SIGILLO DI NATALE

di Diego Albano

Una nuova costruzione sorta nel mezzo di una zona archeologica, le proteste degli ambientalisti, il sequestro dell’immobile da parte della magistratura. Un caso di ordinario abusivismo, se non fosse che la costruzione è stata autorizzata dal comune e che sul registro degli indagati sono finiti, assieme ai proprietari del terreno in questione, il dirigente dell’area tecnica comunale Leo Galli, il responsabile del procedimento Gino Cappa e il direttore dei lavori, l’ingegnere Giancarlo Belluzzi, consigliere di Forza Italia e presidente della commissione urbanistica. L’accusa per tutti è di costruzione senza autorizzazione, mentre a Galli e Cappa si contesta anche l’abuso d’ufficio.
In sostanza, il comune ha autorizzato una costruzione in una zona tutelata sia a livello archeologico che paesistico. Il sindaco Fabrizio Paganella si è affrettato a dichiararsi “convinto della legalità del permesso di costruire concesso, che ha seguito una prassi ormai consolidata pressoché in tutti i comuni lombardi”. In realtà il provvedimento di autorizzazione firmato da Galli presenta un vizio di forma piuttosto pesante, che ha fatto poi scattare l’ordinanza cautelare del Gip del tribunale di Mantova datata 7 dicembre. L’autorizzazione viene infatti concessa in base all’articolo 16 della legge Regionale 18/1997, in quanto le opere richieste “rientrano fra quelle subdelegate ai Comuni”, cioè fra quelle sulle quali le amministrazioni comunale possono deliberare in completa autonomia. Ma il suddetto articolo 16 cita soltanto la “posa di cartelli od altri mezzi di pubblicità”, le recinzioni, la posa di condotte fognarie, idriche od elettriche. Inoltre l’articolo rimanda alla precedente legge regionale del 12 marzo 1984, nella quale si annoverano come materia di “subdelega” gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, gli interventi di restauro, di ristrutturazione edilizia ed urbanistica. Niente a che vedere, insomma, con le nuove costruzioni. La relazione degli esperti in materia paesistico-ambientale del comune è ancora più interessante, perché ignora letteralmente la presenza del vicino convento di Santa Maria di epoca longobarda. Le fotografie allegate alla relazione sono state scattate volgendo le spalle alle colline e al convento, con l’obbiettivo rivolto verso la statale che porta a Desenzano del Garda.
Cioè voltando le spalle al paesaggio e ai beni da tutelare. La normativa (Legge Regionale del 25 luglio 1997) impone invece di presentare una documentazione che rappresenti “da più punti di vista, in modo panoramico, l’edificio o l’area oggetto dell’intervento”. Il parere favorevole della commissione edilizia comunale viene poi espresso a condizione di “predisporre un filare di alberi a medio fusto parallelamente alla strada statale del Benaco”, quasi a nascondere una costruzione che con le colline aveva poco a che fare.
A complicare la situazione è la presenza, nelle vesti di direttore dei lavori (quindi tra i privati richiedenti), dell’ingegner Giancarlo Belluzzi, consigliere comunale di Forza Italia e presidente della commissione urbanistica. Una posizione che la legge non impedisce, ma che non migliora l’immagine del comune. Cristallino il commento del vice coordinatore di Forza Italia Mario Tonello: “Belluzzi è chiamato in causa esclusivamente per i fatti legati alla sua attività professionale, indipendenti dal suo incarico politico”. A dolersene in seno alla coalizione di maggioranza sembra essere stato soltanto il segretario dell’Udc Ezio Rizzi, che ha definito l’episodio “un fatto increscioso, che dovrebbe far capire a chi è amministratore pubblico che mescolare impegni professionali e incarichi politici è problematico. Un amministratore dovrebbe evitare situazioni che possono configurarsi come conflitto sul piano etico, anche se non esiste sul piano formale.” Il condizionale è d’obbligo.


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