NOSTRA SIGNORA DEI TURCHI
NOSTRA SIGNORA DEI TURCHI
di Carmelo Bene,
Bompiani, 7 euro
Uscito nel 1966 nelle edizioni Sugar, Nostra Signora dei Turchi è il primo romanzo di Carmelo Bene. Ristampato nel 1996 nel volume Opere (Bompiani), ricompare oggi (finalmente!) a tre anni di distanza dalla morte del grande attore salentino. Bompiani, editore dei suoi ultimi lavori, inaugura così la riedizione delle opere di Bene (ristampati anche lo splendido Sono apparso alla Madonna e Vita di Carmelo Bene, scritta con Giancarlo Dotto) in collaborazione con la fondazione Immemoriale (nel sito www.civetta.info è disponibile il link), fondata e voluta dallo stesso autore e diretta, tra gli altri, da Giancarlo Dotto e Piergiorgio Giacché. Nostra Signore dei Turchi, di cui esistono due versioni teatrali (1966, e la famosa edizione del 1973 presso il Teatro Regio di Parma) e una cinematografica (1968, menzione speciale al Festival del cinema di Venezia), è un romanzo sottovalutato, forse il più sottovalutato dell’enorme produzione italiana del secolo scorso. Maurizio Grande, nella prefazione, afferma che “Nostra Signora dei Turchi è il recitativo della scrittura che narra ciò che non si può raccontare: un prodigioso venire all’ascolto di più voci nell’alveo lento e sicuro dell’imperfetto, che qui non è tanto il tempo verbale della iterazione continua del passato, quanto, piuttosto, l’immediato passare delle molte voci del narrato nella imperfezione del tempo e della lingua”. Nostra Signora è un concerto di voci, ha ragione Maurizio Grande, che di Bene è un raffinato esegeta. L’edizione francese (a cura di J. P. Manganaro) è accompagnata da un cd con musiche e brani letti dallo stesso Bene. Bene lo si ascolta, anche quando lo si legge o lo si guarda, questo è il miracolo e così, parafrasando una sua storica battuta, si appare alla Madonna. Il libro è un concerto, e così va letto e così, purtroppo, non è stato ascoltato. Lo si legga come si ascolta parlar qualcuno. L’immediato del dire, della voce, trascende ogni senso proprio della parola. Ascoltiamoci mentre parliamo, ascoltiamo la nostra voce. Ancor meglio: registriamoci… Si scopre che non diciamo quello che volevamo dire oppure, fatto s-concertante, che gli altri non capiscono quello che volevamo dire. Si ritorna, perciò, a dire più volte la stessa cosa, che non sarà mai, però, la stessa… Nostra Signora è tutto qua, e qui sta la sua grandezza e singolarità. Il concerto di voci che compongono il testo creano, nel lettore, uno s-concerto che destabilizza prima di tutto l’orecchio: si è, letteralmente, spinti a leggere ad alta voce… ad ascoltare, in altre parole, il libro.
Letto a voce alta Nostra Signora non ha segreti, non s-concerta ma, semmai, affascina come la voce di Bene. Nostra Signora racchiude, infatti, la voce di Bene. La lettura ha, dunque, il compito – faticoso – di farla riemergere. Nostra Signora ci smarrisce nella lettura e vuole farci perdere…. come lettori, per trasformarci in ascoltatori dello scritto che è sempre la tomba – afferma Bene – del morto orale. Buon ascolto.
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