AVANTI IL PROSSIMO…
STORIA DELLA FOTOGRAFIA DI ANGELA MADESANI
Come già accennato lo scorso mese, l’Italia conosce un clima editoriale arido per quanto riguarda una completa bibliografia di fotografia. Chiunque voglia avvicinarsi a questo tema, dal punto di vista storico, si preoccupa di iniziare con un buon manuale. E qui non si inizia bene. Non mancano approfondimenti teorici e analisi strutturali, esistono preziose monografie o retrospettive o ricchi cataloghi, ma si sente la mancanza di quella manualistica spesso necessaria per avere un quadro almeno generico della fotografia, dalle origini fino al digitale. Le opere migliori provengono dall’estero. Il testo più conosciuto e, forse, più apprezzato è Storia della fotografia di Beaumont Newhall (Einaudi, 1984). Un esempio di volume storiografico che però non è più aderente al contesto attuale. Altri autori, con approcci e ideologie diverse, hanno tentato di “raccontare” la storia della fotografia: a partire da Helmut Gernsheim, fino a Walter Benjamin e Rosalind Krauss, da Jean A. Keim a Jean Claude Lemagny. Senza dimenticare i preziosi saggi di Roland Barthes (La camera chiara) e Susan Sontag (Sulla fotografia). Anche in Italia, alcuni critici e storici (di diverse estrazioni culturali) hanno tentato questa strada: in primo luogo, Italo Zannier. Ma mai nessun italiano ha realizzato un gran bel volume di storia della fotografia, sulle orme, ad esempio di ciò che fece Zevi per l’architettura. L’ultimo, in ordine cronologico, è Storia della fotografia di Angela Madesani (Bruno Mondadori, 2005). Un libro che non ritengo inutile, ma certamente evitabile. L’autrice è indubbiamente una grande esperta di arte contemporanea e ben lo dimostra nella seconda parte del libro. Infatti, riesce bene nell’intento di narrare la situazione della fotografia internazionale dagli anni ’80 ad oggi. Ma delude in ciò che dovrebbe essere il suo originario pretenzioso obiettivo: la storia della fotografia. Posso immaginare i problemi editoriali ed economici che ci sono, ma non concepisco un volume del genere praticamente privo di immagini. Solo una foto per autore (non tutti), minuscola, mai esaustiva (nell’impossibilità di poterlo essere) e di pessima qualità di stampa. Questo è il meno. Ci sono errori clamorosi (ad esempio un Nièpce che lavorava non su rame, bensì su lastre di cuoio!), collegamenti azzardati e improbabili tra autori che poco o nulla hanno di che spartire, imprecisioni geografiche e soggettivi (poco originali) giudizi riduttivi e immotivati. Di positivo troviamo un’esaustiva bibliografia, alcune interviste interessanti (a Uliano Lucas, Franco Vaccari e Gabriele Basilico) e la sezione di fotografia contemporanea, nonostante spesso cada nell’errore “lista della spesa”.Confido nelle buone intenzioni dell’autrice, ma credo che sia stata un’occasione sprecata e gestita male. Nessuno scommette su quando un’altra casa editrice italiana ritenterà e, intanto, in desolata attesa, aspettiamo il prossimo…
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