IL CONFLITTO DI INTERESSE

di LUPIN III

In questa legislatura, ma anche prima, si è discusso del conflitto di interesse del premier Silvio Berlusconi. Di seguito verrà elencata una serie di iniziative legislative (in campo fiscale ed economico) per aiutare il lettore a capire se esiste o meno una correlazione positiva tra il “fare politica” e risolvere i problemi della gente e il “fare politica” ed accrescere le proprie ricchezze personali. Nel 1994 Berlusconi vince le elezioni; dopo alcuni giorni convince Tremonti (non eletto nel Patto Segni!) ad entrare nel suo governo. Il governo vara la legge Tremonti che consente di dedurre fiscalmente, sino al 50%, tutti gli investimenti realizzati nel biennio 1994/1995. La legge, per la prima volta, viene estesa ai beni immateriali: per Mediaset si profila un risparmio fiscale (acquisito di diritti televisivi) di 260 miliardi di lire. Tre giorni dopo il varo della stessa, Mediaset costituisce a Malta (allora nella lista nera dei paradisi fiscali) una società che si occupa dell’acquisto dei diritti televisivi, di cui sopra, da società nelle Vergin Islands (sempre un paradiso fiscale). Concluso l’affare le società vengono immediatamente liquidate dalla Arthur Andersen, la stessa società che agiva dietro al caso Enron! Mediaset si “ritrova” così un credito d’imposta anche nei paradisi fiscali (quanto valga è difficile dirlo, visto dove si trovano i soldi!). Ulteriori “aiuti indiretti” si sono avuti, poi, durante la recente legislatura:
1. Con i condoni fiscali Mediaset, versando allo stato 60 milioni di euro, risparmia 220 milioni di euro.
2. Il decreto salva calcio consente al Milan di spalmare la perdita sul valore dei giocatori in 10 anni: Berlusconi evita di pagare subito 242 milioni di euro, nonché il fallimento del Milan.
3. Il governo fa approvare una legge sulle plusvalenze realizzate in borsa che permette a Mediaset (Berlusconi) di risparmiare ben 340 milioni di euro di tasse.
4. Infine, con la riforma Gasparri, si determina questa interessante situazione: Rete 4 non viene mandata sul satellite (la rete utilizza abusivamente frequenze di un’altra società, incassando ogni anno 700 milioni di euro in pubblicità!) ed il bacino di raccolta di Mediaset, con i nuovi criteri di calcolo della legge, può crescere di altri 2 miliardi di euro circa.
In questi anni il patrimonio personale di Berlusconi passa da 3,1 miliardi a circa 10 miliardi di euro. La sua società registra una crescita in borsa, dal crollo delle torri gemelle ad oggi, di circa + 180%: nel frattempo, le società europee dello stesso settore, hanno registrato in media un - 4%. È probabile, a dodici anni dalla discesa in campo e con un portafoglio quasi triplicato, che anche Berlusconi si sia convinto che la politica non sia poi un calice tanto amaro, come da lui sistematicamente dichiarato in pubblico.


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