I 10 ANNI DELLA CIVETTA
PARLIAMO DI AMBIENTE E TERRITORIO
Il 5 aprile del 1996 usciva il primo numero della Civetta. Nel festeggiare, con legittima soddisfazione, questo decimo compleanno, vogliamo avviare una riflessione su come è cambiata la nostra realtà locale negli ultimi dieci anni e quali prospettive si preparano per il futuro. La Civetta è nata, come scrivevamo nel primo numero di dieci anni fa, partendo da alcune considerazioni critiche sul nostro sistema di vita “sempre più frenetico e alienante”, sui modelli di comportamento che, “sotto la spinta di un’overdose di televisione e di pubblicità, seguono il mito del denaro, del successo e del consumismo esasperato”, sulle profonde ingiustizie e sul gravissimo degrado ambientale che questo sistema economico provoca, sia a livello locale che su scala globale. Uno degli argomenti che, come Civetta, abbiamo fin dall’inizio affrontato, con maggiore intensità e convinzione, riguarda appunto la difesa dell’ambiente – soprattutto del nostro stupendo patrimonio collinare – e, più in generale, le politiche di gestione del territorio, di cui la difesa dell’ambiente dovrebbe essere una delle componenti più qualificanti. Purtroppo il bilancio ambientale di questi ultimi dieci anni, come chiunque può verificare, è terribilmente negativo e ancora più cupe sono le prospettive per i prossimi anni. Il territorio, per molti, è ancora uno spazio bianco su cui poter tracciare, in modo disinvolto, linee e perimetri che diventano spesso elementi di devastazione ambientale. Dalle bretelle autostradali alla Tav, dai campi di golf alle varianti industriali disseminate senza alcun criterio su tutto il territorio, dagli sbancamenti selvaggi alle recinzioni che chiudono i sentieri e privatizzano le colline, il nostro territorio è colpito da una malattia che ancora oggi, nonostante i disastri compiuti, è largamente diffusa tra i politici e gli amministratori: lo “sviluppismo”. Nel nome dello “sviluppo” stiamo distruggendo la fonte della nostra vita. Ora il comune di Castiglione delle Stiviere sta predisponendo il nuovo strumento urbanistico, il PGT (Piano di governo del territorio), che sostituirà il vecchio PRG. Ma chi discute? E di cosa si discute? In una lettera alla Gazzetta il sindaco ha dichiarato che sono i partiti della maggioranza a discutere e che in quella sede sono già stati decisi gli indirizzi politici del PGT. In sostanza, ha precisato il sindaco, c’è una linea di continuità con gli ultimi provvedimenti urbanistici. Le polemiche interne alla maggioranza, finite anche sulla stampa, e le risposte generiche date all’ultimo consiglio comunale ci fanno dubitare che la situazione sia così tranquilla. Ma se passa la linea del sindaco c’è poco da stare allegri: anziché procedere con un dibattito serio, come mi pare sarebbe necessario, sul futuro di Castiglione, “i partiti di maggioranza hanno già deciso”, e avanti come prima. Complimenti! D’altra parte, in provincia di Mantova è appena nato un nuovo soggetto politico che, in nome dello “sviluppo ecosostenibile”, rivendica la realizzazione di grandi infrastrutture (in primo luogo Tibre e Mantova-Cremona), e che ha, tra i suoi principali promotori, due amministratori (il sindaco di Monzambano e un assessore di Solferino) che il territorio sono abituati a coprirlo di cemento. No comment.
2 Commenti »
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Concordo pienamente con quanto detto nell’ articolo ” parliamo di territorio e ambiente ” vi mando un mio articolo inviato a suo tempo al giornale di brescia nel gennaio 2004 e pubblicato. Se qualche forza politica responsabile non interviene , per il nostro territorio sarà una vera catastrofe, quello che lascia sgomenti che i partiti indistinatamente di destra e di sinistra e la gente nei fatti sono indifferenti a tutto.
saluti e buon lavoro
Egidio Barbieri
Sig. direttore
Ho letto la lettera del sig Francesco Gusmeri “Un’unica, gigantesca cementopoli” del 17 Gennaio 2003, che condivido pienamente.
Volevo scrivere, da molto tempo, circa la situazione di degrado irreversibile del nostro territorio Bresciano.
