BETTY DAVIS:
LA GRANDE SACERDOTESSA DEL FUNK

di Giovanni Caiola

Il mercato delle ristampe si sta sempre più espandendo e questo sta comportando, oltre alla continua riproposizione di album epocali impinguati con trascurabili inediti, una riscoperta di “vecchie” pepite che il tempo aveva fatto dimenticare. Un’etichetta dedita proprio alla riscoperta di questi piccoli gioielli è la Vampisoul che, come nome comporta, si occupa di black music. E fra le sue recenti uscite c’è This Is It!, raccolta che antologizza i brani migliori di Sua Maestà Funk Betty Davis. La raccolta in questione è doppiamente importante perché i tre dischi della Davis da cui pesca i pezzi mai eran stati ristampati in digitale e gli originali circolavano ormai a prezzi da leasing. È quindi probabile che il nome di Betty Davis ai più di voi risulti sconosciuto, ma prendete in mano Filles De Kilimanjaro del divino Miles Davis ed in copertina vi occhieggerà proprio lo splendido viso della nostra Betty e fate poi caso all’ultimo brano di quel capolavoro: Mademoiselle Mabry è la dedica che l’illuminato trombettista porge alla moglie Betty. Già, Betty Mabry divenne Davis in seguito al matrimonio col grande Miles e solo per questo andrebbe invidiata (beh, guardando le foto della signora il sottoscritto prova una discreta invidia anche per Miles…). Ma le relazioni con musicisti un po’ più che importanti per la Nostra non terminarono qui, difatti il matrimonio andò a rotoli a causa di una sua profonda (!) amicizia con Jimy Hendrix ed in seguito ebbe relazioni con componenti di Santana e Sly & The Family Stone. Il motivo di questo mio articolo però non sono certo i suoi turbolenti amori, ché la musica che Betty ci ha lasciato è a dir poco fantastica: tesissimo hard-funk grondante sesso che stende ed eccita. I tre dischi da cui provengono le 19 canzoni di This Is It! sono stati tutti pubblicati dalla Davis fra il 1973 ed il ’75 e questo anche per il ritardo causato dalle intromissioni di Miles, quest’ultimo adorava difatti a tal punto la musica della moglie da temere di esserne oscurato e quindi fece di tutto per impedirle di registrare l’omonimo debutto, che uscì a matrimonio ampiamente concluso. Diciannove i brani in scaletta dicevo e non uno che possa esser definito meno che formidabile: Git in There, Your Man My Man, Shut Off The Light, He Was A Big Freak (dedicata a Hendrix) e If I’m In Luck I Might Get Picked Up vi faranno ballare sino allo spasimo, vi scateneranno tempeste ormonali che vi guarderete bene dal tenere a bada e vi lasceranno sudati e contenti come tradizione funk vuole. Purtroppo Betty era troppo oltre il proprio tempo per poter sperare in un riconoscimento commerciale adeguato al suo immenso talento artistico e così dopo questi tre dischi, complice anche una forte depressione in seguito alla morte dell’adorato padre, si ritirò dalle scene. Ah! Quasi dimenticavo: la bella Betty si era fatta tatuare sul fondoschiena la scritta “this ass invented fusion” e non certo per millanteria! Mai sentita una fusione così eccitante fra funk e rock duro.


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