MČ RICÓRDÉ…

di Giorgio Alemanni

Tutti ricordano.
Spesso ricordiamo fatti personali o familiari, di norma prima di addormentarci come una sorta di preghiera. Tutti gli uomini, anche i più duri, hanno qualche paura o almeno dei dubbi. Ci si rivolge al ricordo dei propri cari come cercando un aiuto o un consenso. Molti ricordi si sono presentati alla mente nel vedere le fotografie pubblicate dalla “Gazzetta di Mantova” nelle pagine: “C’era una volta”, dedicate a Castiglione. Foto che già da tempo conoscevo, come credo molti di voi, ma ogni volta nel rivederle mi ricollegano ai ricordi. Riconosco e ricordo alcuni castiglionesi che hanno fatto la ‘storia’ di questo nostro Paese, anche se ora lo chiamiamo ‘città’, oltre ad immagini di una Castiglione di altri tempi. Il Duomo circondato dalla boscaglia, ora parco Pastore. La vecchia stazione, con alla sinistra, la casa dove una volta abitavano i miei nonni. Il ‘Grattacielo’, con il finto aeroporto, in quella che si chiamava piazza d’Armi ed ora Dunant. Lì allora arrivavano le giostre con tanto di autoscontro e ‘calcinculo’, dando modo ai ‘bulletti’ locali, e non, di esibirsi. Un Benigno Zaccagnini con al fianco Mario Martinetti (mio padrino) che da noi castiglionesi a Milano, veniva chiamato ‘Il Presidente’. Lo era davvero, del “Club Costa della Balena”, in via De Amicis. La statua di Giovanni Chiassi con la spada, ma senza il giardinetto e le scale. La vista aerea di Castiglione che bene inquadra la ripa dell’Orologio e giù via Ordanino, fino a piazza Luigi. Quella discesa che quando nevicava diventava una pista di ski, per chi li aveva, altrimenti, con ardimento, ci si cimentava con il c… Un comizio in piazza Dallò da dimenticare, come preferibilmente da non identificare i presenti, iniziando dai tre giovani ‘Balilla’. Un quadro di San Luigi, uno raffigurante sua nipote Cinzia e un Papa (Giovanni Paolo II) in visita alla Basilica completano la seconda pagina. Il bar di Lodi. Quante volte sono entrato con mio nonno! Mi ordinava (di nascosto) un gelato mentre si gustava un aperitivo: il ‘Cinzanino’. E fuori seduto ad un tavolino sulla via Garibaldi (le macchine allora erano rare) un famoso ‘bel Moro’ castiglionese fumava. Quante volte sono passato davanti allo zoccollificio (süpèlificio) Tosatori. Solo pochi anni fa mi risuolò con arte un paio di stivali, prima di lasciarci. Una foto delle operaie della filanda mi ricorda mia nonna Rita (da poco scomparsa), chissà quale di quelle ‘filandère’ era. «……le operaie delle filande e degli opifici castiglionesi furono tra le prime in Italia a formarsi in Società di Mutuo Soccorso per solo donne (L. Zanardi). Gli uomini si erano da poco organizzati, ma “egoisticamente” da soli. Questo, come quello più famoso delle loro colleghe mondine, era uno dei loro canti di lavoro (naturalmente in dialetto).
Filatrice svogliata (anonimo):
«Lunedì: non lavorai.
Martedì: persi la rocca.
Mercoledì: la cercai.
Giovedì: la ritrovai.
Venerdì: la caricai
Sabato: m’acconciai la testa.
Domenica: non lavorai perché era festa».
“Il Portone del Lago” chiamato così non perché via di uscita da Castiglione verso il Garda, ma perché Ferdinado II Gonzaga fece costruire in quel luogo un laghetto per potersi trastullare con la moglie in barchetta. La cascata dell’Arnò rievoca le calure estive e la goduria di sostarvi nelle vicinanze godendo degli spruzzi gelati dell’acqua proveniente dalle valli trentine che avrebbero poi dissetato l’assetato Basso-mantovano. (continua)…


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