IL MURO TRA NOI


PUBBLICHIAMO QUI, INTEGRALMENTE, IL COMMENTO
DI UN CITTADINO CASTIGLIONESE ALL’EDITORIALE
"IL TERRORISTA" APPARSO SUL NUMERO DI SETTEMBRE

Salve, sono un cittadino di Castiglione delle Stiviere; vi scrivo due righe senza la presunzione che vengano pubblicate, anche se ciò non mi dispiacerebbe, per raccontare quanto accaduto alla mia ragazza il giorno 13 settembre, ricollegandomi a quanto scritto nell’ultimo numero del vostro mensile dal sig. Diego Albano. Nell’articolo intitolato “Il terrorista” viene ricordato come nel nostro comune siano presenti, in modo estremamente diffuso, realtà caratterizzate dalla presenza massiccia di persone di origine islamica; che all’interno di queste realtà si sviluppino fenomeni di delinquenza è purtroppo un dato di fatto, e forse, anche se in modo meno evidente, esse possono veramente rappresentare postazioni di logistica per eventuali atti terroristici. Chiaramente, alla luce dei recenti fatti di cronaca, tutto ciò non favorisce di certo l’evolversi della tanto chiacchierata integrazione (se mai questa sia possibile) e un muro che ci divide dalla realtà di questi immigrati esiste già. Questo muro tuttavia non serve a proteggerci da situazioni come quella di cui è rimasta vittima la mia ragazza. Il giorno 13 settembre si è recata in un noto centro commerciale situato nel cuore del nostro comune (al quale tra l’altro il sig. Albano allude nel suo articolo) per effettuare la spesa. Uscendo dal discount si rende conto di non aver più il cellulare e decide per tale motivo di chiedere ad una commerciante di un negozio adiacente, se cortesemente avesse potuto chiamarla; così facendo avrebbe potuto ritrovare il telefono. Con stupore si rende poi conto che il suo telefono squilla nel corridoio principale (tra l’altro con una suoneria singolarissima e quindi inconfondibile). L’oggetto si trova in mano ad un ragazzo extracomunitario che, dopo averglielo prelevato dalla borsa alla cassa del supermercato, di fronte alla richiesta di restituzione del telefono, oltre a rifiutarsi e ad insultare l’interessata, inizia ad alzare le mani e a spintonare. Senza scendere nei particolari, ne esce una colluttazione e forse con un po’ di incoscienza la ragazza riesce, nella baruffa, a riprendersi il telefono. Successivamente scappa in un negozio dove si rinchiude con la titolare, uscendo poi più tardi dal retro dello stesso. L’accaduto è ancora più grave se si pensa che, prima della colluttazione, la ragazza ha chiesto esplicitamente al gestore di un locale del centro commerciale di chiamare i carabinieri e si è sentita rispondere “tanto non vengono perché non è la prima volta. Meglio che gli lasci il telefono altrimenti non torni viva”. Ma stiamo scherzando?!… è possibile che debbano esistere zone commerciali (non quartieri ma zone con servizi veri e propri) nelle quali un italiano non debba andare onde evitare atti di delinquenza a suo discapito? La conseguenza diretta di fatti come questo, che non rappresenta sicuramente un caso isolato, è il progressivo abbandono del centro commerciale da parte dei clienti italiani con la corrispondente chiusura degli esercizi gestiti da italiani e apertura di un numero sempre crescente di negozi etnici, call center, ecc. Ne deriva quindi l’evolversi di fenomeni di ghettizzazione che poi , come in altre situazioni note a tutti i castiglionesi, una volta innescate si accrescono e divengono inarginabili anche per le forze dell’ordine. Tornando all’articolo, in qualità di onesto cittadino mi sento in dovere di dire che è giusto preoccuparsi di effettuare un censimento dei call center presenti sul nostro territorio per monitorare la situazione, ma non ci si deve dimenticare che questo è inutile se non si affronta il problema alla radice impegnandosi per evitare quanto possibile il definirsi di situazioni come quella descritta. Ritengo che, in una fase non troppo avanzata del problema, basterebbe la presenza anche saltuaria di un agente delle forze dell’ordine per dissuadere determinati atti di delinquenza. Ignorando invece i campanelli d’allarme assisteremo ad un deterioramento irreversibile e dalla delinquenza è possibile che si giunga rapidamente al terrorismo vero e proprio. In fondo “prevenire è meglio che curare”. Per dovere di cronaca e per sgomberare il campo da dubbi in base ai quali si possa pensare mussulmano=delinquente, tengo a precisare che, sebbene ce ne fossero, nessun italiano è intervenuto in difesa della mia ragazza durante la colluttazione, mentre solo i gestori dei negozi etnici adiacenti si sono preoccupati di porre fine alla lite e di evitare il peggio. Quindi dovremmo meditare anche su questo. Se riterrete che la mia opinione meriti di essere letta da altri cittadini, ve ne sarò grato; se pensate che non lo sia non importa, tuttavia gradirei comunque ricevere un vostro commento sia che esso sia concorde sia che non condividiate quanto ho scritto. Vi ringrazio e vi porgo cordiali saluti.
G. Gino


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