IL VUOTO INCOLMABILE

di Eliseo Barbāra

Pier Paolo Pasolini ha lasciato molto. Ha lasciato anche il vuoto. Come una sedia abbandonata in una mattutina spiaggia d’estate. Non solo le sue parole hanno bisogno di nuova eco, ma anche l’immagine del Pasolini uomo ha bisogno di un ritorno al presente. L’assenza necessita di nuova linfa concreta. I suoi occhi sgranati, il dolce viso incavato e quel suo corpo fragile e magro sono anch’essi fattori della grandezza di un uomo. Alcuni fotografi, infatti, puntano alla (ri)scoperta delle tracce lasciate da PPP. You’ll never walk alone, ad esempio, è il primo video realizzato dalla fotografa romana Elisabetta Benassi. Rappresenta un’onirica partita di calcio, uno vs. uno. L’artista contro un sosia di Pasolini. Il tempo e il movimento sono spezzati e sospesi, come un sogno tra memoria e immaginazione. Presente contro passato; passato svuotato. Un vuoto incolmabile che certi fotografi tentano di riempire, comunque. Sapendo di finire sconfitti. Per l’anniversario della morte del poeta, Roma e Milano ricordano Pasolini con alcune mostre fotografiche. Nella capitale, Luisa Brignanti espone una serie di immagini che fotografano frammenti del mondo romano che hanno conosciuto lo sguardo incantato e dolce del poeta.Analogo lavoro, ma assai più strutturato e complesso è quello eseguito da Philippe Séclier, presentato a Milano. La mostra Pier Paolo Pasolini: Una certa idea del mondo – organizzata dalla neonata Forma milanese, sostenuta dalla Fondazione Corriere della Sera e dall’Agenzia Contrasto – ospita un doppio percorso: il servizio fotografico di Duilio Pallottelli su Pasolini a New York (realizzato nel 1966, per la rivista “L’Europeo”, con un articolo di Oriana Fallaci) e il recente lavoro del francese Séclier. Nell’estate 1959, Pasolini percorre la costa italiana al volante di una Fiat 1100 per realizzare “un reportage sull’Italia tra cambiamento e tradizione, tra vacanze borghesi e residui di un difficile dopoguerra”. La lunga strada di sabbia era il titolo che Pasolini scelse per il reportage pubblicato sulla rivista Successo. Nell’estate 2001, Séclier realizza lo stesso viaggio munito di una macchina fotografica. Sulle orme di Pasolini trova luoghi e atmosfere segnate dal passaggio e dal vuoto. Come una sedia abbandonata in una spiaggia. Semplici, senza costruzioni e oneste, le fotografie non nascondono assenza e malinconia. A Ischia, nell’Albergo Savoia, Pasolini scriveva: Sono felice. Era tanto che non potevo dirlo: e cos’è che mi dà questo intimo, preciso senso di gioia, di leggerezza? Niente. O quasi”. Adesso, niente. L’Albergo Savoia è abbandonato. Rimane solo il fascino della rovina e la magnificenza del passato. Immagini di Napoli, Siracusa, Venezia, Trieste e infine Ostia. L’ultima tappa e quella fotografia. Lungo la strada di sabbia… una nera corona di fiori secchi posata su una rete spinata. Eco delle parole di Pasolini in un’immagine muta, ma loquace. Non vuota.


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