Di questo passo, nel giro di dieci anni, la nostra Provincia diventerà un’immensa catino cementificato, in cui i terreni e i boschi dell’intero paesaggio bresciano saranno solo un ricordo.
Si notano espansioni urbanistiche ovunque, che non seguono nessun disegno programmatorio; semplicemente assecondano l’interesse privato da una parte, e quello contingente e campanilistico dei diversi Comuni , che introitano notevoli risorse attraverso gli oneri di urbanizzazione secondaria.
La provincia di Brescia presenta 206 Comuni con altrettanti piani regolatori, senza nessuna logica di sviluppo ordinato e sostenibile.
Questo ha portato a situazioni assurde, Comuni anche piccolissimi riescono a far approvare piani di insediamento industriale e relative urbanizzazioni di terreni con superfici superiori al paese stesso; costruzioni industriali comunque orribili, immensi cubi edificati con l’unica preoccupazione di spendere il minimo, beneficiare di tutte le agevolazioni fiscali possibile ed immaginarie, e guadagnare il massimo.
Nella zona in cui abito, stanno sorgendo nei raggio di 10 Km decine di zone artigianali con una devastazione del territorio terribile, se le zone fossero state decise affidandosi al caso avrebbero una logica migliore.
Se tutti i futuri insediamenti previsti dai Comuni diventassero operativi, sarebbe una catastrofe,
quello che sconcerta è che la gente sembra indifferente e distratta su questi problemi.
Il ruolo di controllo della Regione e della Provincia non si capisce bene in cosa consista; recentemente la Provincia ha presentato il Piano territoriale di coordinamento; non è ancora operativo, comunque dubito, riesca ad incidere significativamente sulla qualità della pianificazione territoriale.
Gli uffici preposti alla programmazione della Provincia di Brescia e della Regione Lombardia cosa fanno, vorrei che qualcuno competente lo spiegasse chiaramente.
In molti di questi capannoni , vi lavorano ormai per l’80% extracomunitari, in fondo sarebbe più utile costruirli in Africa, con vantaggi per gran parte dei soggetti interessati ma, questo è un altro discorso.
Se non si pone rimedio nel giro di 5 anni si costruirà, quanto nei precedenti 50, con la scomparsa di migliaia di piò di terra e di vegetazione, con conseguenze devastanti per l’ambiente.
Molte associazioni ambientaliste anche locali, si lamentano giustamente della devastazione delle foreste pluviali dell’ Amazzonia, ma non sarebbe forse più onesto e credibile. pensare anche al nostro territorio.
Nessun si sogna di metter in discussione le necessità dello sviluppo, ma francamente 206 aree industriali, ideate nella totale anarchia, mi sembrano eccessive; si sono create conurbazioni degne di un Paese dell’america latina, i comuni periferici alla città sono ormai soffocati da questa mediocrità programmatoria.
Considerando l’estensione del territorio una ventina di aree industriali sarebbero sufficienti, e avrebbero permesso un disegno di vie di comunicazioni idonee ed efficienti, invece si è preferito assecondare le espansioni urbanistiche in tutte le direzioni, in pratica l’anarchia totale e assoluta nella gestione del territorio
I corsi d’acqua che scorrono alle periferie della città, sono delle vere fogne a cielo aperto, ma sembra che non interessi a nessuno.
Senza parlare del taglio selvaggio degli alberi posti sulle sponde dei fiumi e delle rogge che costituiscono una caratteristica del nostro territorio, dell’eliminazione silente e sistematica di fossi, dei riflessi d’acqua, di stagni e sorgenti , delle stradine di campagna, con la relativa vegetazione.
Si parla molto della futura metropolitana leggera, tutti sono concordi a parole, che per avere una valenza strategica e una ricaduta economica, questa dovrà collegare la provincia alla città.
E’ infatti, impensabile andare avanti in questo modo, il mattino un serpentone senza fine si snoda da Torbole al semaforo di Roncadelle, su altre strade è la medesima situazione.
Mi chiedo, dove passeranno i binari di questa benedetta metropolitana leggera, visto che a ridosso di tutte le grosse arterie negli ultimi 20 anni si è costruito e si stà costruendo di tutto, villaggi, capannoni, centri commerciali.
