BANCA D’ITALIA
UNA COMMISTIONE PERICOLOSA
Tutto ha inizio con la riforma del sistema bancario degli anni ’90, che ha favorito l’aggregazione fra istituti bancari (dai circa mille che esistevano allora ne ritroviamo poco più di cento nel 2000), ma ha sancito anche la commistione fra banche e imprese: in assenza di autorità esterne di controllo, leggi di tutela del risparmio e pene certe per i trasgressori, la commistione assume elementi di pericolosità, in quanto si verifica che vi siano imprenditori nei consigli di amministrazione di banche di cui sono anche debitori. Le tristi vicende di Cirio e Parmalat sono note a tutti, a tanti in modo molto doloroso. Con l’introduzione dell’euro, cambiano le funzioni dell’Istituto Centrale: la politica monetaria viene trasferita a Francoforte, in casa rimangono le competenze connesse alla vigilanza e competitività del sistema creditizio. E qui entra in crisi la credibilità dell’Istituto, e in particolare del suo Governatore: ha più volte bloccato progetti di acquisizione di banche da parte di Istituti con solidi capitali finanziari, e nell’ambito di precise logiche industriali, ma ha permesso e favorito le stesse operazioni da parte di gruppi o banche, addirittura con capitali e dimensioni di gran lunga inferiori a quelli degli Istituti da acquisire (vedi Popolare di Lodi, o vicenda Banca Nazionale del Lavoro). Il mondo politico ha risposto con un’ambiguità tutta sua: adesso il Governatore viene rispedito a casa da Washington, ma fino a pochi giorni fa Berlusconi era molto vago sulla vicenda Fazio, forse perché memore del fatto che le sue imprese hanno forti partecipazioni nelle banche che ne hanno consentito il salvataggio ai tempi della sua discesa in campo. La Lega ha fatto di meglio: qualche tempo fa chiedeva la testa del Governatore per cavalcare il malcontento popolare in merito alle vicende Cirio e Parmalat, ora lo difende con la spada, forse perché la Popolare di Lodi ha salvato dal fallimento un Istituto, il Creditnord, legato mani e piedi agli ambienti del Carroccio. A quando un intervento legislativo che salvi davvero l’immagine del nostro paese e ponga finalmente al centro degli interessi nazionali la tutela del risparmio, come prevede la costituzione all’art. 47?
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