I DISCHI DELLA CIVETTA

di Giovanni Caiola / underdog1982@libero.it

Dopo una serie di segnalazioni di gruppi dediti a musica più o meno trafficante con l’elettricità, è invece giunta l’occasione di parlarvi in questa seguita rubrica di una compagine che fa del suono prettamente acustico un distintivo marchio di fabbrica. Sto parlando degli Iponous terzetto – Cristian Bertoli alla voce ed alla chitarra, Luca Lombardi al pianoforte e alla voce, Davide Vernia alla chitarra ed al basso – di Brescia che ha pubblicato due mini-cd e sta registrando, nel momento in cui vi scrivo, la sua prima prova sulla lunga distanza. Già sento dei mugugni: come, non hanno ancora un disco “vero” in circolazione e gli si dedica una recensione? Colgo quindi al volo l’occasione per dirvi che, primo, i due mini sono maledettamente splendidi e che, secondo, quella di esordire con lavori contenuti è a parer mio una buona abitudine che sempre più si va perdendo (quantomeno dalle nostre parti). Ma la smetto di cianciare e vengo ai dischi, ché lo meritano. Il primo s’intitola Suono &Mac185;, risale al 2004 e nonostante una produzione ed una pulizia sonora non esenti da pecche sciorina cinque canzoni che mi han rapito il cuore sin dal primo ascolto: una Intro per piano e voce “operistica” che ammaliando immette in un mondo sonoro peculiare ed affascinante, una Giulia a passo di valzer il cui testo commuove con disarmante semplicità, una Amori e Risvegli dall’incipit alla – orrore! – Alex Britti redenta poi da un andamento variegato che la fa invero deliziosa, una quasi chiesastica – in senso buono – e drammatica Restami Accanto nella quale a farla da padrone è il pianoforte, una mossa To Crash In Fire Of Events che chiude il programma facendo disperare chi ascolta perché di musica siffatta non se ne ha mai davvero abbastanza. Ed è toccato aspettare un anno prima di avere la possibilità di verificare l’eventuale bontà di materiale nuovo, attesa che Suono III ha ripagato con tre brani autografi mediamente lunghi (al suo interno anche una nuova versione di Giulia che beneficia della stavolta buona produzione). L’iniziale Ballo Per Due è pervaso da un romanticismo che riesce nell’impresa di non farsi mai stucchevole, gli oltre otto minuti di Perso Ad Akakor sono un incantesimo folk (più qui che altrove sono rintracciabili assonanze con De André) che difficilmente potranno gli anni riuscire a farmi dimenticare, Sorella Color Nero è una giga che trascina al canto ed al ballo. Detto che i testi sono parte importantissima del progetto e che la loro fusione con la musica – come già ho scritto acustica e quindi raffinata e delicata, insomma una sciccheria – non ne diminuisce la forza “poetica”, v’invito caldamente a fare un giretto sul loro sito (www.iponous.it) per conoscer meglio tanto le liriche quanto la – lo ripeto ancora una volta giacché lo merita sul serio – bellissima musica. Aspettando con ansia la possibilità di ascoltarli dal vivo incrocio le dita per il prossimo disco!


1 Commento »

  1. Sono veramente bravissimi!!! Live da vedere, un must!
    Silvia’79

    Comment scritto da Silvia — 5/11/2006 @ 9:30 am

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