SUGLI SCONTRI DI MILANO


Io ho molto in comune con chi ha causato gli scontri di Milano, di sicuro ci sono punti di contatto corposi, ma non chiamo quella gente “compagni”: il farlo presupporrebbe poter percorrere dei tratti di strada assieme, ma fino a che agiscono in quel modo li lascio volentieri soli. Solo in certi casi precisi e molto ben definiti l’uso della violenza è una possibilità accettabile (lo stesso Gandhi diceva “Se la tigre attacca il villaggio, il vigliacco scappa il non violento si difende”) questi sono: la difesa quando si viene attaccati in modo spropositato, abnorme e violento (qui inserisco il caso di Carlo Giuliani e gran parte degli eventi di quei giorni) e la resistenza ad un regime. Nella nostra situazione ben vengano le avanguardie, ma di pensiero (se ne sono capaci) le altre sono sempre state usate contro i movimenti per giustificare la repressione sia legale che violenta. Non dimentico certo che a Milano ci sia stata una manifestazione fascista e che il solo richiamarsi a quel regime sia di per sé più violento, odioso e deprecabile di quanto fatto accadere dal gruppuscolo di persone poi arrestate, ma proprio quegli eventi hanno avuto l’effetto di far calare l’attenzione sull’inaccettabile manifestazione fascista; questo la dice lunga sulla miopia politica e la pochezza di pensiero di chi quegli scontri ha voluto. Da tempo ho deciso di non scendere in manifestazione laddove possa anche solo esserci il dubbio della presenza di personaggi come quelli che hanno causato gli scontri di Milano; smettiamola di giustificarli, è vero che sono una parte del movimento, ma com’è vero che un tumore è parte di un organismo: sono da isolare e sconfiggere allo stesso modo per non morire noi, se non ci attiviamo su questo le istanze e le idee del movimento verranno sempre confuse con gesti insulsi. Non dimentichiamo infatti che i media mediano, filtrano, dobbiamo renderci inattaccabili dal punto di vista dell’agire; primo perché è giusto, ma anche per poter parlare di idee e proposte e non continuare a difenderci su fatti che, bisogna cominciare a gridarlo, non devono far parte del movimento, ma di alcuni che non mi va per nulla di difendere, in quanto il movimento stesso è la principale vittima dei loro gesti.
Carlo Susara


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