UNA STRADA MISTERIOSA
Noi la chiamiamo Goitese, ma nella storia ha cambiato più volte nome. Agli albori doveva essere solo un sentiero che attraversava boschi e foreste per raggiungere il mare in una direzione e le montagne dall’altra. Venne poi lastricata dai Romani e divenne una delle vie consolari che si congiungevano, nei pressi dell’odierna Ravenna, con la Romea. Era una delle tante strade che da Roma conducevano ai confini più lontani dell’Impero.
In seguito prese il nome di Carolingia e passava proprio da Castiglione. Partiva da Aquisgrana e valicando le Alpi svizzere attraversava la Lombardia da Como a Mantova e da qui raggiungeva l’Adriatico costeggiandolo fino ad Ancona.
Superava gli Appennini, Assisi, Spoleto e permetteva di arrivare in fine così a Roma. Prese questo nome dal viaggio intrapreso da Carlo Magno nel 796 (gli servirono ben quattro anni) per raggiungere Roma, dove papa Leone III lo incoronò imperatore.
Divenne così una strada di grande comunicazione.
Dapprima fu percorsa solo da viandanti e commercianti poi diventava la via del pellegrinaggio alla Città di Pietro e in seguito anche da chi voleva partecipare alle Crociate. Fedeli e cavalieri la percorrevano fino ad Ancona proseguendo poi per Brindisi. Lì si imbarcavano per i porti di Acri e Jaffa, in Terra Santa, per liberare Gerusalemme e riconquistare il Sacro Sepolcro.
Nei anni vari eserciti la discesero per conquistare Roma e altri la risalirono per cacciare gli opressori e questo fino al secolo appena passato. Chissà quanta gente percorrendola ha potuto osservare le colline di Castiglione e chissà quanti castiglionesi hanno visto passere per quella via, ‘forestieri’ spesso stravaganti. Il motore stava rimpiazzando il cavallo, fino ad allora forza motrice dei carretti che trasportavano le merci. Ed ecco che sulla nostra via iniziarono a rombare le auto e che auto.
“La Mille Miglia” con Tazio ‘el Nivola’ e poi Fangio ed infine Farina su questa strada si involavano verso Brescia.
Il paese intero si bloccava e tutti per un’intera giornata (persino di notte) rimanevano sul ciglio della strada ad attendere impazienti i bolidi cercando di individuare piloti ed auto.
Era tutto lasciato un po’ al caso ed all’immaginazione: le radio portatili non esistevano ancora e solo pochi avevano quella fissa in casa. Si rimaneva nel mistero, e così anche, drammaticamente, nell’ultima edizione. Nessuno aveva potuto immaginare cosa fosse successo prima di Guidizzolo. Ma in quegli anni (’50) un altro mistero avvolgeva quella strada.
Dalla curva in fondo al rettilineo apparivano spesso degli strani mezzi: erano dei pianali di camion completamente ‘nudi’.
Alla loro guida, totalmente al vento, una figura umana interamente vestita e a volte anche imbottita a tal punto da farlo sembrare un astronauta o meglio un marziano.
Allora viaggiare nello spazio era una prerogativa dei soli cani. L’inquietante personaggio aveva occhialoni, fazzoletto al collo e casco alla Manfred von Richthofen il mitico ‘Barone Rosso’, solo che la sua tuta era di colore bianco e davanti a lui, il potente motore OM completamente scoperto. Vedevi passare a velocità sostenuta un lungo châssis con grandi ruote, sormontato solo dal motore e da un enorme sedile su cui impettito si stagliava il guidatore. A volte ne sfilavano anche più di dieci, tutti incolonnati, era un grande evento tenuto conto della scarsa circolazione. I ragazzi di allora (me compreso) fantasticavano su quegli strani mezzi e i loro ‘piloti’: Da dove venissero, dove andassero e chi fossero quei temerari che li guidavano.
Forse dei parenti di ‘Nembo Kid’?
(N.B. ‘Superman’ non era ancora nato)
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