Esistevano reti dimesse di collegamento ferroviari secondari, ( è noto che negli anni 20 e 30 c’era una rete ferroviario molto più estesa dell’attuale) che potevano costituire una soluzione per la metropolitana leggera ma, nessun Comune o ente sovracomunale ha pensato di salvaguardarle con il risultato che in molti punti ormai sorgono costruzioni ed insediamenti.
Si parla di dimettere anche le stazioni di Manerbio e Verolanuova ( semplicemente grottesco, Vostro giornale del 21/01/2004)
Non stò parlando in astratto, basta viaggiare sulle grosse arterie che partendo da Brescia portano a Orzinuovi, Quinzano, Montichiari, Gardone VT, il Lago di Garda, tutto cementificato, negli ultimi anni poi si nota una frenesia nella cementificazione, per qualcuno sospetta.
Spianate di capannoni sorgono come funghi a qualche metro dalle statali, in ogni direzione, un immenso serpentone che si espande come un tumore seguendo il tracciato delle strade.
Sembra impossibile ma, nessun governo o amministrazione locale dal dopoguerra a tutt’oggi ha mai trovato il tempo di elaborare norme semplici a costo nullo, che prevedessero il vincolo di inedificabilità assoluta e inderogabile a 200 metri dalle ferrovie e autostrade e a 100 dalle ex statali, e salvaguardassero i vecchi tracciati delle ferrovie dimesse, e poi naturalmente, farle rispettare.
Invece si notano a ridosso della ferrovia Venezia Torino, delle autostrade e delle vie di collegamento principale con i paesi della provincia , costruzioni industriali, commerciali, villaggi, cantieri in opera, tutto perfettamente nella norma.
Quando sorge la necessità di allargare le autostrade o le ferrovie sono dolori, non c’è più lo spazio necessario, neanche per le piste ciclabili.
Le proteste delle amministrazioni comunali, con in prima fila i Sindaci, contro la ferrovie ad alta capacità, l’allargamento dell’autostrada, francamente in buona misura mi sembrano ipocrite e ridicole; prima queste autorizzano gli insediamenti urbanistici a ridosso delle vie di comunicazioni
( basta prendere il treno Milano Venezia per constatare che gli insediamenti a ridosso del tracciato ferroviario, sono recentissimi) e poi si lamentano.
I Comuni, dopo l’ennesima dimostrazione di mediocrità programmatori, si oppongono a che le ferrovie o le autostrade per ampliarsi chiedono dei percorsi secondari ( l’alternativa sarebbe la demolizione di migliaia di fabbricati confinanti con la ferrovie o le autostrade, magari a spese dei Comuni che li hanno autorizzati ) .
Se molte amministrazioni, avessero dimostrato un minimo di buonsenso e di sensibilità, non avrebbero permesso con i loro piani regolatori la costruzione di edifici a 10 metri dalle vie di comunicazioni.
Si pensi che per costruire il nuovo palazzo di Giustizia di Brescia hanno acquistato l’area adiacente ai binari della ferrovia, un’assurdità.
Se proprio si voleva mantenere in città il palazzo di Giustizia, le ex Caserme ormai dimesse, sarebbero state molto più idonee ed ampie, si è invece preferito chissà per quali motivi, mettere in queste i centri di prima accoglienza per extracomunitari e dei parcheggi a pagamento.
Non si venga a dire che è colpa dell’attuale governo, l’indifferenza prosegue ormai da trent’anni, qualsiasi amministrazione governi, l’insensibilità dimostrata su certi temi è la medesima.
Mi auguro solo che le forze politiche responsabili della nostra provincia, in occasione delle imminenti elezioni provinciali, dimostrino con una proposta vera una diversa sensibilità alle problematiche dello sviluppo sostenibile, altrimenti avremmo l’ennesima dimostrazione che ormai
i due poli sono ormai identici in tutto anche nella mediocrità.
Trenzano 22 Gennaio 2004
Barbieri Egidio
Comment scritto da Egidio Barbieri — 4/9/2006 @ 1:44 pm
Complimenti al vignettista, anche se Pellizzer l’avrei fatto più … “nanetto".
Comment scritto da Marzia Sandri — 4/12/2006 @ 6:41 am