I CONTI IN TASCA DI LUPIN III


Il contratto “futures” (in italiano contratto derivato) è uno strumento finanziario, con il quale una parte si impegna ad acquistare o vendere merci, titoli, valuta ecc. ad una certa scadenza e ad un determinato prezzo stabilito: questo strumento viene utilizzato prevalentemente al fine di ridurre il rischio nella fluttuazione dei prezzi dei beni (funziona come un’assicurazione). Il mercato dei contratti derivati è un mercato riservato ad investitori professionali (le banche) e negli ultimi 10 anni è cresciuto in forma esponenziale. Come nel gioco delle scatole cinesi, le banche acquistano titoli e valute sui mercati mondiali, finanziandosi con il deposito a garanzia dei titoli stessi e stipulando contratti “futures” per proteggersi. Questo meccanismo si sostiene mediante un processo di indebitamento crescente che riguarda l’intera economia mondiale: per ogni dollaro di ricchezza economica prodotta (la ricchezza misurata dal PIL) si creano circa 500 dollari di finanziamento (ovvero debiti!). Quest’abnorme massa monetaria, in parte garantita dai contratti “futures”, può sorreggersi solo se il sistema economico è sempre in espansione. Quanto sia drammatica questa situazione la si desume dalla lettura di alcuni dati: il contro valore dei contratti “futures”, nel mondo, è attualmente superiore ai 500.000 miliardi di dollari (il debito pubblico italiano è di circa 1.550 miliardi!). La banca america JP Morgan ha in portafoglio derivati per un valore superiore al PIL americano. Le banche italiane, che sono le meno esposte, riportano a bilancio un valore in derivati che supera il PIL nazionale! Le potenziali conseguenze negative di una crisi in questo mercato sono inimmaginabili. Le banche, molto attente a questo pericolo, hanno iniziato da alcuni anni ad adottare una strategia di copertura dei propri rischi mediante il “trasferimento” dei contratti derivati (specialmente quelli che sono considerati più a rischio) nei portafogli dei risparmiatori. Questo avviene costruendo prodotti finanziari, i cui rendimenti sono ancorato al valore dei derivati, venduti ai risparmiatori presso gli sportelli: esempi classici sono titoli indicizzati, polizze assicurative strutturate ecc. Utilizzando questo meccanismo, negli ultimi anni le banche si sono sbarazzate di molti problemi vendendoli, a prezzi notevoli, ai risparmiatori che si sono spesso trovati i loro risparmi di una vita volatilizzati in pochi giorni, come insegnano i casi recedi di fallimento di alcune grandi società nazionali ed internazionali.


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