SCARDINARE/10

di Carmelo Sammartino

Alcuni anni fa Lisa Parola e Ivana Mulatero pubblicarono “RRRagazze”, uno dei primi strumenti di riflessione sul lavoro di alcune artiste attive in Italia a meta’ degli anni novanta. Utilizzando l’ascolto come veicolo - prima e più della scrittura – misero insieme sotto forma d’intervista una pluralita’ di voci e una pluralita’ di storie (da Carol Rama a Dadamaino, da Giosetta Fioroni a Carla Accardi, unitamente alle artiste di nuova generazione, quali Betty Bee, Giulia Caira, Enrica Borghi, Luisa Lambri). Da cosa nasceva quell’idea e perché? Sostanzialmente da una necessità ancor oggi attuale. La necessità cioè di uno sguardo che sia in grado di ridisegnare il dentro-fuori, il bianco-nero, il pubblico-privato, il sé e l’altro. “Abitare la possibilità” di Emily Dickinson e “Alice nel paese delle meraviglie” sono i riferimenti letterari che le autrici sentirono molto vicino a questo modo di praticare l’esperienza: “Durante la caduta nella tana del coniglio, Alice prova stupore, paura, curiosita’, un’infinita’ di stati d’animo per uscire da sé ed esporsi all’altrove. Lavorare con le artiste e’ stato un esporsi “oltre” e mettere in campo non ciò che era certo, ciò che era chiaro, ma tutti quei margini ed ombre che delineano la complessità”. Premettendo che l’arte non può essere divisa per categorie di genere, le autrici intrapresero uno studio che partendo dalle nuove generazioni di artiste si affacciava sulla più ampia produzione del contemporaneo. “Non esistono specificita’ femminili e maschili - dissero - quello che stiamo facendo e’ solo un tassello di una ricerca più vasta. Nel nostro progetto viene rimesso in gioco una considerazione che abbiamo, ostinatamente, voluto trattare come un’ipotesi da verificare di nuovo: esiste una coscienza storica della produzione delle artiste italiane e si può partire da qui per comprendere lo stato della nostra arte contemporanea?” E’ bene ricordare allora Carla Lonzi che, tra le prime, attuò modalita’ artistiche inconsuete nel tentativo di scrivere una nuova grammatica, mettendo in campo l’esperienza della relazione e del dubbio. Tutto ciò per indagare l’arte come “quel momento vitale in cui tu non chiedi garanzie” come lei stessa scrisse. “Autoritratto” e’ il primo tentativo, nell’Italia della fine degli anni Sessanta, di scardinare una visione unica, scardinare la griglia ferma utilizzata fino a quel momento dal pensiero, scardinare le “garanzie” e procedere invece per interrogativi, pause. Un desiderio, questo, di insinuarsi nelle mille sfaccettature che disegnano una relazione - anche quella tra critico e artista. Forse non ha più senso beatificare il lavoro delle artiste, perché oggi la produzione delle donne e’ pari all’altro sesso; il problema e’ invece riflettere su chi ancor oggi gestisce queste produzioni di pensiero, e attraverso quali canali…


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