IL MONOPOLICCHIO
Il 5 agosto passato scadeva un bando indetto dall’ ASL di Mantova per la vendita di un immobile, precisamente un fabbricato di via Garibaldi a Castiglione delle Stiviere, attaccato alla casa di riposo “Zanetti e Cominelli”. Il bando sottolineava che tale immobile era destinato ad attività esclusivamente sanitaria. A vincere la gara in perfetta solitudine fu l’imprenditore mantovano Guerrino Nicchio, che aggiunse così un altro tassello al suo monopolio sanitario. Nicchio precisò subito che per la struttura di via Garibaldi sarebbe stata utilizzata per la costruzione di nuovi ambulatori. Sulla stampa locale, a parte la semplice registrazione dell’avvenuta vittoria, trapelarono “indiscrezioni” che fecero pensare all’esistenza di un’altra offerta per l’acquisto dell’immobile, ma non si indicò il nome dell’eventuale acquirente. La Civetta è in grado di rivelarlo. A correre per la gara d’acquisto fu proprio la casa di riposo “Zanetti e Cominelli”, il cui comitato direttivo ha ancora l’amaro in bocca per quanto accaduto. Secondo una fonte della direzione, le cose non si sono svolte esattamente come gli esclusi si aspettavano. Nicchio avrebbe infatti assicurato personalmente la “Zanetti e Cominelli” di non essere interessato all’acquisto dell’immobile. La casa di riposo ha quindi presentato un’offerta di 403.000 Euro, sicura di incamerare i locali di via Garibaldi. Ma l’8 agosto, all’apertura delle buste, la sorpresa. L’offerta di Nicchio, pervenuta entro i termini stabiliti, toccava quota 460.000 Euro. L’episodio merita di essere raccontato, tanto per gettare una luce sulle regole non scritte seguite da un “Monopolicchio” che già dirige la sanità dell’alto mantovano. Sotto la sua ala stanno infatti l’Ospedale “San Pellegrino” e la RSA “San Pietro” di Castiglione delle Siviere (senza contare la gestione del futuro centro diurno per anziani dell’Ex Lido), l’ospedale civile e la RSA di Volta Mantovana, i servizi 118 di Gonzaga e Suzzara e la RSA “Villa Azzurra” di Borgoforte. Quest’ultima fu protagonista di un’altra curiosa vicenda di fine anni novanta. Nel 1999, la casa di riposo era gestita dalla società “Villa Azzurra”s.r.l., che aveva come amministratore unico un certo Roberto Faldetta. Il 9 novembre dello stesso anno il tribunale di Palermo ordinò la confisca delle quote sociali intestate a quest’ultimo, per poi requisire, il 5 dicembre del 2001, l’intero capitale sociale e relativo complesso dei beni di Villa Azzurra, come misura restrittiva nei confronti di Luigi Faldetta, padre di Roberto. Secondo la Dia di Palermo, Luigi Faldetta, già condannato per associazione mafiosa, negli ultimi vent’anni è stato “un riferimento sicuro e affidabile” per la famiglia mafiosa di porta nuova e il suo capo mandamento Pippo Calò, che lo riteneva “ancora utilizzabile quel riciclatore di denaro sporco”. In società con i Faldetta c’era anche Guerrino Nicchio, che poi negherà di aver mai visto esponenti della famiglia Falcetta. Nicchio ricopriva l’incarico di vicepresidente della cooperativa sociale “Orizzonti”, deputata alla gestione di Villa Azzurra. Presidente del consiglio di amministrazione era Vincenzo Faldetta, fratello di Roberto. Nel giugno 1997 Nicchio salì alla presidenza, per avviare poi la società alla liquidazione nell’aprile 1999. Attraversata indenne la tempesta giudiziaria, dal marzo 2001 l’imprenditore mantovano risulta essere presidente del consiglio di amministrazione della cooperativa sociale “Solidarietà” (deputata alla gestione di Villa Azzurra) che assieme ad ospedali, servizi di 118 e case di riposo è ora parte del suo piccolo impero.
Un vero e proprio monopolicchio.
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