I CONSIGLIATI DI PEGASO
Ultimo romanzo in ordine d’uscita dello scrittore londinese, pubblicato in Italia da Einaudi ad ottobre dell’anno appena passato e subito diventato campione di vendite e di pubblicazioni. Intrappolato dalla letteratura mainstream e dal successo commerciale spropositato di cui è parte a pieno titolo, l’autore e la sua opera rischiano di restare paralizzati dalle troppe positive recensioni e critiche apparse dopo la pubblicazione, e di rendere Sabato un libro dedito solo al suo piacevole consumo. La nomenklatura dei grandi autori più in uso negli ultimi anni fra case editrici, librerie, festival spesso non tiene fede poi nella propria produzione, regalandoci schifezze immonde frutto del lavoro di scrittori noiosi ed incapaci. La lettura di Sabato obbliga ad una preventiva cancellazione della notorietà e del successo di Ian McEwan, per affrontare il corpo nudo del suo lavoro senza conoscerne la fama internazionale. Ambientato a Londra, il romanzo si svolge tutto all’interno di ventiquattr’ore, nella giornata di Sabato 15 Marzo 2003, il giorno delle affollatissime manifestazioni sparse nelle più grandi città del globo contro l’intervento armato in Iraq. Il protagonista, Henry Perowne, ricco e spensierato neurochirurgo, sposato con un’avvocatessa e con due figli invidiabili, uno musicista affermato e l’altra poetessa in procinto della sua prima pubblicazione, si appresta a trascorrere un qualunque sabato, fra una partita di tennis e i preparativi della cena. Nell’evolversi piatto della giornata, comincia però a “trasudare” dalle pagine un vago senso di insicurezza e di pericolo imminente, una sensazione che dal narratore passa al lettore, mai oggettivata chiaramente, quanto piuttosto come sintomo della vita metropolitana del XXI secolo, post 11 settembre e sulla soglia di una guerra imminente: ne esce un ansioso e angosciante ritratto della Londra del Marzo 2003, mentre Tony Blair annunciava il possesso da parte del regime iracheno delle armi di distruzione di massa e l’ispettore Onu, Hans Blix, che non le trovava. Henry Perowne si erge ad alter ego dell’autore, si fa coscienza e voce narrante. Un nuovo Ulisse, che un secolo dopo, attraverso l’espediente di una figura molto solida di neurochirurgo occidentale, esponente della medio-alta borghesia della città capitale del mondo, ne riprende le inquietudini esistenziali e la fragilità storica. La mente scientifica del protagonista, poco incline a lasciarsi trasportare dalla fantasia e dalla creatività della letteratura, della musica e dell’arte in genere, abituata piuttosto ad analizzare minuziosamente le situazioni scandendone ogni elemento si fa linguaggio nell’opera, con una sintassi molto costruita e una narrazione pedante e precisa, che permette a McEwan di passare dalla banalità quotidiana all’esposizione dei massimi sistemi, senza smarrire un lessico ricercato e rigoglioso. Sabato è un romanzo sulla condizione umana, essenzialmente descritta dall’autore come fragile, inquieta e precaria e, allo stesso tempo, un interrogativo su cosa voglia dire vivere dopo la caduta delle torri in una delle più ricche e a rischio città occidentali. Terminato poche settimane prime degli attentati alla metropolitana, dannazione, McEwan ci aveva visto giusto. Buona lettura.
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