana davvero incredibile che, ringraziando le sfere celesti, è finita. Questo pezzo avrà a che fare con le glorie locali sebbene alcuni eventi, in serie, abbiano spostato la mia attenzione e me ne scuso. Tutti sanno che sono figlio di un padre affettuoso e riveriano, che sono milanista e parmense d’adozione. Mentre scrivo mi viene quasi da piangere pensando alla finale di Coppa dei Campioni del mio Milan, il Parma giocherà lo spareggio per non scendere in B, e non so ancora se il Castiglione si salverà, in quanto invischiato nei playout dell’Eccellenza e, come inizio, non c’è male. Sicuramente, tanto per rispondere ai gufi bianconerazzurri che mi stanno massacrando in questi giorni, mi ricordo ancora bene com’è finita la finale di Manchester con la Juventus e ho un’altra certezza: quando l’Inter ha vinto l’ultima Coppa Campioni i Queen non avevano ancora scritto “We are the Champions”, trattasi, dunque, di trionfi monchi oltre che datati. Veniamo a noi. La prima stagione in serie A del giovane Dallamano si è chiusa con un infortunio e la retrocessione del Brescia in serie cadetta, dopo un quinquennio nel massimo campionato. Simone si è fatto le ossa nelle nostre giovanili prima di essere preso dalla Leonessa. Bravo lo stesso: ha esordito in nazionale Under 21 e giocato alcune buone gare, nonostante sia stato impiegato fuori ruolo, come esterno alto di un centrocampo a cinque piuttosto che come terzino. Un altro protagonista sfortunato della stagione è stato il gigantesco portiere Stefano Layeni, di famiglia nigeriana che più castiglionese non si può. Stefano ha fatto anche lui la sua brava trafila nelle giovanili locali, è stato scartato in alcuni provini importanti perché, nonostante il talento, gli osservatori l’avevano ribattezzato “piscinìn”. In effetti, fino ai giovanissimi, Steve aveva le movenze di una pantera in miniatura, un’esplosività muscolare e un senso del piazzamento fuori dal comune, ma una statura modesta. Questo ai miei occhi non contava. In una finale dei provinciali finita ai rigori, coi giovanissimi appunto, Stefano parò in tuffo plastico quattro rigori di fila, bloccando in volo gli ultimi due. Questo lo fece entrare di diritto, per me suo coetaneo, nella stessa categoria di Jascin. Alla fine è diventato un omone di un metro e novanta e l’ha preso il Como, col quale ha passato un paio di stagioni tribolate per via del fallimento dei lariani. Quest’anno ha giocato in prestito al Prato che, nonostante lui abbia fatto miracoli e parato alcuni penalty, è retrocesso in C2. Andiamo avanti con le poche note liete della stagione: Christian Savani, di mestiere pallavolista, si è confermato come migliore giovane talento italiano. La sua bravura è nota, la sua devastante potenza da schiacciatore anche, in più da qualche mese è molto nota anche la sua faccia perché l’ITAS Trento, la squadra da cui è stipendiato in questa stagione, dopo la gavetta e i fortunati esordi con Montichiari, l’ha scelto come testimonial pubblicitario per fare contenti alcuni sponsor: vi basterà aprire un qualsiasi quotidiano nazionale sportivo di colore rosa per verificare. Lo scudetto per Trento non è arrivato ma Christian ha messo un’infinità di punti e ha fatto per intero il suo dovere. Un capitolo a parte merita il magrebino-castiglionese Sophiane Kezami, eroe del judo a livello nazionale, pluripremiato e medagliato anche in questa annata, nonostante gli obblighi contingenti di una vita da operaio saldatore. Per adesso complimenti, il prossimo mese vi racconterò per bene la sua storia, talmente speciale che racchiuderla in quattro righe proprio non si può.
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