TRIPLA P
Metti una sera a teatro, in una stanzetta gremita di gente. Metti una luce soffusa e dei faretti colorati. Infine metti della musica jazz dal vivo che accompagna la recitazione di un’attrice ed ecco Serata P.P.P. ovvero Percorsi, Pensieri, Parole da Pier Paolo Pasolini, spettacolo andato in scena lo scorso 16 marzo al Teatro Sociale di Castiglione, in collaborazione con l’Associazione culturale FramMenti. Affascinante lo spunto dell’ideatore della serata, Luca Cremonesi che, in occasione dell’uscita del suo libro Salò o della distruzione dei corpi, seleziona dei passi dal proprio testo e dagli scritti di Pasolini (in particolare dalla raccolta delle Lettere luterane) e li affida alla voce e all’interpretazione di Ilaria Feole perché li consegni al pubblico suscitandone sentimenti evocativi e speculativi allo stesso tempo. Come sottolineato nella presentazione della serata, occorre leggere e, in questo caso, ascoltare Pasolini considerando che non è vero che egli sia stato un profeta, che quella fosse la sua intenzione, comunque non soltanto: egli fu interprete del proprio tempo, fu intellettuale a tutto tondo e la sua lettura della società prese piede dal degrado già in atto e, spesso, al degrado si riferiva e tornava. Così, durante lo spettacolo, la sensazione è stata che sia nato con l’intento di essere un evento sempre sul punto di svolgersi, una voce attuale benché scaturita dalla carta su cui era scritta e, a tale scopo, fondamentale è stata la scelta delle musiche jazz che, per essenza, si fanno nell’istante in cui vengono suonate. Un minuto dopo l’altro, un testo dopo l’altro, il pubblico era avvolto nell’atmosfera, sentendosi a propria volta nell’evento e dell’evento, mentre osservava Ilaria muoversi attenta nella sala o mentre la sentiva rispondere ad una voce fuori campo diffusa da una registrazione, quando si lasciava coinvolgere o travolgere dalle esecuzioni magistrali di Fabrizio Palermo, al pianoforte, e di Aroldo Balleri, al contrabbasso. Non bastano gli aggettivi per elogiare la prova dei due musicisti, che hanno fatto della musica una protagonista alla stessa stregua delle letture anziché, come troppo spesso avviene, una muta comprimaria. Nel generale eccellente lavoro espresso in P.P.P. qualche difetto, tuttavia, è emerso, soprattutto quando alcuni testi sono sembrati, per quanto preziosi nel contenuto, più adeguati ad un’attenta e solitaria lettura e, magari, rilettura, ad uno studio piuttosto che ad una recitazione. Idea importante e quindi, da applaudire, quella portata avanti con spettacoli di questo tipo, avvicinare il pubblico a temi e autori che il tempo e i detrattori rischiano di offuscare e farlo con una fruibilità che lasci la sensazione di aver passato una bella serata.
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