I CONSIGLIATI DI PEGASO

di Luca Morselli

PER COSA SI UCCIDE
di Gianni BIondillo,
Guanda Editore, 14.50 euro

Prima opera di Gianni Biondillo, architetto quarantenne nato e cresciuto nella periferia di Quarto Oggiaro, quartiere “a rischio” dello sterminato hinterland milanese, zone apparse e popolate a partire dagli anni ’60 da immigrati che trovavano lavoro nelle prosperose industrie del boom economico. Per Cosa Si Uccide è un romanzo di delitti ed indagini, con dense tinte gialle e una forte venatura comica: il libro narra le vicende dell’ispettore Ferraro, di stanza in un commissariato di Milano e originario di Quarto Oggiaro. La trama scandita al ritmo delle stagioni, ogni stagione apre e chiude un nucleo narrativo, ne descrive gli scenari e gli ambienti, creando lo sfondo comune per le riflessioni e speculazione dell’autore in tema di arte, politica, critica sociale e architettura; l’ambientazione del romanzo diventa così personaggio, nucleo centrale dell’intera trama e dell’idea alla base del libro e che porterà il lettore a scoprire il protagonista dell’opera: Milano. Biondillo veicola il romanzo giallo ad una funzione di romanzo sociale, lo specchio, la caricatura e il canto tragico della società. Nei suoi personaggi e nelle macchiette che incontra l’ispettore Ferraro c’è tutta la Milano industriale, radical-chic, modaiola e immigratitaliana dei giorni nostri. Il ritmo delle stagioni che viene imposto alla trama ne permette uno sviluppo all’interno di tanti e vari angoli di Milano, dalla Stazione Centrale al Leoncavallo, dal Duomo a San Siro, dalla Brianza alle periferie povere e ammassate, le (prossime) banlieus italiane, raccontate con diverse luci, atmosfere e temperature. Un lucido e appassionato ritratto della Metropolis, capitale industrial-finaziaria italiana. In un intervista del Mucchio di novembre dice Biondillo: “Spesso mi sembra di essere l’ultimo cantore di una città che non ama più nessuno, milanesi compresi. Non li critico: oggi Milano è una città ferita, dove il suo momento di gloria sembra fuggito per sempre. Ma resta una città che può dare ancora molto, se solo sapesse rimettere al centro, non solo la sua attitudine alla produzione, ma anche la sua tradizione all’accoglienza e alla solidarietà”. La voce dell’autore nel libro è quella di un abitante milanese, un qualunque cittadino alle prese con la quotidianità della città: l’ispettore Ferraro è un “normale” personaggio, originario delle zone periferiche e con grosse componenti criminali di Quarto Oggiaro, alle prese nel suo lavoro con il traffico, il business, i dialetti. Un “anti-eroe” irresoluto e impacciato, pieno di difetti, alter ego biografico di Biondillo, chiave di lettura dal basso della città e dei suoi cittadini: un uomo senza qualità che può, grazie alla sua professione, muoversi negli anfratti più sordidi di Milano. Romanzo giallo, sociale e di Milano. Raccontare le (dis)avventure di Ferraro diventa il modo per parlare della fase decadente della sua città, del suo inarrestabile e progressivo imbruttimento, della scomparsa della classe operaia, dell’archeologia dell’industria. Romanzo aspro e ironico sul ventre molle e sulla variegata umanità milanese. Buona lettura.


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