ULTIMO SALUTO
AL RE DEI PERFIDI

di Giovanni Caiola / underdog1982@libero.it

Non c’è proprio più rispetto per i grandi che se ne vanno. Muore Rocky Roberts e giù subito una gragnuola di servizi di tutti i telegiornali nazionali a ricordarcelo come un grandissimo del rhytm & blues. Ci lascia invece, il 20 gennaio di quest’anno, Wilson Pickett che di quel genere è stato davvero uno fra i più grandi e pochissimi sono stati a commemorarlo e i più l’han comunque fatto solo perché nel 1968 e ’69 questi aveva cantato a Sanremo. Come se la partecipazione all’annuale festival degli orrori che si tiene in Liguria l’avesse reso importante da personaggio minuscolo che era. Pickett un personaggio musicale minuscolo? Sì, ma solo per chi la musica l’ascolta giusto una volta l’anno e proprio a Sanremo. Se dovessi qui elencare tutti i brani del Perfido (così era soprannominato anche per via di un carattere molto poco accomodante) giunti nei primi posti delle classifiche di vendita statunitensi rischierei di riempire l’articolo solo con quelli, non lo farò quindi ma vi basti per capire la statura artistica del personaggio. Come buona parte dei grandissimi del soul ebbe modo d’iniziare la carriera in chiesa intonando gospel finché nel 1960 – era nato in Alabama nel 1941 – si unì ai Falcons (gruppo tra le cui fila si fecero le ossa pure Eddie Floyd e Joe Stubbs) e con questi trovò i primi successi. Ma fu col passaggio alla Atlantic che la sua vita decollò verso dorati empirei artistici. Prendete quello che fu il suo terzo disco da solista in assoluto, il suo secondo per l’etichetta regina del soul sudista, The Exciting del 1966, è eccitante proprio come promette il titolo e solo a citare i quattro singoli che ne sono stati tratti la mente vacilla: In The Midnight Hour, Ninety-Nine And A Half (Won’t Do), 634-5789 e Land Of 1000 Dances sono brani immortali (altro che Stasera Mi Butto del citato Roberts!) che spingono inesorabilmente anche l’ascoltatore più compassato a tenere il tempo col piede e a lanciarsi in balli sfrenati e fuori dalla grazia di qualsiasi dio conosciuto a parte Dioniso. Ma la rilevanza del disco non sta solo nella bellezza delle canzoni citate ma anche nel fatto che le altre siano di un nonnulla meno devastanti, facendolo così un album a 33 giri solido in ogni sua parte in un’epoca nella quale musicisti e pubblico ragionavano soprattutto in termini di singoli a 45 giri (per la cronaca il primo album rock ad essere concepito come un tutto unitario e perfettamente compiuto fu Rubber Soul dei Beatles nel 1965). Altre pietre miliari posate da Wilson nel suo cammino furono The Wicked Pickett nello stesso ’66, The Sound Of Wilson Pickett nel 1967 e, un po’ a sorpresa, quello che nel 1999 è stato il suo ultimo lavoro It’s Harder Now. Ovviamente per molti rimarrà colui che ha presentato a Sanremo, in coppia con Battisti, Un’avventura ma voi non date ascolto a queste ignare voci e fatevi randellare corpo e mente da ritmi martellanti, da ottoni possenti e da una voce che oggi con ogni probabilità risuona nel girone dei lussuriosi.


Commenti »

Ancora nessun commento

feed RSS per i commenti a questo articolo.

Lascia un commento


Attenzione: i commenti compariranno sul sito previa approvazione del moderatore

Righe e paragrafi vanno a capo automaticamente, l’indirizzo e-mail non viene mostrato, HTML è permesso: <a href="" title="" rel=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <code> <em> <i> <strike> <strong>