STRUTTURA E OMBRE

di Giovanni Caiola / underdog1982@libero.it

Mi è spesso accaduto di sentir dire che i dischi di elettronica tendenti all’ambient, cioè quelli nati in teoria per esser tenuti come sottofondo mentre si fa dell’altro, sono sì carini ma risulterebbero mortalmente noiosi appena ci si decidesse ad alzarne il volume per ascoltarli con più attenzione. Una teoria non certo priva di fondamenti (la discussione meriterebbe un articolo, se non un libro, tutto per sé), ma che forse è un po’ troppo generalizzata e basta dare un ascolto al disco di cui vi parlo qui questo mese, che risponde a tutte le caratteristiche che ho sopra menzionato tranne quella di essere noioso. Si tratta del CD omonimo di Struttura e Ombre, nome dietro al quale agisce una sola persona che risponde al nome di Lorenzo Bassi (è pratica comune nel mondo della musica elettronica il nominarsi come un gruppo anche quando si fa tutto il lavoro da soli): nove brani costruiti grazie a sintetizzatore, batteria elettronica, chitarra e voce che si rifanno palesemente alla lezione che gli immensi – ma non esiste aggettivo in grado di renderne la grandezza – Kraftwerk impartirono decenni fa a tutti noi comuni esseri mortali. Con questo non voglio certo dire che in Struttura e Ombre si ascolti solo musica copiata pari pari dall’inarrivabile modello, anzi vi sono dei riusciti tentativi di “variazione sul tema” che dimostrano la bontà delle intenzioni dell’autore. Fra questi tentativi il più decisivo è sicuramente quello che mira a far amorosamente convivere le scansioni minimaliste dei Kraftwerk, appunto, con gli eterei paesaggi sonori dell’ambient (il referente principale qui è Brian Eno). Non si tratta certo del primo tentativo effettuato in questo senso – vengo subito al dunque: questo disco non contiene nulla di nuovo, ma quel che si ascolta è buona musica; a me basta e avanza, a voi? – e basti ricordare qui i capolavori regalatici dai Mouse On Mars. I nove brani: nell’inaugurale Risveglio di primavera il sintetizzatore dischiude con dolcezza le prospettive del disco, in Lieve su battuta danzerina s’innestano trame onirico-spaziali, Pensiero/Forma è un perfetto film horror per le orecchie che si fa tempesta sonica, in Luce, ovunque e lenta il rimando ai già ultracitati Kraftwerk è forse fin troppo palese in quanto viene ripresa la melodia della loro Metropolis, Sintetismo è uno spigoloso gioco di pieni e vuoti che lascia chi ascolta indeciso se ballare o perdersi in sconfinate riflessioni, Quiete e tramonto ha una sezione centrale irresistibilmente pop, in Linee si ascoltano sette minuti e mezzo di appuntite guglie sonore un po’ estenuanti, In fondo è forse il brano che meno convince con le sue traiettorie confuse, Requiem è un planante volo di synth che chiude armoniosamente il disco. Un lavoro, questo Struttura e Ombre (per informazioni: strutturaeombre@katamail.com), che merita l’attenzione di tutti, in quanto è un buonissimo disco d’esordio che farà ballare la mente, se non anche il corpo, di coloro che decideranno di fargli fare un giro sul proprio stereo. Decidete voi il livello del volume.


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