SHAKESPEARE A CASTIGLIONE

di Leonardo Tonini

Incontro Paola Giacometti per una colazione, a due mesi dalla rappresentazione di Molto rumore per nulla. È un po’ delusa che non se ne sia parlato, in effetti anche noi della Civetta che per partito preso siamo attenti agli eventi culturali (la cultura ci sembra un buon partito) non ne abbiamo parlato. Eppure Paola ha davvero poco di cui lamentarsi. Abbiamo fatto una stima delle persone in piazza Dallò quella sera: 200 sedie il comune, 200 l’Arci e un sacco di gente sotto i portici, seduta sui gradini, in piedi. Questo è il primo fatto evidente: quella sera c’erano più persone che a vedere la Ricciarelli e Bennato qualche anno fa (io c’ero, non si arrivava a duecento). Il comune si è mosso a metà, duecento sedie, una piazza e… le macchine in divieto di sosta. Non si può essere perfetti, ma qualcosa ha concesso – bisogna riconoscerlo. Secondo fatto, Shakespeare. Molto rumore per nulla, tagliato il meno possibile, traduzione (quasi) filologica, più di 20 fra attori e comparse. Un lavoro immane, anche per attori professionisti. Di persone che vivono col teatro c’era solo Paola che lavora con Branciaroli a Milano. Risultato? Non perfetto, forse, con qualche sbavatura, con qualche rallentamento, ma nell’insieme io direi che il lavoro e l’impegno questa gente ce l’ha messo. La regia di Paola mi dà sempre l’idea di qualcosa di morboso, un lato oscuro, malcelato, che si riscontra anche nei lavori suoi (ricordo che scrive teatro e mette in scena opere sue). Le chiedo perché non porta alla luce questo aspetto? Potrebbe essere un segno distintivo, la sua ricerca potrebbe in futuro andare anche in questa direzione. E gli attori? Abbiamo detto che gli attori non erano professionisti, erano cioè persone che dopo il lavoro, dopo le faccende domestiche e dopo aver messo a letto i bambini, trovano ancora il tempo e l’energia per provare una parte. Non credo che sia facile mettere in scena un’opera di Shakespeare dall’inizio alla fine. Una maratona: forse non hanno gareggiato da campioni del mondo, ma sono arrivati, e dignitosamente, alla fine. Di questo devono esserne orgogliosi. Ma stacchiamoci ora dal fatto e pensiamo all’evento. Portare Shakespeare a Castiglione e richiamare 500 persone. Il tutto con una compagnia di Castiglione, senza personaggi televisivi o attori dal nome leggendario. A me questo pare una degna risposta a chi usa il teatro solo per i circuiti grossi, televisivi e miliardari. Paola l’aveva detto nell’intervista rilasciata alla Civetta nel mese di Aprile e noi l’avevamo ribadito scrivendo del programma teatrale di Medole o dell’audace percorso del teatro di Carpendolo. Continueremo a ripeterlo perché è nel piccolo che si muovono le idee, che si costruisce con pazienza la cultura, avendo il coraggio di provare e la possibilità di sbagliare. Non bisogna essere dei rivoluzionari per forza, ma neppure avere il cervello ingessato da diabolici calcoli politici. Paola ha il merito di aver riempito una piazza, di averci creduto e di esserci riuscita, e – mi concederà una battuta Paola? – non è neppure di sinistra…


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