FERMI TUTTI

di Diego Albano

Di “Parco delle colline Moreniche” si è discusso molto su queste pagine. Come del suo fratello maggiore, il famigerato PLIS (Parco Locale ad Interesse Sovracomunale). Un argomento importante per capire quanto sia difficile coniugare tutela ambientale e paesaggistica con le esigenze di sviluppo del territorio. Uno sviluppo spesso privo di regole, affidato all’entusiasmo di agenzie immobiliari legate a doppio filo alle amministrazioni locali. Poco importa, infatti, che esistano i famosi piani regolatori, atti a programmare in anticipo la crescita del territorio. Per aggirare questa pianificazione le giunte comunali abusano volentieri della “variante”, cioè una modifica al piano generale che permette di cambiare la destinazione d’uso di un terreno. Da agricolo a edificabile, per esempio. Il problema è che le varianti proliferano, mentre il paesaggio cambia e si cementifica senza una visione d’insieme. In questo contesto abbiamo voluto anticipare una provocazione di Emilio Crosato, presidente del “Parco delle colline Moreniche”. L’idea è semplice: “Proporre una moratoria sulle modifiche ai piani regolatori che riguardano le colline moreniche e il territorio del Garda. Bloccare cioè le varianti che portano a nuove aree industriali, residenziali e commerciali. E in cinque anni verificare la situazione”. Bloccare tutto insomma, e mettersi attorno a un tavolo “con gli enti di controllo, i comuni e tutti i soggetti interessati” per dare allo sviluppo e alla tutela una visione d’insieme. “Si è visto che questa espansione edilizia non risparmia terreni tutelati dal punto di vista paesaggistico – spiega Crosato – e si rischia di distruggere anche le stesse risorse territoriali che ci permettono di esistere. Ma si rischia anche di rendere le popolazioni estranee alle loro terre”. Questa verifica andrebbe condotta esaminando le possibilità offerte dalle modifiche ai piani regolatori già approvate (evitando quindi di proporne altre) e le reali esigenze di nuovi insediamenti produttivi. Il tutto con il concorso degli organi di vigilanza e di istituti esterni adatti allo scopo. In questo modo sarebbe possibile rendere “più collegiale” la gestione di un’area ad alto valore ambientale come quella attorno al lago di Garda. “Ciascun comune – conclude Crosato – fa quello che vuole. Dovremmo cercare invece di trovare soluzioni comuni per un territorio omogeneo, proponendo qualsiasi tipo di sviluppo solo nel momento in cui ce ne sia un reale bisogno, senza speculazioni edilizie. E’ necessario tenere conto della qualità della vita e di problemi come la viabilità e i servizi”. Certo, una tale iniziativa andrebbe a scontrarsi con l’autonomia dei singoli comuni. Ma a noi è sembrata una buona idea. Così abbiamo pensato di sottoporla ai sindaci di Castiglione, Desenzano, Cavriana e Lonato. Quattro comuni importanti, appartenenti a due province diverse ma accomunati da un patrimonio territoriale e culturale comune.


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