TAV COLLINE MORENICHE
NON SOLO VAL DI SUSA

di Marzia Sandri

Non solo Val di Susa. Le recenti manifestazioni e proteste sollevate dalla popolazione e dagli amministratori dei comuni della vallata piemontese hanno avuto il merito di portare all’attenzione dei mass media e delle forze politiche e istituzionali il malcontento della gente riguardo ad un progetto i cui costi, in termini di danno ambientale e di carico economico, si dimostrano altissimi, e la cui utilità e necessità appaiono, viceversa, poco chiari e per nulla scontati. Non va, però, dimenticato che non soltanto quelle bellissime montagne e i loro dintorni, sono destinati a venir devastati dagli imminenti lavori per la realizzazione della linea ad Alta Velocità ma che presto anche nella nostra zona, ovvero nel pieno dell’Anfiteatro morenico gardesano, si dovranno affrontare sconvolgimenti i cui effetti, al momento, fatichiamo ancora ad immaginare. Le conseguenze sono destinate a farsi sentire su più fronti. Quello del paesaggio e dell’ambiente, innanzitutto, ma non solo. Anche volendo considerare il mero aspetto economico – che, a quanto pare, è il solo di cui per molti valga la pena tener conto – non va trascurato il danno che ne verrà alla pregiata produzione vitivinicola della zona. Secondo il progetto, infatti, il tracciato della Tav Milano-Venezia, dopo lo scalo di Montichiari, prevede un ripida impennata verso Nord per raggiungere il comune di Lonato da dove, dopo una galleria di 7 chilometri, esso viaggerebbe lungo la A4, attraversando per intero tutta la piana morenica fra Desenzano e Peschiera, proprio sui limitati territori di produzione vinicola pregiata, per approdare infine, dopo altre due gallerie, da realizzarsi nei colli morenici prima e dopo il Mincio, alla stazione di Verona. La lunga fascia semi-pianeggiante che da Desenzano giunge a Peschiera è un terreno molto particolare, che consente di ottenere un vino doc con caratteri assolutamente unici: il Lugana. Caratteri che, al di fuori di questi terreni non compaiono più. “Il Lugana – spiega l’enologo Gabriele Lovisetto – è un prodotto tipico di questa zona e rappresenta, non solo una ricchezza gardesana specifica, ma anche una risorsa produttiva di tutto rispetto per l’economia locale. La costruzione della linea ad Alta Velocità, sottrarrà ben il 20% del terreno viticolo del Lugana, ma, considerando la fase di cantiere, oltre il 30% delle coltivazioni, in realtà, andrà distrutto. Lo stesso vale per il Custoza, altro bianco d’eccellenza di queste terre”. Altri danni all’agricoltura e alla produzione locale verranno dalla distruzione dell’attuale assetto idrico che comprende un intricato reticolo di falde a pochi metri dalla superficie del suolo. Detto ciò, qualcuno ci scuserà se tiriamo, comunque, in ballo anche i valori storici di cui questa zona è generosa e che, se pur non producono profitto diretto, costituiscono, comunque, una ricchezza insostituibile e un patrimonio dell’umanità tutta che è quantomeno doveroso cercare di conservare per i posteri. Tralasciando, per brevità, le notevolissime e frequenti testimonianze di età preistorica, romana e medievale presenti, non va, infatti, dimenticato che i colli e le conche moreniche sono stati teatro di eventi storici strettamente legati al nostro Risorgimento. Basti citare San Martino e Solferino, Custoza, Villafranca, per nominare solo alcune notissime località. In cima alla lista dei principali oppositori del progetto per la Tav, va senza dubbio posto il Comitato per il Parco delle Colline Moreniche del Garda che già da alcuni anni si sta battendo per portare l’attenzione delle istituzioni e degli organi preposti sul teatro morenico gardesano, che la nuova via ferrata trancerà di netto compromettendolo irreparabilmente, e che propongono, se proprio si vorrà fare, una variante al tracciato previsto dall’attuale progetto. “Viene spontaneo chiedersi – scrive al Ministro Pietro Lunardi, Emilio Crosato, presidente del Comitato, a nome di tutti i membri – come mai questo territorio non sia stato considerato fin dall’inizio come “non attraversabile” dalla linea ad Alta Velocità, visto che il percorso giunge a Montichiari che si trova sullo stesso parallelo di Verona. Perché non continuare dritti, passando a sud dei colli morenici per poi riallinearsi dolcemente alla direttrice di destinazione? Verrebbero, così evitate tre gallerie, lasciati in pace i luoghi storici, salvati i vigneti doc del Lugana e del Custoza, le antiche cascine e il delicato ramificarsi dell’acquifero che, pochi metri sotto il suolo, alimenta rogge, laghetti e zone umide”. “Se non vi fosse alternativa al transito dell’AV – continua la lettera che, per conoscenza è stata inviata anche a tutte le istituzioni locali, Comuni, Sovrintendenza, Province di Brescia, Mantova e Verona, Regione e Ministri all’Ambiente, ai Beni Culturali e alle Politiche agricole – non avremmo fatto alcuna osservazione perché convinti dell’importanza di queste nuove vie veloci che connettono le più lontane regioni europee: il paesaggio non è un’immagine fissa, bensì un processo evolutivo, e pertanto deve accogliere anche mutazioni negative, sempre che esse risultino essere soluzioni uniche e inevitabili”. Quello che non sembrerebbe essere il caso della linea Milano-Venezia così concepita, tanto più che la variante proposta, oltre che tutelare il patrimonio dell’area, appare anche di più semplice ed economica realizzazione. “Molto si è fatto e si sta facendo – continua la missiva – per arginare l’aggressione di un’edilizia speculativa e squalificata che, occupate le rive lacustri, si spinge sui versanti collinari, il Comitato per il parco delle colline moreniche del Garda non può, dunque, tacere sul progetto di un’opera dal tracciato così devastante, quando per essa si trascura un’altra soluzione più facile e innocua preferendo quella più illogica e distruttiva”. “Attraversare l’area dei colli – conclude Crosato – significherebbe commettere un vero sopruso per il quale ogni iniziativa “varata per il sostegno mediante accordi e promozioni da valutare” è da condannare e l’impedirlo rappresenta una più che legittima e non certo trascurabile reazione”. Saranno forse, questi, i prodromi per un’altra “Val di Susa”?


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