LA MISSIONE EUROPEA
I risultati dei referendum sulla Costituzione europea in Olanda e, soprattutto, in Francia hanno costretto l’opinione pubblica e le classi dirigenti a ripensare in maniera critica l’esperimento politico europeo. L’arrivo dello spazio europeo alle frontiere con la Turchia e la Russia, inoltre, hanno spostato il dibattito sull’identità europea la cui definizione è ormai ineludibibile. L’unione degli Stati europei, pur nelle sue diverse forme ed estensioni, aveva risposto finora in maniera complessivamente soddisfacente alla sfide che la Storia le poneva dinanzi. L’Europa postbellica è uscita prostrata economicamente ed umanamente dalla guerra dei Trent’Anni (1915-1945).
La prima missione a cui il nucleo fondatore delle originarie comunità europee (Ceca ed Euratom) – per poi creare con il trattato di Roma del 1957 la Comunità europea – è stata quella di assicurare la pace fra i membri integrando, almeno nelle iniziali intenzioni, settori strategici quali carbone (peraltro già obsoleto), acciaio (con le inevitabili ricadute militari) ed energia atomica (progetto poi abbandonato di concerto con gli Stati Uniti). La Comunità europea integrandosi nel dispositivo dell’Alleanza Atlantica e stornando da sé l’elemento militare ha allontanato la possibilità di un nuovo conflitto europeo. La pace è stata dunque garantita dall’esperimento politico europeo e dalla presenza di due alleanze difensive reciprocamente riconoscentisi.
La missione a cui l’Europa si è votata successivamente è stata quella di garantire la crescita economica all’interno dell’area europea liberaldemocratica garantita dagli Stati Uniti; la progettualità socio-economica europea si è emancipata dalla situazione continentale degli anni del Piano Marshall e ha dato vita ad un precipuo sistema socio-economico: il capitalismo renano, non a caso espressione della massima potenza continentale. La peculiare combinazione di competitività economica e sistema di welfare ha garantito una notevole crescita del benessere economico sia per l’intrinseco valore del modello sia per variabili ad esso “esterne” quali la non necessità di impiegare ingenti risorse nel settore della difesa e la mancanza di una reale competizione economica globale. Il primo colpo alla tenuta di tale modello fu vibrato dalla crisi energetica del 1973, la seconda sfida venne ideata all’interno della Comunità europea con i progetti di integrazione delle politiche economiche.
La fine della Guerra Fredda, spartiacque della storia europea, ha svelato l’impossibilità per l’Europa di diffondere la pace e la crescita economica con l’allargamento. Il modello socio-economico europeo ha mostrato la sua insostenibilità sia per vincoli interni all’Unione europea (criteri di Maastricht) sia, se non soprattutto, per il mutato contesto internazionale. Gli eventi del biennio 1989-1991 hanno completamente emancipato la competizione economica internazionali dai vincoli del bipolarismo, attraverso i processi di progressiva integrazione dei mercati mondiali, sancendo l’emersione di altri paesi come seri competitori economici (India, Cina, Brasile…) e hanno reso possibile che anche la pace in Europa venisse minacciata dal riproporsi di tendenze centrifughe prima tenute a bada dal sistema.
L’Unione europea, all’inizio del XXI° secolo, si volge ad un allargamento dello spazio economico e politico delle proprie istituzioni senza aver risolto i problemi relativi alla definizione di un’identità dell’Unione e alla creazione di strumenti per assicurare pace e crescita economica. Il recente allargamento ha finora aumentato i problemi senza portare a nuove soluzioni: gli assetti istituzionali non erano pronti all’ingresso di ulteriori paesi, le situazioni economiche e politiche dei nuovi membri implicano una forte redistribuzione di risorse – in un contesto di bassa crescita economica gli altri paesi dell’Unione sono restii a perdere fondi strutturali o sussidi all’agricoltura – e, nel contempo, l’espansione della frontiera europea ha moltiplicato i problemi geopolitici e di sicurezza. L’Europa attuale non sembra in grado di rispondere ai problemi fondamentali: la crescita economica, dovendo pensare al riequilibrio tra nuovi membri e Vecchia Europa; la sicurezza europea, per i problemi connessi alla definizione dei confini. L’Unione europea è giunta alle porte di due questioni geopolitiche di epocale rilevanza: la Turchia e il blocco Russia-Ucraina, ognuna di queste implicanti una diversa Unione. La penisola balcanica e l’Europa centrale, al contrario, non ponendo problemi “identitari” – altro discorso per i meccanismi istituzionali – sono state geopoliticamente se non ancora in modo formale assimilate nello spazio dell’Unione; l’ulteriore espansione ad est o a sud rende problematico il nodo dell’identità europea a causa dei problemi connessi al presunto carattere “levantino”, asiatico e alle riserve sul regime politico interno della Russia e al carattere percepito come “altro”, islamico della Turchia.
La Costituzione europea è politicamente fallita, gli elettorati francesi ed olandesi hanno risposto alle inquietudini che il progetto europeo genera: sfiducia nella capacità europea di difendere il benessere economico anche alla luce dell’allargamento alle ex democrazie popolari; timori di fronte alla competizione economica mondiale e al ruolo in questa dell’Unione; timore riguardo la tenuta del modello socio-economico europeo per gli oneri che scarica sugli Stati. Quest’ultima questione si trascina da qualche anno, da quando i vincoli macroeconomici si sono rivelati pregiudizievoli per la crescita economica di paesi storicamente lassisti sulla spesa pubblica (Italia, Belgio) ma anche per paesi che, nonostante le dimensioni, erano considerati “virtuosi” (Francia e Germania) in un contesto in cui gli Stati europei anno perso il completo controllo sulle variabili economiche. Il sistema europeo si trova, quindi, dinanzi all’ineludibile esigenza di rispondere al problema dell’identità e alla necessità di trovare nuove soluzioni agli annosi problemi della pace e della crescita economica in un contesto interno ed internazionale profondamente mutato.
Nell’area download è possibile scaricare il testo integrale, in lingua italiana, della Costituzione europea e una serie di articoli relativi all’argomento tratto.
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Sono contento che il Carlesso abbia finalmente fatto il punto su una questione che sta veramente suscitando perplessitą in tutti coloro che credono nel progetto di coesione internazionale.
Tra l’altro l’articolo lo trovo ben scritto sia sul piano stilistico che in quello di approfondimento storico.
Comment scritto da Marco — 10/6/2005 @ 5:35 pm